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12.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

 

Il Timone n. 32 – anno 2004 –

 

Nazisti ed ebrei battezzati

Durante la seconda guerra mondiale, nei Paesi Bassi si trovava un numero di ebrei battezzati cattolici maggiore che in tutto il resto d’Europa. La persecuzione nazionalsocialista colpì in un primo tempo soltanto gli ebrei olandesi, mentre quelli battezzati non vennero importunati. Nel luglio del 1942 la Chiesa cattolica, in un telegramma al ReichsKommisar tedesco, protestò contro la deportazione degli ebrei e minacciò di renderla di pubblico dominio se non fosse cessata. I nazisti fecero sapere che se le Chiese cessavano le loro proteste, essi avrebbero risparmiato gli ebrei battezzati, assimilati fino a quel momento ai cristiani. La Chiesa riformata diede il suo assenso, mentre l’arcivescovo cattolico di Utrecht rifiutò e condannò apertamente la persecuzione.
La risposta fu immediata: tutti gli ebrei battezzati nella Chiesa cattolica (ed Edith Stein, carmelitana, era tra loro) furono deportati
ad Auschwitz, mentre quelli battezzati nella comunità protestante non furono toccati.

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Nazismo e maoismo a confronto

Padre Robert Juigner, della Società Parigina per le Missioni Estere, ebbe la singolare esperienza di essere incarcerato prima in un campo di concentramento nazista, poi, nel 1952, quando aveva soltanto trentaquattro anni, nelle prigioni comuniste della Cina di Mao Zedong. Qui il giovane prete fu sottoposto ad un pesante lavaggio del cervello per convincerlo della verità del comunismo.
Ogni giorno si doveva sottoporre a quattro ore di istruzione marxista leninista e alla sera, per due ore, insieme ai suoi compagni era costretto a “confessare” i suoi errori passati e ad autoaccusarsi di vari crimini. Visto che non cedeva, gli misero in cella un lebbroso. I compagni di prigionia inorridirono, padre Juigner invece lo trattò con gentilezza e cercò di confortarlo. Alla fine, lo espulsero dalla Cina. Prima, padre Juigner dichiarò alle autorità cinesi: “Sono stato diciotto mesi nelle mani dei nazisti, ma non mi hanno mai trattato così, e soprattutto non hanno mai cercato di farmi credere nel nazismo. Voi invece volete condurci tutti al comunismo”.
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Incendio di amore

Uno dei fenomeni mistici straordinari è conosciuto con il nome di “incendi di amore”. È un fatto, comprovato nella vita di alcuni santi, che la violenza dell’amore verso Dio si manifesta alle volte all’esterno sotto forma di fuoco che riscalda e brucia persino materialmente la carne e le vesti vicine al cuore. Il cuore di S. Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, ardeva talmente nel fuoco dell’amore divino che più di una volta la sua tonaca di lana apparve completamente bruciata dalla parte del cuore. Il beato Nicola Factor, francescano, incapace di sopportare il fuoco che ardeva nel suo cuore, si gettò in una vasca di acqua gelata in pieno inverno. Consta dal processo di beatificazione che l’acqua subito si riscaldò.
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I protestanti e il Rabbino


Dopo la conversione alla Chiesa cattolica, ufficializzata con il battesimo nell’anno 1945, il rabbino capo di Roma Israel Zolli, che prese il nome di Eugenio, fu avvicinato da alcuni protestanti che gli offrirono ingenti somme di denaro se, con il suo studio sulla Sacra Scrittura, fosse riuscito a trovare una giustificazione contro il Primato di Pietro. Zolli rifiutò. Alla domanda: «Perché non ha aderito a una della chiese protestanti?», Zolli rispondeva: «Non voglio mettere in imbarazzo nessuno chiedendogli: “Perché avete aspettato millecinquecento anni prima di protestare?”. La Chiesa cattolica fu riconosciuta nel mondo cristiano come la vera Chiesa di Cristo per quindici secoli consecutivi. E nessuno può fermarsi alla fine di questi 1500 anni e dire, solo allora, che la Chiesa cattolica non è la Chiesa di Cristo, senza mettersi in un serio imbarazzo. Posso ammettere l’autenticità di una sola Chiesa, quella annunciata a tutte le creature dai miei stessi antenati, i dodici apostoli che, come me, sono usciti dalla Sinagoga». Si legga il bel libro di Judith Cabaud, Il Rabbino che si arrese a Cristo (San Paolo 2002, p. 97).

 

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Risuscitato

Nell’anno 1686, il beato padre Marco D’Aviano predica il Quaresimale a Schio. Accorrono ad ascoltarlo, come al solito, folle oceaniche.
Un certo Giovanni Zora d’Arcignano porta a Schio il cadavere di un suo bambino, già sepolto da 15 giorni. Supplica Padre Marco di ridargli quel tanto di vita che basta perché venga battezzato. Padre Marco lo benedice e ordina che sia portato innanzi
all’immagine dell’Immacolata. Appena posto sulla predella dell’altare il cadaverino apre le braccia, muove la lingua, spalanca gli occhi, piange. Il Parroco, don Vincenzo Zamboni, lo battezza tremante e gli impone il nome di Giovanni. Poco dopo il piccolo chiude di nuovo gli occhi per sempre. L’atto di Battesimo del bambino morto-risuscitato, si conserva integrale e viene riportato nel bel libro di Marcello Bellina, Fratello Marco compì miracoli senza numero (Edizioni Segno, 20033, pp. 96-97).

IL TIMONE – N. 32 – ANNO VI – Aprile 2004 – pag. 25
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