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15.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

 

Il Timone n. 103 – anno 2011 –


 

MIRACOLO EUCARISTICO

Nel bel libretto di P. Nicola Lomurno, Misericordia infinita, un grazie infinito. Pensieri liberi su Gesù Ostia, vivo e vero Dio fattosi carne per salvarci (Edizioni Segno, 2011), sono raccolti brevi, efficaci ed utilissimi pensieri sulla SS Eucaristia. Uno è dedicato al famoso miracolo compiuto da Dio attraverso santa Chiara di Assisi. Un venerdì di settembre dell’anno 1240, la santa, di fronte ad un assalto di soldati saraceni penetrati con la forza anche nel chiostro del suo convento di S. Damiano, riuscì a metterli in fuga mostrando loro l’Ostia santa. Questo miracolo eucaristico è raccontato anche nella Leggenda di santa Chiara Vergine, scritta da Tommaso da Celano il quale descrive il miracolo operato da santa Chiara d’Assisi che con il Santissimo Sacramento riuscì a respingere le truppe saracene al soldo dell’imperatore Federico II di Svevia.

GALATEO LITURGICO

C’è un modo di comportarsi, una specie di “galateo liturgico” che esprime il sentimento interiore di chi partecipa alla divina liturgia. Lo “stare in piedi”, per esempio, è proprio di chi prega lodando e ringraziando Dio, di chi ascolta con grande attenzione e rispetto ed è pronto a eseguire il desiderio divino; lo “stare in ginocchio” esprime l’umiltà, la consapevolezza della propria miseria e la richiesta di perdono; in Occidente, stare in ginocchio esprime soprattutto un atteggiamento di adorazione amorosa verso la divinità, che in Oriente si manifesta principalmente con l’inchino profondo; la “prostrazione” indica l’annientamento della creatura davanti al suo Creatore dal quale attende di essere riempita dei suoi doni; lo “stare seduti” è di chi ascolta e medita nella tranquillità dello spirito. La chiesa – si legge nell’agile ed utile Piccola guida per la liturgia, del sacerdote don Nilo Gando (Edizioni Messaggero Padova, 2008) è prima di tutto luogo di culto, per cui ogni riferimento è rivolto a Dio, a Maria santissima o ai santi.


UMILTÀ

Per praticare la virtù dell’umiltà verso noi stessi, il classico Teologia della perfezione cristiana, del Royo Marin, suggerisce di: amare la propria abiezione, ricordando che se abbiamo commesso un solo peccato mortale siamo “riscattati dall’inferno”, siamo “ex soldati di satana”, perciò non ci umilieremo mai abbastanza; accettare l’ingratitudine, la dimenticanza, il disprezzo da parte degli altri; non parlare mai, né in male né in bene, di noi stessi. Se parliamo male, lo possiamo fare per ipocrisia, se parliamo bene c’è il pericolo della vanità.


APOLOGETICA
Il filosofo ateniese Aristide scrisse, verso l’anno 125, una Apologia indirizzandola all’imperatore Adriano, nella quale comparava alcune credenze religiose. Dividendo l’umanità in cinque categorie: barbari, greci, egiziani, giudei e cristiani, Aristide sostenne che i barbari sbagliano perché adorano elementi inanimati, che la ragione umana dimostra non poter essere divini; i greci introducono déi immaginari, che hanno una condotta immorale e quindi non meritano nessun culto; gli egiziani adorano piante, erbe, rettili e quadrupedi e alcuni di loro adorano perfino idoli muti; i giudei sono superiori ai gruppi sunnominati perché adorano l’unico Dio, ma i loro principi sono contraddetti dalle loro osservazioni superstiziose che sembrano voler far credere a tutti che Dio ha bisogno di dono e di sacrifici; finalmente, i cristiani sono superiori a tutti perché adorano il vero e unico Dio nella rettitudine, come è attestato dalla purezza e dalla modestia della loro vita. In conformità con la loro fede, i cristiani dicono la verità, mostrano amore reciproco e hanno compassione perfino per i loro nemici. Si legga il ricchissimo, classico volume del Card. Avery Dulles, Storia dell’Apologetica (Fede & Cultura 2010).

QUANTI ANTIPAPI!

Nel suo interessante Gli Antipapi del Grande Scisma d’Occidente, scritto in collaborazione con Luigi Bonaldi (Sugarco, 2011), il 103enne sacerdote don Antonio Galli descrive le vicende di molti antipapi. Non tutti sanno che alcuni sono dei nostri tempi. Uno appena scomparso è il cappuccino Lucian Pulvermacher (1918-2009), tipo dalle idee bizzarre, secondo il quale il Concilio Vaticano II sarebbe stato manovrato dall’Anticristo e, dopo la morte di Pio XII, la Chiesa è governata da una setta massonica. Il 24 ottobre 1998, il Pulvermacher, ritenendosi il solo, vero e unico portatore della parola di Cristo, si auto-elegge pontefice. Crede di avere dalla sua parte la profezia di un prete irlandese e la numerologia: è stato eletto esattamente quarant’anni dopo Pio XII e la ricorrenza del 666, il numero della Bestia, nelle date cruciali di papa Paolo VI sarebbe la chiara dimostrazione della sua natura satanica. Le sue “encicliche” denunciano la corruzione della moderna Chiesa, la necessità del ritorno ai dettami del Concilio di Trento, le eresie perpetrate dagli ultimi “papi romani” ed i loro stretti rapporti con i rosacroce, i comunisti e i satanisti.

 

 

 


IL TIMONE N. 103 – ANNO XIII – Maggio 2011 – pag. 25

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