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3.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

 

Il Timone n. 49 – anno 2006 – 

 

 


FILOSOFO EX ATEO

 

Leggendario esponente dell’ateismo filosofico, l’accademico Anthony Flew per anni ha contrapposto la razionalità alla fede in Dio, negando ogni possibilità del soprannaturale. Giunto all’età di 81 anni, ci ricorda Antonio Socci in un articolo pubblicato nel 2004, ha ribaltato tutto: «Tutta la mia vita è stata guidata dal principio del Socrate platonico: segui le prove, dovunque ti conducano». Ebbene, proprio le ricerche dei biologi gli hanno mostrato una tale straordinaria complessità nell’organizzazione della vita che è impossibile, diceva il filosofo ex ateo, non riconoscere un’intelligenza superiore. Dunque, non è razionalmente possibile negare l’esistenza di Dio dopo avere osservato la strabiliante struttura della vita. La ragione si fa strada e, se libera da pregiudizi, conduce inevitabilmente l’uomo a Dio.

MORIRE DA CRISTIANI

 

«Gesù e Maria. Noi siamo tutti rassegnati ad essere fucilati; addio. Ci ritroveremo nella valle di Giosafat; pregate per tutti noi». Vergate queste belle parole su un foglietto di carta, e abbracciati uno dopo l’altro tutti i suoi compagni, cominciò a pregare nella sua lingua, ma venne bruscamente interrotto dalle pallottole del plotone di esecuzione. Era l’8 dicembre 1861. Morì così Josè Borges, generale legittimista spagnolo, sbarcato in Calabria il 13 settembre dello stesso anno assumendosi il compito di coordinare i gruppi della guerriglia e di formare un vero e proprio esercito per riconquistare il Regno delle Due Sicilie invaso dai Piemontesi e restituirlo al legittimo sovrano, Francesco II. Ora il diario di guerra di Borges è meritoriamente pubblicato con il titolo “Con Dio e per il Re” dalle edizioni Controcorrente, con una introduzione di Francesco Mario Agnoli, ben noto ai lettori del Timone.

SICILIA, TERRA DI MARIA

 

Apprendiamo da un interessante fascicolo firmato da Diego Torre, L’Immacolata e la storia. Appunti, edito dalla Milizia dell’Immacolata di Maria – Sicilia, che nell’isola vi furono molte, e assai ben documentate, apparizioni della Vergine Maria. Molte si ebbero in occasioni di scontri militari, per difendere i siciliani da invasioni dei mussulmani. Specialmente nell’XI secolo e specialmente a fianco di Ruggero I d’Altavilla, che, riconoscente, fece erigere diversi santuari in onore della Vergine Maria. Pure nel 1967 si registrarono apparizioni nel castello di Cefalù Diana (PA), ripetute anche dinanzi a dieci “compagni” della locale Camera del Lavoro, recatisi sul posto per smascherare “il trucco clericale”. Otto di loro videro l’Addolorata, e lo dichiararono sotto giuramento. Gli stessi, convertiti alla fede cattolica, furono tra i promotori più zelanti della costruzione del santuario dell’Addolorata oggi esistente ai piedi del castello, realizzato in meno di un anno.

 

SAN TOMMASO

 

Un giorno venne posto a san Tommaso un difficile quesito circa il mistero dell’Eucaristia. Scritta la risposta su di un quaderno, il dottore angelico volle sottoporla all’attenzione del Signore. Si recò in chiesa e pose il quaderno dinanzi al crocifisso. Fra Reginaldo e altri lo stavano a guardare. Dopo aver pregato intensamente, fu visto Gesù Cristo innalzarsi dinanzi a Tommaso, sul quaderno, e dirgli: «Bene hai scritto di questo Sacramento del mio Corpo e bene secondo verità hai risolto la questione che ti è stata proposta, per quanto sia possibile a uomo intendere e definire queste cose fin che si trova sulla terra». Tommaso, colmo di fervore e di felicità, restò assorto in preghiera e fu visto dai presenti innalzarsi da terra circa un cubito, proteso dallo slancio contemplativo e attratto dalla divina conoscenza. Si legga il bel volume di Sergio Meloni e Istituto San Clemente I Papa e Martire, I miracoli eucaristici e le radici cristiane dell’Europa (Edizioni Studio Domenicano).

 

CULTO MARIANO

 

Nelle catacombe di Priscilla, sulla via Salaria a Roma, possiamo osservare un epitaffio posto davanti al loculo di un defunto di nome Vericundus. Il nome è tracciato su due tegole unite tra loro, che chiudono il loculo. Sulla calce che unisce le due tegole spicca, dipinta probabilmente dalla stessa mano che tracciò il nome del defunto, una “M” che, secondo la grande, compianta studiosa Margherita Guarducci, rappresenta Maria. Il nome di Maria veniva inserito nel nome di Vericundus per augurare al defunto la protezione della Vergine Maria nel mondo ultraterreno, nell’al di là. Proprio questo epitaffio, che risale al II secolo d.C., dimostra come fin dai tempi della Chiesa antica i veri cristiani – esattamente come facciamo oggi noi cattolici – affidavano anche a Maria l’anima dei loro cari scomparsi. Una prova di un culto antico, cominciato ben prima del Concilio di Efeso del 431 nel quale si manifestò la comune fede della Chiesa nella divina Maternità di Maria e al quale molti, errando, fanno risalire l’inizio del culto mariano.

IL TIMONE – N. 49 – ANNO VIII – Gennaio 2006 – pag. 25

 

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