Regia di Henry Hathaway
con Van Johnson, Vera Miles, Cecil Parker
1956 – 103’ minuti – colore
Giallo con suspense
Henry Hathaway è stato un grandissimo regista, molto conosciuto da appassionati ed esperti, meno, forse, al grande pubblico. Eppure, scorrendo i titoli dei suoi film, troviamo pellicole celeberrime sia per importanza che per qualità artistica, ma nonostante questo non sempre il suo nome viene associato ai notissimi del cinema. La sua enorme esperienza lo ha portato a “toccare” molti generi cinematografici, sempre con una particolare attenzione alla cura del racconto. In molti suoi lavori è percepibile una poeticità narrativa che può essere considerata prerogativa principale del suo modo di fare cinema.
Ed è proprio in un film come “23 passi dal delitto” che si possono scorgere, in modo velato e non immediato, tutti quegli elementi che hanno caratterizzato le opere di Hathaway. Il film è da considerare come genere giallo, ma, nonostante le incongruenze, le domande che rimangono in sospeso e altri piccoli dubbi, scena dopo scena, lo spettatore rimane incollato attendendo gli sviluppi di una storia che poggia su di una sottilissima dose di “suspense”.
Uno scrittore cieco ascolta per caso in un bar la conversazione di due persone riguardante il rapimento di qualcuno. Pur avvertendo la polizia, sarà costretto a indagare in prima persona.
L’esiguità della storia passa quasi in secondo piano rispetto alla maestria e alla capacità che si dimostra nel saperla raccontare. Ma ancor di più stupisce come si riesca a far appassionare lo spettatore, che rimane “intrappolato” in un meccanismo di pura curiosità che a ben vedere, alla fine, ha poca ragione d’essere. Un film da vedere per conoscere ed apprezzare un grande regista.
IL TIMONE N. 96 – ANNO XII – Settembre/Ottobre 2010 – pag. 63