Irrompe anche in Italia il manuale di «istruzioni per l’uso» dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Lo scopo? Imporre l’educazione sessuale a senso unico, a partire dall’asilo
Uno spettro si aggira per l’Europa. È lo spettro del comunismo, così come hanno scritto Marx ed Engels nel loro Manifesto del lontano 1848? No, peggio. È il documento che in una cinquantina di pagine presenta in modo dettagliato gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa. Realizzato dal Centro federale per l’educazione alla salute di Colonia (Germania), per conto dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), si è avvalso del contributo di una ventina di “esperti” (in massima parte donne) di nove Paesi (nessun italiano) di varia formazione (dalla medicina alla psicologia alle scienze sociali); nessun genitore o educatore in quanto tale è stato interpellato, neppure in qualità di consulente. Scopo dichiarato, costituire un preciso «quadro di riferimento per responsabili delle politiche [leggi governi, ndr], autorità scolastiche e sanitarie, specialisti». A quattro anni dalla sua stesura, avvenuta nel 2010 dopo 12 mesi di lavoro, il documento comincia ora ad essere diffuso in modo capillare in 53 Paesi per «colmare una lacuna». L’edizione italiana è stata promossa, finanziata e curata dalla Federazione italiana di Sessuologia clinica (il testo integrale può essere scaricato all’indirizzo internet: www.fissonline.it/pdf/STANDARDOMS.pdf .
Un malcelato indottrinamento
Il linguaggio utilizzato è garbato e asettico, quasi glaciale, con la preoccupazione di fornire a bambine/i e a ragazze/i «informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità». Il metodo scelto è quello olistico (dal greco “olos”, tutto), ossia un approccio interdisciplinare e globale che va di moda. La finalità è ambiziosa: addirittura contribuire a «sviluppare atteggiamenti rispettosi ed aperti che favoriscono la costruzione di società eque». In realtà questi sbandierati “standard”, se analizzati con attenzione, soprattutto nella parte dove si elencano i temi che deve concretamente affrontare l’educazione sessuale a seconda dell’età dei destinatari (sei fasce, dalla nascita a oltre 15 anni), si svelano come il più massiccio tentativo di corruzione di minori che sia mai stato concepito.
Un’esagerazione, frutto di una mentalità retrograda e codina? Non si direbbe, dal momento che in pratica si sdoganano, nell’ordine: la concezione di sesso come pura fonte di piacere e benessere fisico e quindi la separazione definitiva non solo tra sessualità e riproduzione, ma tra sessualità e amore; l’autoerotismo e l’esplorazione della nudità; la diminuzione dell’età delle prime esperienze sessuali; la promiscuità sessuale; l’accettazione pacifica della moltiplicazione di orientamenti sessuali, conseguenza del fatto che l’identità sessuale non è più riconosciuta come dato naturale, biologico, quindi diventa normale l’attrazione per il proprio sesso; la contraccezione generalizzata e il diritto di abortire; la crescente autonomia dalla famiglia d’origine e dai genitori, non più considerati primi educatori; e, infine, l’affrancamento da concezioni culturali e religiose che frenano l’emancipazione sessuale. Ovviamente l’elenco citato non è visto, dagli estensori delle linee-guida per l’erotizzazione del Vecchio continente, come negativo, anzi: per costoro è essenziale incoraggiare i bambini e i giovani ad auto-determinare la propria sessualità con un’«educazione» continua, impartita a scuola da operatori adeguatamente formati, che superi le resistenze basate su concezioni considerate superate della sessualità.
Non c’è più alcuno spazio perciò, in questa sorta di spudorato indottrinamento coatto, di autentico totalitarismo educativo, per tutti gli aspetti più delicati della sessualità umana: scompaiono l’innocenza, l’intimità, il pudore, la discrezione, la scoperta, il mistero dell’incontro con l’altro, la bellezza, il dominio e il dono di sé, la castità. Non c’è quasi più spazio neppure per l’amore, diventato un fardello ingombrante e citato ben poche volte, mai in un contesto di significato. Un disastro.
