Il Timone n. 107 – anno 2011 –
CHE COSA FA DIO?
Un giorno, un grande sovrano volle sapere come è Dio e per questo chiese ai sapienti e ai sacerdoti del suo regno che glielo facessero vedere. Come è logico, essi non furono in grado di appagare questo suo desiderio. Si fece allora avanti un povero pastore, che propose al sovrano una soluzione. Il re apprese da lui che i suoi occhi non erano sufficienti per vedere Dio. Il pastore, però, poteva almeno mostrargli che cosa Dio faceva: a tale scopo, era prima necessario che si scambiassero i vestiti. Il sovrano, incuriosito, acconsentì e consegnò i suoi magnifici vestiti regali al pastore, mentre si faceva rivestire del semplice abito dell’uomo povero. Ed ecco allora arrivare la risposta del pastore: «Questo è ciò che fa Dio». Si legge questo significativo “aneddoto” nell’ottimo libro del prelato dell’Opus Dei, il vescovo Javier Echevarría, intitolato Vivere la Santa Messa (Edizioni Ares, 2011).
GLI OSPEDALI
Alle origini degli ospedali come li intendiamo oggi, vi è l’opera di due valorose donne cristiane, Marcella e Fabiola. La prima, vissuta nel IV secolo, era una ricca vedova romana che adottò la sua magnifica dimora a convento ove vivevano monache infermiere. La seconda fondò nel 390 a Roma un ospedale praticamente come lo intendiamo oggi. Ricchissima, con due matrimoni infelici alle spalle, si convertì al cristianesimo e dedicò la sua vita alle opere di carità. Si recava tra poveri e ammalati, alcuni li portava nella propria abitazione, dedicando loro quelle cure che altri, vinti dalla ripugnanza davanti agli aspetti più sgradevoli, non volevano prestare. Di lei, san Girolamo scrisse che anche se avesse avuto cento lingue non sarebbe stato in grado di contare tutti i pazienti che sono stati curati da Fabiola, la quale – ricordava san Girolamo – nutriva i pazienti con le proprie mani e li lavava, medicava le piaghe infettate dal pus, li assisteva fin agli ultimi istanti della loro vita. Si legga l’ottimo libretto di Francesco Agnoli, Case di Dio e Ospedali degli uomini (Fede & Cultura, 2011).
SAPIENZA DI CRISTO
Secondo il classico manuale Teologia della perfezione cristiana, del Royo Marin, «in Cristo esistevano quattro specie di scienza, completamente distinte e armonizzate: la scienza divina, che possedeva in quanto Verbo di Dio; la scienza beatifica, che gli spettava come beato anche sulla terra; la scienza infusa, che ricevette da Dio in grado superiore a quello degli angeli; e la scienza acquisita, che andò sviluppandosi o manifestandosi sempre più perfettamente durante tutto il corso della sua vita». Per questo san Paolo si meravigliava di contemplare in Cristo tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2,3).
UNA FIDANZATA BELLISSIMA
Padre Valentino Lazzari (1925-1983), vescovo, era un missionario straordinario, che spese anni della sua vita tra i lebbrosi di Carpina, nella diocesi di Grajau, in Brasile. Ci ha lasciato le sue memorie Ho baciato una bambina. Piccole storie del mio lebbrosario di Carpina (San Paolo, 2011) dove racconta storie bellissime di fede e di carità. Una volta, un lebbroso la cui «faccia sembrava una piazza senza monumenti», rivelò al missionario il desiderio di una fidanzata. Era disperato, solo, tristissimo. Qualche tempo dopo, Padre Lazzari gli disse d’averla trovata: era bellissima, stupenda, meravigliosa, ma non si faceva vedere, perché «troppo timida ». Il lebbroso l’attendeva, s’era aggiustato al meglio con qualche straccio, chiedeva in continuazione notizie, partecipava a tutte le messe nella speranza di vederla. Ma un giorno, non riuscì più ad alzarsi. Stava morendo. Il Padre accorse al capezzale e lo vide in delirio. Chiamava la sua fidanzata. Lì, il missioanrio gli rivelò il nome: «Ella ti sta aspettando… è la Madonna… ora andrai a trovarla: è un viaggio di nozze». Il fidanzato approvò con un cenno. Morì in pace con Dio è andò incontro all’Amata tanto bella.
Si possono imparare molte cose anche da libri destinati ai bambini, come quello curato dalla Propositura di San Tommaso Apostolo, di Certaldo (FI), intitolato “I fiori di Giulia. La vita di beata Giulia della Rena scritta per i più piccoli” (Enidiaci 2011). Giulia della Rena, vissuta nel XVI secolo, a seguito di una specialissima vocazione, si fece rinchiudere in una angusta celletta, piccolissima, adiacente la sacrestia di quella che oggi è la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, rimanendo “murata” per molti anni. Da una minuscola finestrella, gli abitanti del luogo le portavano del cibo. La Beata Giulia li ricompensava donando loro dei fiori freschi, in qualsiasi stagione dell’anno, che nessuno sapeva spiegare da dove venissero. Non è il solo miracolo che le si riconosce: una volta, prima di farsi “murare”, entrò in una casa completamente avvolta dalle fiamme e salvò un bimbo che era rimasto prigioniero. Non aveva alcuna speranza di farcela, il fuoco ormai aveva avvolto tutto l’edificio. Eppure, li videro uscire entrambi senza una sola scottatura. Una vita davvero straordinaria, che un libro per bambini (ma utile anche agli adulti) ci rivela.
IL TIMONE N. 107 – ANNO XIII – Novembre 2011 – pag. 25