Origine e valori delle Nazioni Unite sono massonici? Sì, secondo il Grande Oriente d’Italia. Ma la realtà è ben più complessa e Benedetto XVI aveva indicato il grande domenicano Francisco de Vitoria quale vero precursore dell’idea di Nazioni Unite
L’Onu è una creatura massonica? È una domanda che ricorre sempre più spesso vedendo come in nome della mondializzazione, da lì originino le politiche anti-famiglia e anti- vita, per non parlare della palese ostilità nei confronti della Chiesa cattolica, unica vera resistenza alla riduzione della dignità dell’uomo. È una domanda che si fa ancora più insistente prendendo in mano un articolo di qualche mese fa di Hiram (1/2013), la rivista del Grande Oriente d’Italia, in cui si rivendica orgogliosamente la radice massonica dell’Onu. In questo articolo – Valori iniziatici e Nazioni Unite, del professor Gianni Tibaldi – l’autore sostiene che l’Onu sia una «istituzione ispirata da ideali iniziatici». E per provarlo cita il fatto che le Nazioni Unite «sono state ideate e volute da tre Fratelli massoni: Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman e Winston Churchill », che hanno portato i valori massonici nell’Onu. «Le NU sono, dunque, – sostiene Tibaldi – una Organizzazione creata da Massoni per la realizzazione nel Mondo degli ideali massonici, per l’attuazione nella Storia di un Piano iniziatico della Salvezza ».
Per avvalorare la sua tesi, il professor Tibaldi cita anche i precursori dell’Onu, coloro che già sognavano una sorta di governo mondiale, come il belga Henri La Fontaine, fondatore tra l’altro della “Union de Associations Internationales” (1910), una delle prime organizzazioni non governative, ancora accreditata all’Onu. Tipicamente massone sarebbe, secondo Tibaldi, il riferimento ai popoli anziché agli Stati nel preambolo dello Statuto (“Noi popoli…”), che sottolinea l’aspetto culturale, antropologico in luogo di quello istituzionale. Dovuta alla massoneria sarebbe poi la Dichiarazione Universale dei diritti umani, soprattutto la concezione di “diritto”, che «non è centrato sul concetto di “norma”, ma sul concetto di “valore”». Molto chiara è una lettura religiosa del concetto, con il “diritto” associato al “bene”, al “giusto” e tensione ideale, morale, e politica nel loro operare per la costruzione di una “Città dell’Uomo”, versione visibile di una “Città di Dio”».
Sembrerebbe dunque tutto chiaro. L’Onu è una architettura massonica destinata a imporre un governo mondiale che, in nome dei popoli, è guidato da una élite illuminata che segue i valori di una non meglio specificata religione universale. Ovvio che in questo disegno non ci sia posto per la Chiesa cattolica, che pretende essa di portare una Verità che vale per tutti gli uomini.
I Papi all’Onu
Ma anche se è evidente che spinte in questo senso ci siano, le cose sono in realtà un po’ più complesse soprattutto per quanto riguarda le origini e la funzione delle Nazioni Unite, sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista ideale. Non si spiegherebbero altrimenti le parole spese dai Papi in favore dell’Onu, da Paolo VI in poi. Papa Montini parlò davanti all’Assemblea generale il 4 ottobre 1965, in occasione del ventesimo anniversario dell’istituzione dell’Onu ed espresse «una ratifica morale e solenne di questa altissima istituzione» che «rappresenta la via obbligata della civiltà moderna e della pace mondiale». E proseguiva: «Voi esistete e operate per unire le nazioni, per collegare gli stati; diciamo questa seconda formula: per mettere insieme gli uni con gli altri. Siete un’associazione. Siete un ponte fra i popoli. Siete una rete di rapporti fra gli stati. Staremmo per dire che la vostra caratteristica riflette in qualche modo nel campo temporale ciò che la Nostra Chiesa Cattolica vuol essere nel campo spirituale: unica e universale». Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento, 14 anni più tardi, di Giovanni Paolo II, sempre davanti all’Assemblea generale, in cui ricordava che la Santa Sede «fin dalla nascita dell’organizzazione ha sempre espresso la propria stima e il proprio consenso per lo storico significato di questo supremo foro della vita internazionale dell’umanità contemporanea». Ovviamente non dimenticando di sottolineare la specificità della Chiesa cattolica, che all’Onu e agli Stati chiede soprattutto la libertà religiosa in generale e della Chiesa in particolare (cosa che aveva fatto anche Paolo VI).
In altre parole, ci sono diversi modi di intendere l’universalismo che non è certo prerogativa della massoneria. Anzi, la Chiesa ha in questo una primogenitura: senza lo sguardo universale proprio della civiltà cristiana («Alla casa del Signore verranno tutte le genti», cfr. Is 2,2) non sarebbe stato possibile pensare la mondialità anche da un punto di vista laico. Evitando di risalire al Sacro Romano Impero, che pure ha molto da dirci quanto a ideale unione di tutti i popoli, è bene ricordare il terzo intervento di un Papa davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: quello di Benedetto XVI il 18 aprile 2008.
Un precursore
Ai fini del nostro discorso, l’intervento del Papa offre due spunti importanti. In questa occasione infatti il Papa, ribadendo ancora una volta l’interesse con cui la Santa Sede segue il lavoro dell’Onu, a un certo punto ha citato «il frate domenicano Francisco de Vitoria, a ragione considerato precursore dell’idea delle Nazioni Unite». Tale definizione non appare certo arbitraria se una statua di Francisco De Vitoria (1492[?]-1546) è stata costruita davanti alla Sede delle Nazioni Unite a New York e se un suo grande ritratto è stato collocato nel Salone della Pace nel Palazzo delle Nazioni a Ginevra. Benedetto XVI lo ha citato parlando del principio della “responsabilità di proteggere” la propria popolazione che hanno gli Stati ma anche la comunità internazionale, invocando al proposito quel “diritto delle genti” elaborato proprio da de Vitoria. Il frate spagnolo, capostipite della scuola di Salamanca, nello sconvolgimento epocale provocato dalla conquista di nuovi territori nelle Americhe, sviluppò dei princìpi di diritto internazionale che ruotavano attorno al riconoscimento della dignità umana e delle capacità giuridiche delle popolazioni indigene. Trattando dei diritti dei popoli americani, del diritto di guerra e dell’etica coloniale, de Vitoria pose le basi di un nuovo diritto internazionale fondato sulla giustizia.
L’idea di Organizzazione delle Nazioni Unite arriva dunque da molto lontano e quello che si può dire intorno alla nascita effettiva di questa istituzione è che vi hanno concorso «diverse tradizioni religiose e culturali», ma con una consapevolezza comune: quella dell’esistenza di una «legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà», che è alla base dei diritti umani e che precede quindi ogni formazione statale. E qui è l’altro punto fondamentale toccato da Benedetto XVI. In altre parole, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani poggia sulla Legge naturale, che ormai soltanto la Chiesa cattolica pone a fondamento di ogni civile convivenza.
L’attacco senza precedenti che oggi è rivolto contro la famiglia e la vita – e per il quale spesso viene chiamata in causa la massoneria – è in effetti l’affermarsi di un “diritto positivo”, creato dalla cultura dominante e frutto quindi del relativismo, che nega alla radice l’esistenza di una Legge naturale. È qui il vero nocciolo della questione, più che sui marchi di fabbrica che si vorrebbero applicare alle istituzioni.
IL TIMONE N. 130 – ANNO XVI – Febbraio 2014 – pag. 18 – 19
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