Il Timone n. 28 – anno 2003 –
Un Principe pagano?
Filippo duca di Edimburgo, Principe Consorte di Gran Bretagna (è il marito della Regina d’Inghilterra), dignitario massonico di altissimo livello, fondatore del WWF, noto anche per aver dichiarato che avrebbe voluto reincarnarsi in un virus letale per sterminare il maggior numero possibile di persone e contribuire in tal modo alla riduzione della popolazione mondiale, tenne una conferenza, in qualità di presidente del WWF, al National Press Club di Washington, nel 1988.
Parlando del rapporto tra ecologia e religioni, il Principe Filippo dichiarò che per risolvere il problema ecologico a livello mondiale bisognava tornare al paganesimo e dimenticare il Cristianesimo.
Cristianesimo colpevole, ovviamente, di tutti i mali del mondo.
Che dire? È proprio vero che quei cattolici che si aggregano a certi carri “verdi” magari tirando in ballo l’incolpevole san Francesco non immaginano nemmeno lontanamente chi ci sia dietro a certe organizzazioni ecologiste.
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Il caso Galileo.
Le accuse rivolte alla Chiesa cattolica per il caso Galileo furono montate ad arte prima dal liberalismo borghese e poi dal marxismo. Per decenni, intere generazioni di progressisti si sono commosse e indignate assistendo alla Vita di Galileo del drammaturgo Bertold Brecht.
Le accuse di avere avversato il progresso della scienza e della libertà, rivolte alla Chiesa, si sprecavano, e tali sono rimaste nell’immaginario collettivo e in molti testi scolastici. Ma, chiediamoci, da quali pulpiti provengono queste accuse? Da quali campioni della libertà e dei diritti umani? Stiamoal suddetto drammaturgo. Non tutti sanno che Bertold Brecht ricevette il Premio Stalin proprio dallemani insanguinate di quel dittatore assassino, a Mosca, e che “la versione definitiva del dramma siastata recitata, nel 1957, in quella capitale dei diritti umani e della libertà di pensiero che era Berlinoest” (V. Messori, Qualche ragione per credere). È bene essere chiari: da questi signori non abbiamonulla da imparare.
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Perdono.
Walter Tavonl non aveva ancora vent’anni quando, nei mesi della guerra civile, si arruolò nella Repubblica Sociale. Il 19 aprile del 1945 fu arrestato dai partigiani comunisti di Mirandola, nel modenese. Venne dapprima torturato con ferri arroventati sul fuoco, poi crocifisso con quattro grossi chiodi al portone di una cascina (il cui proprietario, che faceva parte del gruppo dei partigiani “rossi”, si suicidò poco dopo, pare, sopraffatto dai rimorsi).
Dopo la crocifissione, i comunisti gli spararono nove colpi di mitra in parti non vitali, stando attenti a non farlo morire. Cinque ore dopo, il ragazzo spirò. La sorella di Walter Tavoni, passati quarantacinque anni dall’accaduto, ebbe il coraggio d denunciare il fatto. AI ritorno da un viaggio in Terra Santa, dove nell’orto del Getsemani aveva pregato quel Gesù che era stato crocifisso come il fratello, ebbe la forza di perdonare i trenta partigiani che avevano massacrato Walter.
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Miracolo.
Il 5 agosto dell’anno 1678, un bambino di nome Scipione, di soli due anni e mezzo, figlio dei coniugi Salvatore D’Arleo e Giulia di Giura, cadde da una rupe alta più di sedici metri, nella cittadina di Castronuovo, nei dintorni di Napoli. Morì all’istante, avendo riportato la frattura della settima vertebra cervicale e del collo, oltre alla fronte schiacciata. Disperata, la madre volle deporre il corpo inanimato del fanciullo sull’altare della cappella che era stata eretta In onore di Andrea Avellino, beatificato nel 1624 e poi canonizzato nel 1712.
Andrea Avellino era stato membro della congregazione dei chierici regolari teatini e veniva invocato come patrono contro le morti improvvise.
Improvvisamente, al bambino fu ridonata la vita e contemporaneamente furono guarite tutte le gravi lesioni che aveva riportato al capo.
Tra le deposizioni dei testimoni dello straordinario miracolo, oltre a quelle del medico che ne aveva constatato la morte e della madre del piccolo, anche quella del notaio Antonelli de Luca, testimone oculare del fatto.
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Cattolici ed ebrei.
Sono innumerevoli i fatti storicamente documentati che testimoniano la solidarietà della Chiesa e dei cattolici verso gli ebrei, perseguitati dal regime nazionalsocialista, in ciascuno dei paesi dove questo si affermava. In Polonia, per esempio, il quartiere generale della resistenza ebraica durante l’occupazione nazista fu ospitato, con gravissimo pericolo dei religiosi, nel Carmelo di Varsavia, al n. 27 di via Wolska. Più di un milione di cattolici polacchi si impegnarono a livelli diversi nell’organizzazione clandestina Zegota, creata per aiutare gli ebrei.
Il prezzo pagato per questa decisione fu molto alto: milletrecento pagarono con la morte questo impegno. Il governo di Israele ha riconosciuto questa straordinaria opera dei polacchi in favore degli ebrei perseguitati concedendo a 3.000 cattolici il titolo di “giusto” e piantando un albero in loro onore.
E c’è chi ancora si ostina a inventarsi presunte complicità della Chiesa con il regime nazionalsocialista.
IL TIMONE N. 28 – ANNO V – Novembre/Dicembre 2003 – pag. 21