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14.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

Il Timone n. 55 – anno 2006 –

 

SCIENZA E FEDE/1
Stando al sociologo Rodney Stark, non è vero che i grandi scienziati vissuti nell’epoca in cui è nata la scienza moderna fossero principalmente liberi pensatori scettici o protestanti anticattolici. Studiando le biografie di cinquantadue scienziati attivi tra il 1543 e il 1680 (l’epoca d’oro della scienza moderna nascente) Stark ha contato venticinque cattolici, venticinque protestanti e solo due liberi pensatori. Non è neppure vero che quegli scienziati dovevano fingersi religiosi per evitare persecuzioni; al contrario, lo studio della loro vita privata mostra che il 61,7% di essi erano «devoti», documenti personali quali lettere e diari ne provano una religiosità che andava al di là della semplice pratica «convenzionale».
Questo rimane vero anche nel Settecento e nell’Ottocento. Si legga il bel libro di Massimo Introvigne, Il dramma dell’Europa senza Cristo (Sugarco, 2006) dal quale abbiamo tratto questa notizia, quella che segue e quella a fianco.
SCIENZA E FEDE/2
Nel suo For the glory of God, Rodney Stak dimostra che la scienza nel senso moderno del termine può nascere solo in determinate condizioni religiose: solo una cultura persuasa che il mondo sia stato creato da un Dio personale benevolo, e non capriccioso, le cui leggi sono immutabili, sarà spinta a cercare di scoprire queste leggi. E la dottrina che insegna l’esistenza di un Dio-Persona, che crea per amore e secondo un suo progetto intelligibile, è tipicamente quella del cristianesimo. Così, nonostante un’avanzata tecnologia, la scienza non poteva nascere in Cina, dove manca tuttora la nozione di un Dio personale, e si spegne nel mondo islamico quando la teologia prevalente comincia a insegnare che Dio è imprevedibile e non opera tramite leggi costanti, così che condanna tutti i tentativi di formulare leggi della natura come bestemmie che negano la libertà di azione di Allah.

MIRACOLO EUCARISTICO
La Beata Imelda Lambertini, nata a Bologna intorno al 1320, entrò in convento dalle suore Domenicane di Val di Pietra, vicino a Bologna, all’età di nove anni. Mostrò subito un grande amore per Gesù Eucaristia, ma il cappellano le ricordava che la Santa Comunione si poteva ricevere solo all’età di 14 anni. Imelda non si rassegnava. Il 12 maggio 1933, vigilia dell’Ascensione, si recò alla Messa e si presentò per ricevere la Comunione. Il sacerdote la ignorò completamente ma il Signore volle esaudire il desiderio della piccola Imelda. Un’Ostia raggiante si alzò in volo, fermandosi davanti alla piccola.
Ricevuto il Corpo di Cristo, la sua candida anima volò in Cielo. La Beata Imelda è la patrona delle Prime Comunioni.
Si legga il bel volume I Miracoli Eucaristici e le radici cristiane dell’Europa (Edizioni Studio Domenicano, 2005).

SCHIAVITU’
Con la conquista del Nuovo Mondo le potenze coloniali iniziano ad acquistare schiavi da mercanti musulmani africani e a importarli nelle Americhe. La reazione pontificia è durissima: il papa Paolo III (1468-1549) dichiara Satana il padre della schiavitù e ne vieta la pratica. Le condanne pontificie sono reiterate, ma spesso non osservate. Tuttavia, osserva Rodney Stark, la pressione della Santa Sede porta almeno all’emanazione nel XVIII secolo di codici sul modo di trattare gli schiavi, come il Code Noir francese e il Código Negro Español, che Stark compara utilmente con il coevo Code of Barbados inglese, adottato in tutti i Caraibi britannici. Le leggi francesi e spagnole dichiarano gli schiavi persone umane con un’anima immortale che devono essere battezzate, catechizzate, fatte sposare con rito cattolico, e non separate dal coniuge o dai figli piccoli; invece il Code of Barbados equipara giuridicamente lo schiavo a un capo di bestiame. Inoltre, mentre il Code of Barbados non prevede vacanze, il Código Negro Español sommando domeniche e feste religiose di ogni genere, garantisce agli schiavi 87 giorni di riposo l’anno.

CHIESA, EBREI E TOLLERANZA
Non sempre l’atteggiamento dei sommi pontefici nei confronti dei seguaci della religione giudaica fu di intolleranza.
Anzi, si contano diversi casi di benevola attenzione, anche in epoche lontane. Una volta papa Gregorio I Magno, successore di Pietro tra il 590 e il 604, fu interpellato da alcuni giudei che abitavano a Napoli perché veniva loro impedito di celebrare le loro feste. Il Papa rispose scrivendo al vescovo Pascasio di Napoli la lettera Quia sincera (datata novembre 602) nella quale si poteva leggere: «Che cosa porta di utilità impedire un’antica usanza, se ciò a loro [ai giudei, ndr] non giova nulla per la fede e la conversione?… si deve piuttosto agire in modo che, provocati dalla ragione e dalla mansuetudine, [i giudei, ndr] vogliano seguirci, non fuggire». Concludeva papa Gregorio Magno: «… la tua fraternità, per quanto con l’aiuto di Dio potrà, li sproni con moniti alla conversione e non permetta che vengano di nuovo disturbati per via delle loro festività…».

IL TIMONE – N. 55 – ANNO VIII – Luglio/Agosto 2006 – pag. 25

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