È sempre più frequente incontrare persone che vivono una condizione moralmente disordinata. Come comportarsi con loro? Come aiutarle a guardare a se stesse e al mondo con gli occhi della fede?
Diciamoci la verità: ognuno di noi, a meno che non scelga di vivere in una sorta di “ghetto” cattolico, si trova ormai a condividere la propria vita familiare o sociale o lavorativa con molti che si trovano in situazioni che per un cristiano sono anomale, qualche volta addirittura estreme. Che fare? Come comportarsi? Come gestire quell’insieme di sentimenti che si avvertono dentro: il dispiacere di imbattersi in forme di “trasgressione” che spesso riguardano anche persone che ci sono molto care, il desiderio di accettarle per vederle il più possibile felici e realizzate ma insieme la voglia di aiutarle in un cammino interiore che possa portarle a guardare a se stesse e al mondo con gli occhi della fede?
Cercherò di rispondere attingendo alla mia piccola esperienza personale, lieta se qualcuno vorrà completarla facendomi conoscere la propria.
Ho osservato e riflettuto a lungo, quando, mano a mano che gli anni passavano, non solo aumentavano sempre più gli amici divorziati e risposati, i giovani che, pure educati in ambito cattolico, convivevano senza progetti matrimoniali e magari nel frattempo abortivano perché non si sentivano maturi per fare i genitori. O quando venivo a sapere che i miei nuovi vicini di casa erano una coppia di omosessuali. E le mie negozianti una coppia di lesbiche che si erano dedicate a questa attività aprendo anche altri punti vendita nello stesso settore per dare lavoro ad amiche nella medesima situazione…
Potrà sembrarvi che abbia calcato la mano, ma vi assicuro che non è così. Non ho inventato niente. Ho solo descritto un piccolo universo limitato, però, credo, rappresentativo di quella che è ormai la realtà. Eppure, nei contatti con tutti loro, una cosa sempre e soprattutto mi ha colpito: ognuno lottava, spesso con grande impegno, per superare ostacoli notevoli spinto da un bisogno di amore e di libertà. Le forme scelte erano certamente discutibili e lontane da quelle tradizionali, ma volevano avere questo fine. Un bisogno di far emergere ciò che sentivano dentro senza il freno di norme cogenti. Di affermare, anche se poteva costare, quello che a loro sembrava giusto.
Non voglio con questo dire che fossero degli eroi da imitare, ma solo che quelle scelte che a noi possono sembrare (e sono nei fatti) negative, in realtà rispondevano ad una sorta di morale diversa e contrapposta che aveva tuttavia le sue leggi: cercare di scoprire e di seguire senza “tabù” la propria verità interiore, sforzarsi di costruire rapporti magari difficili ma sinceri, rifiutando situazioni di compromesso. E, infine, soprattutto nel caso di omosessuali – uomini e donne – di dare grande spazio all’amicizia, considerata un valore fondamentale, come forma di sostegno e di aiuto reciproco.
Forme di trasgressione certamente, però guidate non solo dal desiderio di accontentare i propri bisogni egoistici ma spesso da una ricerca seria riguardo alla propria umanità, dal tentativo di costruire qualcosa che avesse un valore. E se è vero che tutto questo, come spesso abbiamo detto, è sicuramente il frutto del modello liberal imperante e agli occhi di un cristiano fortemente negativo, è anche vero che, se vogliamo in qualche modo incidere su di esso, dobbiamo conoscerlo e avvicinarlo nelle sue dinamiche interne.
A persone che vivono queste esperienze e hanno questa sensibilità e questi atteggiamenti interiori non credo, per esempio, che sia utile e proficuo fare un annuncio evangelico che parta direttamente – come era possibile fare un tempo – dalle esigenze morali. Credo invece sia possibile, negli incontri familiari, amicali, di lavoro incontrare il loro animo sul piano stesso in cui si muovono, quello delle dinamiche umane alle quali sono invece molto interessati. Così, li affascina parlare di vita in tutte le sue sfumature: amore, rapporti di coppia, di amicizia, di famiglia, di figli, di lavoro, e così via.
È una strada lunga? Può essere. Però è anche vero che tutto ciò che può aiutare la maturazione umana, una comprensione più profonda del proprio essere, una capacità maggiore di vivere l’amore, è in realtà una prima forma di annuncio, una strada verso una evoluzione interiore che può aprire la via alla fede. Dice Escrivà de Balaguer in Solco: «Consentimi lettore amico, di prendere la tua anima e di farle contemplare virtù umane: la grazia opera sulla natura».
A questi uomini di oggi che hanno rotto con la tradizione cristiana, che spesso nella loro ricerca di novità hanno buttato il bambino insieme all’acqua sporca, credo sia possibile far riscoprire – in un clima di rispetto e di accettazione, partendo dalla loro stessa esperienza che si confronta con la nostra, dalle loro gioie ma anche dalle loro delusioni – le dinamiche fondamentali della vita, quelle naturali proprie di ogni essere umano sulle quali possiamo trovare punti di comunione. Qualche volta è proprio un secondo matrimonio o l’esperienza di una nuova convivenza dopo il fallimento della prima a rendere le persone più mature e in grado di capire che cosa sia davvero l’amore umano e ad intravedere quello divino. Così, è rilevante il numero di coloro che, seppure in situazione irregolare, hanno maturato nel tempo il desiderio di riavvicinarsi alla fede. Oppure quei giovani che dopo un tratto di vita insieme o un matrimonio civile decidono, magari già genitori da anni, di avvicinarsi al matrimonio-sacramento. Per questo, credo, non va persa del tutto la speranza anche di fronte al fatto che sempre più spesso coloro che frequentano i corsi prematrimoniali siano già conviventi. Lo abbiamo già detto altre volte: oggi la fede è un punto di arrivo. È una cristianità diversa da quella passata che si sta facendo strada. Un modo di incontrare Gesù e la sua Chiesa che parte dal basso, che si apre la via attraverso una progressiva esperienza e una presa di coscienza che ridimensiona i modelli anticristiani all’inizio assorbiti in modo acritico. Una maturazione umana che porta con sé anche una maturazione spirituale. Naturalmente può succedere anche di più e più in fretta. Tutta questa gente che per strade magari sbagliate in realtà cerca l’amore, è infatti molto sensibile – lo dico per esperienza diretta – non a un Dio generico ma al Dio di Gesù Cristo. Così, se non cessi di parlare con delicatezza, al momento opportuno, anche di fronte a situazioni intricatissime dal punto di vista morale, di questo Amore che bussa al cuore di tutti e che tutti accetta, qualunque sia la loro condizione di vita, prima o poi vedrai che si aprirà una breccia. E a quel punto potrà succedere di tutto. Perché sarà la Grazia stessa a farsi strada e ad operare dei miracoli. Come hanno dimostrato molti convertiti e tra loro di recente Leonardo Mondadori. Era il prototipo di un liberal attuale in sincronia coi tempi. Costumi sessualmente liberi, vita moralmente disimpegnata, due matrimoni, molte relazioni, parecchi vizi, molte emozioni ma anche, alla fine, qualche inevitabile delusione. Incontrò dei veri amici e, tramite loro, Gesù. Fu una svolta radicale che cambiò molte cose. Quella vita complessa e disordinata ritrovò una sua armonia. L’Amore che aveva scoperto colmò quei vuoti che lo rendevano inquieto, donandogli la pace che aveva a lungo cercato.
Ricorda
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua potenza e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te».
(Sant’Agostino, Le Confessioni, 1,1).
IL TIMONE – N.64 – ANNO IX – Giugno 2007 pag. 56-57