Il Timone n. 117 – anno 2012 –
Quando era parroco a Formigine (MO), l’attuale arcivescovo di Ravenna-Cervia mons. Giuseppe Verucchi racconta che una volta, celebrando la S. Messa per gli aderenti al Centro Volontari della Sofferenza, chiese alla Serva di Dio Anna Fulgida Bartolacelli (1928-1993) di tenere l’omelia. Anna Fulgida, nata con una grave malformazione, era alta solo 60 centimetri e costretta a vivere in carrozzella. Don Verucchi la pose allora sull’altare invitandola a parlare del valore che può avere la sofferenza se vissuta in Cristo e dell’importanza che i malati e i sofferenti diventino evangelizzatori di altri malati e sofferenti. «Ora mi accorgo – scrive Verucchi nella Presentazione del libretto Anna Fulgida Bartolacelli. Una grande piccola donna (Edizioni CVS, 2008) – di avere infranto una regola della liturgia: non si può mettere una persona sull’altare. Proprio là, dove poco dopo ci sarà Gesù che si offre al Padre. Ma poi mi dico: la Chiesa, quando proclama i santi, si dice “li mette sugli altari”. Allora mi vien da dire: “Beh! Non ho poi sbagliato del tutto! Ho solo anticipato il tempo per Anna».
Sulla rivista trimestrale Cristianità. Organo ufficiale di Alleanza Cattolica (aprile-giugno 2012), l’onorevole del Pdl Alfredo Mantovano racconta un curioso – ma davvero molto significativo – episodio, risalente al maggio 2005, in prossimità del referendum riguardante la legge sulla fecondazione artificiale. Invitato a parlare dei temi referendari alla trasmissione Primo Piano, condotta su Rai 3 da Bianca Berlinguer, in compagnia della sen. Emma Bonino, Mantovano chiese alla stessa quando a suo avviso cominciava la vita e quale fosse l’identità dell’embrione. La tristemente nota senatrice del partito radicale s’offese, s’alzò manifestando l’evidente intenzione di abbandonare lo studio televisivo, inseguita dalla conduttrice. La quale esortava Mantovano a non porre questioni “non pertinenti” (sic!). Un tentativo di fuga bello e buono, di fronte alla richiesta di spiegare, con la sola ragione, una vita politica spesa tutta a favorire leggi contrarie – per usare la nota espressione di Giovanni Paolo II – alla “cultura della vita” e favorevoli alla “cultura della morte”.
Nell’ormai classico manuale Teologia della perfezione cristiana, A. Royo Marin spiega che, in senso religioso, l’offerta è la spontanea donazione di una cosa per il culto divino. Può essere immediata se si offre qualche cosa in onore a Dio, che potrà servire per il culto e per le opere di carità (come le antiche primizie dei frutti della terra e le moderne collette per le opere pie), oppure mediata, quando viene fatta al sacerdote per il suo sostentamento (come le antiche decime o le moderne offerte per far celebrare S. Messe).
In un agile quaderno intitolato Fatima, l’inferno e il Cuore Immacolato (Casa Mariana Editrice, 2001), Padre Stefano M. Manelli, fondatore, con Padre Gabriele M. Pellettieri, dei Frati Francescani dell’Immacolata, spiega che la negazione della esistenza dell’inferno, o la presunzione che, se pur esistesse, sia almeno da ritenersi vuoto, costituisce un triplice “scacco matto”: scacco matto all’onestà, in rapporto alla disonestà, perché a questa toccherebbe la stessa premiazione dell’onestà; scacco matto ad ogni virtù, perché la stessa ricompensa della virtù spetterebbe anche ad ogni vizio; scacco matto alla giustizia rispetto all’ingiustizia, perché questa sarà equiparata, nel merito, alla giustizia. Se le cose stessero così, afferma P. Manelli, si arriverebbe alla fusione e identificazione fra Dio e satana, fra Verità e errore, fra Bene e male, fra Grazia e peccato. Ma questa è la nota dottrina dell’unione degli opposti, «una delle principali idee dell’alchimia esoterica, “disciplina arcana” che, con altre forme di “gnosi” esoteriche, forma il “deposito spirituale” della Massoneria moderna.
Cento anni fa nasceva Albino Luciani, un Papa che ha lasciato un ricordo indelebile nella Chiesa e nel mondo. Di lui, ci parla Cristina Siccardi, nel suo piacevolissimo Giovanni Paolo I. Una vita per la fede (Paoline, 2012). Tutta la vita di Albino Luciani è stata incentrata sulla Fede (si è appena aperto l’anno della Fede) e nel libro troviamo anche documentazione inedita: era umile, puro, sorridente, ma non per questo un “sempliciotto”. Ben pochi sanno che era fermissimo nei principi (prese dura posizione contro quei cattolici, nel 1974, che si schierarono per il divorzio e si scagliò contro la Fuci di Venezia e contro le femmministe): un vero Pastore di anime. Era anche molto preparato: fu docente di Dogmatica, di Diritto Canonico e di Arte Sacra, nonché Vescovo di Vittorio Veneto e Patriarca di Venezia stimato, amato e ammirato. La Fede è stata la sua bandiera, fin da bambino: entrò nel Seminario di Feltre a 11 anni e divenne un Sacerdote con la S maiuscola! Insomma, fu un degnissimo erede di San Pietro.
IL TIMONE N. 117 – ANNO XIV -Novembre 2012 – pag. 25
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