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15.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

 

Il Timone n. 53 – anno 2006 –


MARTIRI DI OTRANTO
La mattina del 29 luglio 1480, sul mare di Otranto comparvero oltre 150 navi con 18.000 turchi a bordo, comandati dal pascià Agomaht. Dopo quindici giorni, fu aperta una breccia nelle mura e i turchi dilagarono. Fu un massacro. I sopravvissuti si barricarono nella cattedrale, con l’arcivescovo Stefano. Sfondate le porte, i Turchi entrarono in chiesa e trovarono Stefano seduto sul suo trono. Gli tagliarono la testa e si abbandonarono al saccheggio. Il 13 agosto, il pascià volle vedere gli ottocento schiavi catturati, promettendo loro salva la vita se avessero abbandonato la fede. Rispose per tutti il sarto Antonio Primaldo, dicendo che erano pronti a morire per Cristo. Gli altri concordarono unanimi e convinti. La mattina dopo furono tutti decapitati. Miracolosamente, il corpo senza testa di Primaldo rimase in piedi e non ci fu modo di atterrarlo finché l’ultima esecuzione fu compiuta. Uno dei carnefici, visto il prodigio, si convertì e cominciò a professarsi cristiano. Venne immediatamente impalato e ucciso. Si legga il bel libro di Rino Cammilleri, I santi militari (Estrella De Oriente).

NOVITA’ RIVOLUZIONARIA
Nell’ottobre del 1793 fu approvata in Francia la «legge sui sospetti» che comminava la pena di morte – senza diritto alla difesa – a chiunque fosse «sospettato di intenzioni ostili verso la Liberta» (così la chiamavano). Un vero e proprio processo alle intenzioni, fino allora sconosciuto. Il decreto del Comune di Parigi del 10 ottobre 1793 ampliava la nozione di “sospetto” introducendo l’indifferentismo. Così, degni di morte erano non solo coloro che avevano avversato la Rivoluzione, ma anche quelli che non si erano impegnati per essa e che, indifferenti, non avevano manifestato una qualche forma di entusiasmo.
Mai, nel passato, si era vista una aberrazione del genere.

LE FOSSE DI KATYN
Nel biennio 1939-1940, la polizia segreta sovietica assassinò decine di migliaia di prigionieri polacchi, in prevalenza ufficiali, che si erano rifiutati di aderire all’ideologia comunista. I resti di 4.321 di loro furono scoperti nel 1943 dalle truppe tedesche in ritirata nella foresta di Katyn, vicino a Smolensk, in Russia. I tedeschi attribuirono la responsabilità ai sovietici, mostrando i cadaveri a giornalisti di varie nazionalità, ma i sovietici negarono la colpa. Gli Stati Uniti, alleati a quel tempo dei sovietici, credettero alla versione fornita dai comunisti e il presidente americano Roosevelt proibì la pubblicazione di documenti che attestavano le vere responsabilità. Nel 1989, una commissione mista di storici polacchi e russi confermò
le responsabilità del massacro: erano stati i comunisti sovietici. Una pagina dedicata al massacro di Katyn si trova nel bel libro per la scuola secondaria di primo grado scritto da Roberto de Mattei, Enrico Nistri, Massimo Viglione, Alle radici del domani. L’Ottocento e il Novecento (AGEDI).

GLI OCCHI DI MARIA
Mentre le truppe di Napoleone Bonaparte invadevano lo Stato Pontificio, a Roma, a partire dal 9 luglio 1796, più di cento immagini, in gran parte mariane, si “animarono”, muovendo gli occhi, mutando colore e talvolta persino l’espressione.
Nella capitale pontificia, la serie di eventi miracolosi partì dalla Madonna dell’Archetto, così chiamata perché stava su un piccolo arco che univa due edifici. Testimoni oculari dell’evento, fra molti altri, anche il Maestro di Cappella Antonio Ambrosiani e il marchese Paolo Del Bufalo, una delle personalità romane più in vista. Secondo le fonti storiche, ricordate nell’ottimo volume Gli occhi di Maria (Rizzoli) scritto da Rino Cammilleri e Vittorio Messori, dinanzi a quella immagine si recò un giorno una donna che recava in braccio la figlia sedicenne, storpia dalla nascita. Sotto gli occhi di molti testimoni, la ragazza guarì istantaneamente, come attesta la relazione giurata del parroco della Minerva.

CONVERTITO
«Nessuno può fare cose peggiori di quelle che ho fatto io. Ora sono semplicemente nelle mani di Dio». Queste le parole pronunciate nella cattedrale di san Patrizio, a New York, il 9 dicembre del 1996, dal dottor Bernard Nathanson, che quel giorno riceveva il battesimo dopo essersi convertito alla fede cattolica. Considerato il “re dell’aborto”, egli aveva diretto a New York la clinica abortista più grande del mondo, nella quale, sotto la sua direzione, furono abortiti oltre 70.000 esseri umani. Arrivò perfino a praticare l’aborto di suo figlio, convincendo la donna che aveva messo incinta a sopprimere la vita che portava in grembo. Nato in una famiglia ebrea, aveva perduto ogni credo religioso ed era diventato praticamente ateo. Un giorno visionò un filmato che lo riprendeva mentre faceva abortire una paziente. Ne rimase sconvolto. La sua vita cambiò e cominciò a pensare a Dio. Si convertì al cattolicesimo e oggi è uno strenuo difensore della vita. Storie di altri convertiti si trovano nel bel libro Ritorno a casa. Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica, scritto da P. Angel Peña (Edizioni Villadiseriane).

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 25

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