Preoccupante escalation
Per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando, ecco alcuni esempi di temi che si dovrebbero affrontare nell’educazione sessuale a scuola (dall’asilo in su), raccomandati dall’Oms in base alla fascia di età:
0-4 anni: gioia e piacere nel toccare il proprio corpo; diritto di esplorare la nudità e di essere curioso; autoerotismo infantile precoce; gioco del dottore; diritto di esplorare le identità di genere; diversi tipi di amore.
4-6 anni: raggiungimento di sensazioni di benessere; accettazione delle diversità; amicizia e amore verso persone dello stesso sesso; diverse concezioni di famiglia; miti sulla riproduzione (non si parli più della cicogna!, ndr); sensazioni legate alla sessualità (vicinanza, piacere, eccitazione) come componenti della gamma delle sensazioni umane.
6-9 anni: cambiamenti del corpo, mestruazioni, eiaculazione; idea base della contraccezione; i diversi metodi contraccettivi; acquisizione del concetto che si può influire sulla propria fertilità; rapporti sessuali; amori segreti, primo amore; matrimonio, divorzio, convivenza; riconoscimento e affronto delle differenze.
9-12 anni: organi sessuali e riproduttivi interni ed esterni e loro funzioni; riproduzione e pianificazione familiare; uso corretto di preservativi e contraccettivi; prima esperienza sessuale, orientamento di genere; accettazione, rispetto e comprensione delle diversità nella sessualità e nell’orientamento sessuale; differenze tra identità di genere e sesso biologico; consapevolezza dell’influenza di genere, età, religione, cultura, ecc. sulle relazioni; influenza positiva della sessualità sulla salute e il benessere.
12-15 anni: strutture familiari e cambiamento delle strutture familiari (ad es. famiglie monogenitoriali); senso di responsabilità rispetto alla prevenzione di infezioni sessualmente trasmesse (IST); senso di responsabilità rispetto alla prevenzione di gravidanze indesiderate; riconoscimento e accettazione dei diritti sessuali propri e altrui.
15 anni e oltre: visione critica delle diverse norme culturali/religiose inerenti il corpo umano; cambiamenti nella fertilità legati all’età (gravidanza surrogata, riproduzione medicalmente assistita); assunzione di decisioni informate sulla contraccezione e le gravidanze (indesiderate); scelta consapevole del contraccettivo e uso corretto del contraccettivo prescelto; diritto di abortire; passaggio da possibili sentimenti negativi, dal disgusto e odio verso l’omosessualità all’accettazione e all’apprezzamento per le differenze nel campo della sessualità.
Un “benessere” di matrice pagana
Non stupisca la deriva nichilista ed edonista, in pratica pagana, di un’organizzazione che dovrebbe tutelare la buona condizione fisica delle persone. Sin dalla sua nascita, nel 1948, l’Oms ha infatti rivoluzionato il concetto tradizionale: lo stato di salute non è più definito come semplice assenza di malattia, ma diventa il «completo benessere fisico, mentale e sociale », cambiamento di definizione reso necessario per spalancare le porte alla legalizzazione dell’aborto, grazie all’escamotage del completo benessere fisico, mentale e sociale della madre, dal momento che lo stato fisiologico della gravidanza non si sarebbe certo potuto definire una «malattia » da curare con l’aborto!
Il primo direttore dell’Oms, cui si devono queste idee, il discusso psichiatra canadese Brock Chisholm (1896-1971), vedeva all’origine del diffuso malessere sociale le «velenose certezze» della tradizione giudaico-cristiana e la risoluzione di ogni problema nell’abolizione dei concetti di bene e di male. Per la sociologa tedesca Gabriele Kuby, ex sessantottina convertita al cattolicesimo a 53 anni, l’educazione sessuale obbligatoria impartita nelle scuole nelle modalità descritte fa parte di una più ampia deregolamentazione delle norme sessuali: non solo rende più difficile diventare adulti maturi, cioè capaci di assumersi la responsabilità di essere madri e padri, ma tendenzialmente ha come effetto la distruzione della famiglia, della cultura, della società.
Ricorda
«Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali, sono orientate ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare » [CCC, 2333].
IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 16 – 17
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