Pacs si o no? Dare via libera alla Ru486? Passerà l’eutanasia?
Si avvicinano le elezioni politiche. Le indicazioni della Chiesa per la salvaguardia del bene comune negli interventi del cardinal Ruini e di papa Benedetto XVI.
Procreazione assistita. Con sprezzo del verdetto popolare, alcuni esponenti politici (come Massimo D’Alema e Lanfranco Turci, candidato con la Rosa nel Pugno, insieme al radicale Marco Cappato), hanno espresso la volontà di modificare la legge 40, qualora il loro schieramento vincesse alle prossime elezioni. «Riteniamo legittimo riprendere la battaglia e un impegno laico in Parlamento», ha detto D’Alema a Radio Radicale il 17 febbraio. Stessa richiesta avanzata da Francesca Polo, presidente di Arcilesbica. Non hanno finora manifestato le loro intenzioni per la prossima legislatura quegli esponenti della Casa della Libertà, come Gianfranco Fini e Stefania Prestigiacomo, che erano andati a votare al referendum, non tenendo conto delle indicazioni della Cei.
Valori inviolabili. Ma la gamma dei valori inviolabili che dovrebbero guidare l’azione di chi governa è, per i nostri pastori, più ampia. Insieme con il rigetto delle manipolazioni genetiche ci sono il rispetto per la vita umana dal momento del concepimento alla morte naturale (perciò no all’aborto e no all’eutanasia), la difesa della famiglia come cellula fondamentale della società (no ai matrimoni gay, ma anche ai Pacs), la difesa della libertà di educazione (aiuti alle scuole non statali), il rispetto della Chiesa come soggetto che, pur non schierandosi in politica, sia tuttavia legittimato a esprimersi su temi che hanno a che fare con il bene del popolo, e la difesa del Concordato, che regola i rapporti Stato-Chiesa.
Il primato della persona. Due sono gli interventi recenti del Magistero che ribadiscono e chiariscono questi concetti: la prolusione del cardinale Camillo Ruini in apertura del Consiglio Permanente della Cei, il 23 gennaio; e, qualche giorno prima, il 12 gennaio, il discorso rivolto da Benedetto XVI agli amministratori della Regione Lazio e della Provincia e del Comune di Roma. Dopo aver confermato la linea di non coinvolgimento «come Chiesa e quindi come clero e come organismi ecclesiali, in alcuna scelta di schieramento politico o di partito» (linea «che non è frutto di indifferenza o di disimpegno, ma di rispetto della legittima autonomia della politica e ancor prima della genuina natura e missione della Chiesa»), Ruini indica come determinanti «i grandi temi della famiglia, della natalità e dell’educazione». Rispetto
ai quali «è nostro dovere riproporre, con rispetto e chiarezza, contenuti irrinunciabili, fondati sul primato e sulla centralità della persona umana e sul perseguimento del bene comune prima di pur legittimi interessi particolari».
L’attacco alla famiglia. Più precisamente Ruini sottolinea «il rilievo crescente che vanno assumendo determinate problematiche antropologiche ed etiche anche in sede politica e legislativa, con la tendenza diffusa in molti Paesi e ben presente anche in Italia, come mostrano svariati segnali, ad introdurre normative che, mentre non rispondono ad effettive esigenze sociali, comprometterebbero gravemente il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio». Anche Papa Ratzinger, nel discorso agli amministratori locali del Lazio, parla chiaro e rimarca che «è un grave errore oscurare il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, alcuna effettiva esigenza sociale». Al contrario, «le coppie gay e lesbiche chiedono un riconoscimento giuridico pubblico delle loro relazioni d’amore», afferma Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay. Gli fa eco il deputato diessino Franco Grillini: «Il Pacs diventa una urgente necessità e la presenza delle coppie di fatto nella società costituisce un fatto positivo». E Daniele Capezzone, segretario dei radicali: «Siamo per il riconoscimento giuridico pieno delle coppie di fatto». Anche il giornalista Alessandro Cecchi Paone, facendosi portavoce della componente “laico-liberale” di Forza Italia, dal 2004 affianca il movimento gay per il riconoscimento delle coppie di fatto anche omosessuali. A ciò si aggiunga il fatto che in molti enti locali si sta già tentando di imporre alcune scelte, prima ancora che siano state approvate leggi dello Stato in materia.
Così, nel caso in questione, oltre al proliferare di (spesso inutilizzati) registri delle unioni di fatto in vari Comuni, c’è la novità della fresca legge regionale della Puglia, che nell’erogazione dei servizi equipara famiglia tradizionale a unioni di fatto; a cui seguiranno presto leggi simili in Toscana, Umbria, Lazio e Piemonte.
Aborto. Per Ruini si deve grande rispetto «alla vita umana dal concepimento al suo termine naturale». Benedetto XVI richiama a una particolare attenzione per la «tutela della vita umana nascente: occorre aver cura che non manchino di concreti aiuti le gestanti che si trovano in condizioni di difficoltà ed evitare di introdurre farmaci che nascondano in qualche modo la gravità dell’aborto, come scelta contro la vita». Sembra conseguirne il fatto che nella scelta per chi non votare, sarà opportuno tenere presente chi difende come un valore la famigerata legge 194 e si schiera a favore dell’aborto.
Eutanasia. Nel programma dell’Unione, nell’ambito di «un sistema di garanzie per la persona malata, che abbia come premessa l’autodeterminazione del paziente», si dichiara che lo «strumento più efficace» è la dichiarazione anticipata di volontà (o testamento biologico). In realtà, sappiamo che il «testamento di vita» potrebbe diventare l’anticamera dell’eutanasia, il modo subdolo con cui introdurla. Infatti è un’arma: basta che la legge che lo introduce consenta al paziente di rifiutare alimentazione e idratazione, o di rifiutare cure salvavita, e in questo modo l’eutanasia è legalizzata senza che i più se ne accorgano. A dicembre, studiosi di bioetica vicini ai radicali e ai socialisti della Rosa nel Pugno hanno appunto presentato un modello di “Carta” per le direttive anticipate, che prevede nella sostanza l’eutanasia.
Libertà di educazione e Concordato. Sono due temi su cui, prima di dare il nostro voto, sarà bene esaminare che cosa propongono gli schieramenti in lotta nella sfida elettorale. Alcune forze politiche non nascondono una chiara volontà di cambiamento. Non si contano infatti i pronunciamenti oltranzisti e violentemente anticlericali della Rosa nel Pugno, ma anche di esponenti dei Verdi e di Rifondazione comunista. Il già citato Capezzone: «Siamo per la destinazione dei fondi solo alla scuola pubblica». Ed Emma Bonino: «Vogliamo abolire il Concordato».
Appello ai futuri parlamentari. Ratzinger nel discorso ricordato ha tenuto a precisare che quelle da lui richiamate non sono «norme peculiari della morale cattolica», ma «verità elementari che riguardano la nostra comune umanità».
Ruini ha tenuto a precisare che il richiamo ai valori («un supplemento di attenzione a questi temi») non è rivolto solo agli elettori, ma anche ai «futuri eletti», ai futuri parlamentari «nell’esercizio delle loro responsabilità».
La Chiesa, come si vede, non indica quale schieramento votare, ma offre criteri assai chiari per una scelta consapevole e coerente.
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