Capita di entrare in una parrocchia e di sentire dal pulpito una convocazione per la domenica pomeriggio a una marcia della pace, non meglio identificata, organizzata dal decanato. Per che cosa, contro chi, a che scopo? Nessuna spiegazione, come se la pace fosse ormai entrata talmente nel sentire comune dei cristiani da non necessitare di alcun commento.
Eppure la pace è una cosa seria. Per rendersene conto basta sfogliare la ponderosa opera Enchiridion della pace in due volumi per quasi 5000 (cinquemila) pagine, che raccoglie gli interventi del Magistero pontificio da san Pio X a Giovanni Paolo II. La pace è il dono più grande che Dio può fare al cuore dell’uomo perché non esiste possedimento terreno, piacere o successo che possa essere paragonato alla gioia che proviene alla persona dal “sentire” la presenza pacificante di Dio nella propria vita. Ma questa pace, che la creatura godrà pienamente solo in Paradiso grazie alla visione beatifica, nella vita terrena è minacciata dal demonio, che ama turbare soprattutto coloro che si sforzano di fare la volontà di Dio, e dalle conseguenze del peccato originale e attuale.
Per analogia, anche le nazioni possono conoscere la pace, ma non quella perpetua auspicata dal progetto di Kant, utopistica e dunque irrealizzabile. La pace fra le nazioni deve essere richiesta a Dio come dono e costruita giorno per giorno con la diplomazia, la moderazione e la lotta contro i suoi nemici.
Quest’ultimo punto sfugge a molti contemporanei, purtroppo anche a molti cattolici, seppure bene orientati. I quali non si rendono conto che come la pace del singolo è il risultato di una lotta contro il demonio attraverso la preghiera e il dominio di sé, anche la pace nel mondo presuppone la lotta contro i nemici della pace. Una lotta difficile e che necessita di tanto coraggio nei singoli, disposti a sacrificare la loro vita per il bene della comunità, minacciata dall’interno, e in questo caso difesa dalla polizia o dai carabinieri, oppure minacciata dall’esterno, e in questo caso difesa dall’esercito. A livello internazionale, il diritto dei popoli era anticamente garantito dagli imperi, all’interno dei quali popoli diversi coesistevano, mentre oggi la pace dovrebbe essere garantita dall’ONU, purtroppo con i disastrosi risultati che conosciamo. Infine, dopo l’11 settembre 2001, essendo cambiate le caratteristiche della guerra, che è diventata asimmetrica, senza confini, assolutamente imprevedibile anche per la presenza di terroristi suicidi, deve e sta già cambiando il giudizio morale sulla guerra, che non potrà più essere esattamente quello di prima. Ma ciò che interessa qui è aiutare a comprendere che la guerra contro il terrorismo è entrata nella nostra vita anche se, ispirati dal pacifismo e dal nichilismo un po’ vigliacco di chi non ha nulla da difendere, preferiamo molto spesso scrollare le spalle e far finta di non vedere. Eppure il ricordo dei morti civili di Madrid e di Londra, uccisi da bombe terroristiche scoppiate in stazioni ferroviarie o nella metropolitana, dovrebbe averci insegnato qualcosa.
Fra i nemici della pace vi sono senz’altro i pacifisti. Presentando l’Enchiridion della pace, il cardinale Jean-Louis Tauran, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e segretario emerito per i rapporti della Santa Sede con gli Stati, ha scritto: «Verità, libertà, giustizia e diritto. Per i Papi sono queste le colonne sulle quali si fonda la pace. Il loro insegnamento sulla pace è lontano da un pacifismo naif: i cristiani, più che pacifisti, sono “operatori di pace”», anche perché, aggiunge il cardinale, sono consapevoli che l’umanità dopo il peccato originale sarà sempre minacciata dalla violenza e dalla guerra.
La forza, infatti, può diventare l’ultima possibilità per difendere o restaurare la pace. Se Hitler fosse stato disarmato nel 1938 forse non ci sarebbe stata la seconda guerra mondiale, così come una delle cause della caduta del Muro di Berlino, nel 1989, è stata l’installazio-ne dello scudo stellare in Usa che, secondo gli esperti, avrebbe sancito la superiorità militare occidentale per decenni, grazie a un enorme investimento economico nell’ambito militare.
La pace dunque, “tranquillitas ordinis” come diceva sant’Agostino, non deve diventare un’ideologia come vorrebbero i pacifisti, isolandola dall’insieme dei principi senza i quali neppure la pace può sussistere. La Chiesa lo insegna da sempre ma in particolare dal 1968, quando papa Paolo VI ha istituito la giornata della pace dedicandovi, ogni primo dell’anno, un messaggio specifico. Leggendo i titoli dei messaggi ci si rende conto di come si possa parlare di pace solo se contemporaneamente si parla di giustizia, di verità, di ordine, di sicurezza.
Papa Benedetto XVI lo ha ricordato il 9 novembre 2006 rivolgendosi ai vescovi svizzeri. Il suo ragionamento dovrebbe far riflettere proprio i pacifisti: l’attenzione alla pace è stata separata da quella per la difesa della vita innocente e dalla promozione della famiglia; soltanto tenendole unite rimangono o diventano entrambe credibili. Invece così non accade: i cattolici che accompagnano il movimento pacifista tacciono sui temi della famiglia e della vita e la stessa difesa e promozione della pace appare impregnata di un antioccidentalismo e di un antiamericanismo che esprime un odio profondo nei confronti delle radici della propria civiltà, un odio di sé e della propria cultura che il cardinal Joseph Ratzinger aveva denunciato come causa del suicidio morale e demografico dell’Occidente in corso (Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni nel mondo, Cantagalli, 2003).
«Il dovere del rispetto per la dignità di ogni essere umano, nella cui natura si rispecchia l’immagine del Creatore, comporta come conseguenza che della persona non si possa disporre a piacimento. Chi gode di maggiore potere politico, tecnologico, economico, non può avvalersene per violare i diritti degli altri meno fortunati. È infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace. (…) Per quanto concerne il diritto alla vita, è doveroso denunciare lo scempio che di essa si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci so-no le morti silenziose provocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall’eutanasia. Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace?».
(Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2007).
IL TIMONE – N.61 – ANNO IX – Marzo 2007 pag. 58-59