Il Timone n. 19 – anno 2002 –
Esistenza di Dio.
Stando alla Sacra Scrittura, ai Padri della Chiesa e al Magistero, ogni uomo può arrivare, pur se con difficoltà, alla certezza intellettuale dell’esistenza di Dio con la forza della ragione. Che Dio esista è dunque verità raggiungibile dalla ragione umana, come insegna il Concilio Vaticano I (Costituzione Dei Filius) e ribadisce il Vaticano II: “Il Sacro Sinodo professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza col lume naturale dell’umana ragione dalle cose create” (Dei Verbum, n. 6). Pochi sanno che il primo Canone approvato dal Concilio Vaticano I sanzionava la pena della scomunica per coloro che negavano alla ragione umana la capacità di arrivare alla certezza che Dio esiste.
Si dice che il sacramento della Confessione sia in crisi. I giovani e i bambini, ma anche molti adulti, non sembrano più ricordare – forse nessuno lo ha .Ioro insegnato – quante e quali siano le cose necessarie per fare una buona confessione. Ce le ricorda il mai troppo elogiato, per chiarezza e capacità sintetica, Catechismo di san Pio X il quale, al n. 358, afferma: “Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: 1 ° l’esame di coscienza; 2° il dolore dei peccati; 3° il proponimento di non commetterne più; 4° l’accusa dei peccati; 5° la . soddisfazione o penitenza. Tutto qui. Il linguaggio sarà pure da aggiornare, ammettiamolo, ma la verità del contenuto resta per sempre.
Frammenti e Vangeli.
Il passato ci ha consegnato circa 5.000 manoscritti, talvolta minuscoli frammenti, talaltra assai estesi, che riportano brani del Nuovo Testamento.
Risalgono ad epoche assai vicine alla vita di Gesù, e questo fatto gioca a favore della credibilità storica dell’evento cristiano. Si pensi, per fare un esempio, che un frammento papiraceo, il 7Q5, scoperto a Qumran, identificato con il Vangelo di san Marco (6, 52-53) è stato datato al 50 d.C., solo vent’anni dalla morte del Signore. Se calcoliamo l’intervallo di tempo esistente tra la stesura del testo originale e le copie che a noi sono pervenute, dobbiamo dire che il testo biblico si trova in una condizione unica rispetto alla letteratura classica.
Infatti, la distanza di tempo che intercorre tra il testo originale dell’opera di Omero (forse IX secolo a.c.) e il manoscritto ad essa più vicino giunto fino a noi è di 2000 anni. Per i poeti greci Euripide e Sofocle, l’intervallo è rispettivamente di 1600 e 1400 anni. Per Platone gli anni sono 1300 e aggiungiamo che le campagne descritte da Giulio Cesare nel De bello gallico sono testimoniate da pochissimi manoscritti distanti dall’originale (andato perduto) ben 8/9 secoli.
Raccolgo questi dati Giovanni Giavini, intitolato” Verso la Bibbia”, pubblicato dall’Ufficio Catechistico Diocesano Milanese più di vent’anni fa.
Voltaire.
Francois Marie Arouet, che tutti conosciamo con lo pseudonimo di Voltaire, gode dello status di campione del pensiero illuminista, di propugnatore della tolleranza politica e religiosa, di tenace oppositore della superstizione e del fanatismo che, a suo dire, erano incarnati massimamente dalla religione cattolica. Così, acriticamente, imparano i nostri giovani a scuola. Si dimentica però che il “tollerante” Voltaire fu maestro di antisemitismo feroce, di odio antiebraico, di disprezzo per quel mondo dal quale era uscito Colui che più di tutti odiava: Gesù Cristo. Nel suo Dizionario filosofico, che, ci ricorda Messori, viene ancora oggi considerato “una sorta di Bibbia dell’umanità” (Pensare la storia, p. 233), riferendosi agli ebrei, Voltaire scriveva: “popolo ignorante e barbaro, che unisce la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione e all’odio incrollabile per tutti i popoli che li tollerano e li fanno arricchire”. Non solo: il popolo giudeo era “il più abominevole popolo del mondo”. Morale: quando si cercano le origini dell’antisemitismo nazionalsocialista, si guardi un po’ in casa dei maestri dell’illuminismo.
Inquisizione.
Sul finire del XVIII secolo, Pablo de Olavide (1725-1804), un politico illuminista, venne condannato dal tribunale dell’Inquisizione spagnola alla prigione” irremissibile”, cioè, dicono gli storici, a otto anni di carcere.
A causa delle sue precarie condizioni di salute, gli fu permesso di trascorrere la detenzione in convento e non in carcere. Giunto in convento, il de Olavide fece presente di aver bisogno di cure termali.
Subito accontentato, fu mandato alla terme in Castiglia.
Poiché le cure non sortivano benefici, chiese di essere inviato alle terme di Catalogna e la “terribile” Inquisizione spagnola lo accontentò.
La nuova stazione termale distava poco dal confine francese e il de Olavide poté facilmente oltrepassarlo, rifugiandosi nella patria della Rivoluzione francese, dove le idee illuministe trionfavano e dove venne accolto come martire dell’Inquisizione. Ma in Francia ebbe modo di conoscere il terrore rivoluzionario e confrontarlo con i metodi dell’Inquisizione spagnola.
Non ebbe dubbi: da illuminista che era si fece cattolico e finì la sua vita scrivendo testi in difesa della Chiesa.
TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 21