Il Timone n. 60 – anno 2007 –
CAVOUR SVENDE L'ITALIA
Cavour e Napoleone III si incontrarono nel luglio 1858 nella stazione termale di Plombières (Francia sud-occidentale) dove sottoscrissero i Patti di Plombières, che prevedevano la guerra all’Austria e un nuovo assetto politico dell’Italia. Il Lombardo-Veneto sarebbe stato annesso al Regno di Sardegna: il Regno delle Due Sicilie sarebbe stato sottratto ai Borbone e affidato a Luciano Murat, figlio di Gioacchino e quindi nipote di Napoleone III; gli Stati dell’Italia centrale sarebbero anch’essi stati tolti ai legittimi sovrani e affidati a un altro cugino di Napoleone (Girolamo Bonaparte); mentre al Papa sarebbe restato il Lazio, senza l’attuale provincia di Rieti. In pratica, Cavour, l’eroe dell’unità nazionale, voleva cedere alla Francia o comunque a sovrani di sangue francese due terzi dell’Italia. Se i Patti di Plombières si fossero realizzati, l’Italia sarebbe stata molto meno indipendente di quanto lo era stata fino ad allora.
VESCOVO PERSEGUITATO
Jan Korec era il vescovo più giovane del mondo quando, nel 1951, fu consacrato clandestinamente nella Cecoslovacchia comunista da un altro vescovo clandestino, Mons. Paolo Hnilica. Aveva 27 anni ed era stato ordinato sacerdote solo l’anno prima. Lavorò duramente in uno stabilimento chimico di Bratislava e riuscì a ordinare segretamente un centinaio di preti. Fu arrestato nel 1960 e condannato a 12 anni. Trovò in carcere altri duecento tra sacerdoti e vescovi, rinchiusi da oltre 10 anni, e una settantina di gesuiti condannati in quei giorni in processi simili al suo. I preti dicevano messa clandestinamente, riuscendo a preparare piccole quantità di vino dall’uva della mensa. Non avevano messalino, stavano seduti facendo finta di leggere. Nascondevano il vino in bottigliette per medicinali. Liberato con Dubcek (1968), riarrestato nel 1974 per scontare gli ultimi 4 anni, fu rilasciato per gravi condizioni di salute. Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Nitra nel 1990 e lo creò cardinale nel 1991.
SINDONE
L’ipotetico falsario medievale della Sindone avrebbe dovuto immaginare l’invenzione del microscopio per aggiungere elementi invisibili a occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite. Avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, perché la Sindone è un immagine in negativo. Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita e in altri con sangue post-mortale, rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge di gravità, scoperta nel 1666. Davvero molto improbabile, meglio: impossibile, che la Sindone sia un falso, come spiega bene la studiosa Emanuela Marinelli in un saggio pubblicato nel “Piccolo manuale di apologetica 2”, a cura di Rino Cammilleri (Piemme).
MADRE DI DIO
Nell’anno 431, dopo un aspro dibattito innescato nel 428 a Costantinopoli dal nuovo patriarca Nestorio, il Concilio di Efeso riconosce alla Vergine Maria il titolo di Madre di Dio (“Theotokos”). Molti credono che la Chiesa abbia venerato la Madonna con questo titolo a partire da quella data. Non è così. Il termine “Madre di Dio” era ben noto nella Chiesa e fu utilizzato almeno da 70 autori che scrissero prima del Concilio, come spiega bene Stefano De Fiores, autore dei due preziosi volumi “Maria. Nuovissimo Dizionario” (EDB 2006). E tale titolo era conosciuto anche in sede politica, se consideriamo il fatto che l’imperatore Giuliano, morto nel 363, nella sua polemica contro i cristiani può constatare «Eppure voi non cessate di chiamare Maria, Madre di Dio».
L'EUCARESTIA E LA STORIA
Un saggio di Marek Starowieyski, docente di Patrologia all’università Stefano Wyszynski, di Varsavia, raccolto nel volume collettaneo “Redemptionis sacramentum. L’Eucaristia azione di Cristo e della Chiesa” (Cantagalli), illustra bene l’importanza dell’Eucaristia nella vita della Chiesa dei primi tempi. Già il proconsole in Bitinia, Plinio il Giovane (111-113), scrivendo all’imperatore Traiano sui cristiani, cita, come loro tratto caratteristico, la celebrazione dell’Eucaristia. Frontone, maestro di Marco Aurelio (161-180), nel suo scritto diffamatorio contro i cristiani deride l’Eucaristia. Giustino († ca 165), nella sua I Apologia, scritta nel medesimo periodo, dà am-pia descrizione del Sacramento volendo correggere le calunnie dei pagani. Le iscrizioni sulle pietre tombali di Abercio di Ierapoli (Siria, II secolo) e di Pettorio di Autun (Gallia, II secolo) si riferiscono ad essa. Senza dimenticare i numerosi simboli eucaristici che si trovano sulle tombe dei cristiani e nelle catacombe. Come si vede, la verità della dottrina cattolica sull’Eucaristia ha anche fondamenti storici indiscutibili.
IL TIMONE – N.60 – ANNO IX – Febbraio 2007 pag. 23