Il Timone n. 48 – anno 2005 –
PRIMATO DI PIETRO
L’idea che il Primato di Pietro, come lo confessa la Chiesa cattolica che fa capo al vescovo di Roma, sia emersa nella storia della Chiesa solo a partire dal secondo millennio, dopo la scissione dell’Oriente dalla vera Chiesa, trova smentite nella storia. Una è fornita da papa Giulio I, che nell’anno 341 scrisse ai vescovi antiocheni per difendere il coraggioso vescovo Atanasio. Nella lettera, Giulio I reclama come suo diritto quello di essere interpellato per dirimere le contese tra vescovi e menziona una consuetudine, dunque una norma comportamentale assai antica, secondo la quale prima di prendere decisioni bisogna scrivere a Roma e solo dopo si decide il da farsi.
IL GIOVANE MARX
Di origine ebraica, Karl Marx fu battezzato nella religione cristiana e a scuola fu allievo brillante nelle composizioni a carattere religioso.
Scriveva in un tema: «L’unione con Cristo dona elevazione interiore, conforto nel dolore, tranquilla certezza e cuore aperto all’amore del prossimo, a ogni cosa nobile e grande, non già per ambizione né brama di gloria, ma solo per amore di Cristo». Nel 1841 l’incontro con Moses Hess e la sua conversione al socialismo. Ma prima di tale incontro una misteriosa malattia lo portò sull’orlo della morte e ciò provocò un cambiamento. Ripresosi, alle scuole superiori si diede alla poesia a sfondo satanico. Nell’invocazione di un disperato scriveva: «Voglio costruirmi un trono nelle alture / la sua sommità sarà glaciale e gigantesca / avrà per baluardo un terrore superstizioso / per maresciallo la più tetra agonia». Altri illuminanti esempi nel bel libro I mostri della ragione/2 (Ares), di Rino Cammilleri, che commenta un inquietante libretto del protestante Wumbrandt Mio caro diavolo. Ipotesi demonologiche su Marx e il marxismo (San Paolo 1979).
LE BUGIE DI DAN BROWN
Per sostenere la credibilità storica di quanto ha scritto in Il Codice da Vinci, Dan Brown porta come prove storiche le «pergamene note come Les Dossiers Secrets» che sarebbero state scoperte nel 1975 presso la Bibliothèque Nazionale di Parigi». Queste prove sono una colossale bugia. Infatti, Les Dossier Secrets furono depositati in quella Biblioteca nel 1967 e non sono pergamene ma testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene. Ma il bello è che sia queste pergamene, sia Les Dossier Secrets sono documenti falsi, letteralmente falsi, compilati nello stesso 1967, e le persone coinvolte nell’opera di falsificazione lo hanno ammesso. Di tale ammissione esiste ampia documentazione, rivela lo studioso Massimo Introvigne, nel suo recente “Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle due società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e demoni”. Da leggere per scoprire tante altre incredibili falsità sulle quali si regge un libro anticattolico che ha venduto milioni di copie.
MARTIRI
Il 13 maggio 1799, un drappello di una ventina di soldati, facente parte dell’esercito rivoluzionario francese messo in fuga dall’avanzata dell’eroico cardinale Fabrizo Ruffo, irruppe nell’antica abbazia di Casamari (FR). Benevolmente accolti e rifocillati, per tutta risposta si diedero al saccheggio del monastero. Alcuni monaci fuggirono, altri si nascosero, altri furono presi.
La violenta incursione durò tre giorni. Più volte le Ostie consacrate furono profanate, il tabernacolo distrutto, la mobilia, anche della chiesa, devastata. Padre Simeone Cardon, che sostituiva l’abate assente in quei giorni, fu trafitto da colpi di sciabola e di baionetta.
Tentò di parare i colpi con le braccia ma, ferito gravemente, morì dopo una notte di sofferenza perdonando gli assassini. La stessa sorte subirono altri cinque monaci, vittime della furia anticristiana dei rivoluzionari francesi. Il tragico, ma edificante per la fede, racconto di questi e di altri fatti si trova nel bel volume “Santi del quotidiano. Profili di monaci cistercensi”, scritto da vari autori (Edizioni Casamari).
L’ORIGINE DEL COTTOLENGO
L’episodio che cambiò la vita di Giuseppe Cottolengo fu l’incontro con la morte di una giovane donna ammalata, Maria Gonnet, madre di tre bambini, il più grande dei quali aveva sette anni, e incinta al sesto mese di un quarto. Giunta a Torino con marito e figli nel 1827, tappa di un viaggio che la doveva portare in Francia, mentre era in albergo cadde ammalata gravemente, ma venne respinta da diversi ospedali della città che si rifiutarono di accettarla.
Al capezzale della sventurata fu chiamato un sacerdote, che la accompagnò ad una buona morte. Ma il fatto lasciò grande impressione e il prete fece il proposito di avere sempre pronti alcuni letti da utilizzarsi per ricoverarvi persone che ne avevano urgenza. Quel sacerdote era don Giuseppe Cottolengo.
Cominciò così quella straordinaria impresa caritativa che non ha eguali. Si legga la bella biografia di Giovanna Bergoglio, Giuseppe Benedetto Cottolengo. L’avventura della carità (Edizioni del Capricorno).
IL TIMONE – N. 48 – ANNO VII – Dicembre 2005 – pag. 25