Il Timone n. 104 – anno 2011 –
ANGELI
Conosciamo nove differenti ordini di angeli: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Principati, Potestà, Virtù, Arcangeli e Angeli. Essi rappresentano gradi e condizioni differenti del mondo spirituale, con una differenza di perfezione e di missione tra i vari ordini angelici. La prima gerarchia, la più vicina a Dio, è quella dei “Consiglieri Divini” ed è costituita da Serafini, Cherubini e Troni. La seconda, quella dei “Governatori Celesti”, è composta dalle Dominazioni, Virtù e Potestà. Infine, la terza gerarchia, dei “Messaggeri Celesti”, comprende Principati, Arcangeli e Angeli. Solo Dio sa il loro numero esatto, ma certamente sono milioni di miriadi per ciascun coro di ogni gerarchia. La Bibbia ci rivela il nome proprio di soli tre angeli, che appartengono al coro degli Arcangeli: Michele, Raffaele e Gabriele. Si legga l’ottimo libro di don Marcello Stanzione, Gli Arcangeli: Michele il Guerriero, Gabriele il Messaggero, Raffaele il Guaritore (Sugarco, 2011).
PARADISO
Che cosa è il Paradiso? Non esistono parole per descriverlo, ci ricorda P. Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, autore di Il Paradiso. Dai microfoni di Radio Maria (Ares, 2011). Sappiamo che si tratta di una realtà soprannaturale, inaccessibile alla ragione umana, rivelata da Dio. Se è vero che l’uomo aspira ad uno stato di felicità, condizione che l’essere umano ha cercato di rappresentare in vari modi, è altrettanto vero che il Paradiso viene dall’alto e supera ogni nostra immaginazione. Dobbiamo avere consapevolezza che le parole e le immagini di cui disponiamo sono soltanto indicative di una realtà che le trascende, perché che cosa sia il Paradiso lo sapremo soltanto quando ci andremo. Sappiamo che in Paradiso la creatura viene divinizzata e partecipa della stessa vita di Dio, Padre figlio e Spirito Santo. Tutti vi sono chiamati, ma non tutti vi arriveranno: per diventare partecipi di questa ineffabile gioia, infatti, è necessaria la decisione della fede, come ha ribadito più volte Gesù.
FENOMENO MISTICO
Tra i fenomeni mistici se ne conosce uno definito “sottigliezza”, che consiste nel passaggio di un corpo attraverso un altro. Nel momento del transito, suppone la compenetrazione o coesistenza di due corpi in un medesimo luogo. Un prodigio semplicemente strabiliante, come si può intuire, verificatosi quando Gesù entrò a porte chiuse nel Cenacolo dov’erano riuniti i discepoli, ma anche – per fare un altro esempio – quando san Raimondo di Peñafort entrò nel convento di Barcellona a porte chiuse. Gli studiosi concordano nel ritenere questo fenomeno necessariamente soprannaturale, un miracolo che solo Dio può fare.
PASTORALMENTE SCORRETTO
Nel bel libro dedicato al cardinale Guglielmo Massaja (1809-1899), Nella solitudine della croce (San Paolo, 2011), Cristina Siccardi racconta moltissimi episodi, spesso avventurosi, eroici e comunque sempre avvincenti della vita di questo missionario, che operò per 35 anni in Etiopia. Una volta, un frate che Massaja aveva incaricato di una missione perse la testa per una donna e venne, a causa dello scandalo, scomunicato. Dopo anni di silenzio, il frate scrisse a Massaja denunciando di trovarsi “alla fame”. Massaja gli rispose con schiettezza: «Pregherò il Signore che moltiplichi talmente questa vostra fame da farvi antipatizzare per questa via il deplorabile stato in cui vi trovate spiritualmente, poiché la grazia finora implorata con lacrime sopra di voi non è stata bastante ». Forse non era un linguaggio “pastoralmente corretto”, secondo canoni odierni, ma di sicuro era efficace e fruttuoso. Qualche tempo dopo, il frate si gettò ai piedi di Massaja, piangendo e chiedendo perdono. Fu assolto pubblicamente con una solenne cerimonia e tornò allo stato sacerdotale, ma morì dopo soli pochi mesi. «La morte del corpo per la vita dell’anima», commenta l’autrice.
Una toccante testimonianza della grandezza di Dio che si è manifestata attraverso il beato Giovanni Paolo II è giunta dalla Polonia, precisamente da un carcere dove era rinchiuso Tomek, condannato a 15 anni. Davanti al televisore, il recluso apprese della morte del Papa e la notizia – racconta Saverio Gaeta nel suo bel libro Il miracolo di Karol. Le testimonianze e le prove della santità di Giovanni Paolo II (Rizzoli, 2011) – lo colpì talmente da versare copiose lacrime. Si rese conto solo allora di quanto in fondo amasse quel Papa, pur avendo vissuto una vita tutt’altro che cristiana: «Non dimentico le parole che ho detto in quel momento: “Perdonami Gesù e anche tu Santo Padre”». Il pentimento era sincero, Tomek capì che alle parole dovevano seguire i fatti ed era necessario partire da una buona confessione. Ma «era molto difficile, così ho scritto i peccati su un foglio per non dimenticare niente. La confessione è durata a lungo. Prima c’erano le lacrime, poi è arrivata la gioia e la leggerezza nel cuore », dichiarò, convinto che: «Nel giorno della morte di Giovanni Paolo II, Dio gli ha dato un ultimo incarico: aprirmi la porta verso la nuova vita, verso Gesù Cristo».
IL TIMONE N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 25