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12.12.2024

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Pio VII. Mitezza inflessibile
31 Gennaio 2014

Pio VII. Mitezza inflessibile

 

 

 
 

Nel vortice degli attacchi giacobini alla Chiesa, sale al trono pontificio l’umile monaco benedettino Pio VII. Risoluto nel difendere e promuovere il patrimonio millenario della Chiesa dagli assalti di Napoleone, conoscerà anche la prigionia.

 
 
Nome: Barnaba Nicola Maria Luigi Chiaramonti
Data nascita: Cesena, 14 agosto 1742
Elezione: 14 marzo 1800
Incoronazione: 21 marzo 1800, Chiesa di S. Giorgio, Venezia
Durata: 23 anni, 5 mesi e 6 giorni
Data morte: 20 agosto 1823 a Roma
Sepolto: basilica di S. Pietro, Roma
Posizione cronologica: 251

 
 

Gli assalti alla fede dei rivoluzionari illuministi si intensificano a cavallo tra il XVIII e XIX secolo con un unico obiettivo: eliminare il millenario radicamento della religione cattolica dai cuori delle persone.
L’austero monaco benedettino Pio VII (1800-1823) è il Papa che difende eroicamente il patrimonio della Chiesa con le proprie virtù e il sacrificio personale, riuscendo anche ad evitare sterili conflitti con i neo-stati liberali.
Luigi Barnaba nasce nella nobile famiglia dei Chiaramonti di Cesena il 14 agosto 1742. Dopo gli studi e l’emissione dei voti è chiamato a Roma da Pio VI per insegnare filosofia e storia ecclesiastica. Nel 1785 diventa cardinale di Imola. I quindici anni a capo della diocesi emiliana sono un importante periodo di maturazione. Imposta la pastorale ispirandosi ai principi del Concilio di Trento, lasciando un buon ricordo nei fedeli anche per la saggezza diplomatica dimostrata durante l’invasione dell’esercito francese. Nell’omelia tenuta nel Natale 1797 afferma che Dio non predilige nessun modello particolare di regime, ricordando però che la democrazia introdotta dai francesi è più bisognosa di virtù rispetto altri sistemi politici per funzionare: «Siate buoni cristiani, e sarete buoni democratici».
Alla morte di Pio VI, i cardinali si riuniscono a Venezia (Roma è occupata dai francesi) il 1° dicembre 1799 sotto la protezione dell’Austria.
Nonostante la difficile situazione, il conclave si protrae per più di tre mesi, a causa delle divisioni tra il partito degli zelanti (tradizionalisti e fedeli all’Austria) e dei politici (più vicini ai francesi). Finalmente il 14 marzo 1800 è eletto il super partes card. Chiaramonti, accolto da una gran festa al suo rientro a Roma che tiene illuminata la città per tre notti di seguito. Questo sarà l’unico momento di celebrazione del suo pontificato, causa la minacciosa avanzata di Napoleone (1769-1821).
Dopo la vittoria sugli austriaci nella battaglia di Marengo il 14 giugno 1800, il Corso diventa padrone dell’Italia settentrionale. Impone la Repubblica Cisalpina e contemporaneamente intende stipulare un accordo con la Chiesa cattolica per un mero fine politico: «Ho bisogno del Papa… lui solo può riorganizzare i cattolici di Francia nell’ubbidienza repubblicana».
Pio VII, uomo mite, riservato, capace di rifarsi il letto e rattopparsi i vestiti da solo, più un pastore d’anime che un politico, accoglie la sfida ratificando, nonostante molte difficoltà, il primo Concordato della Chiesa con uno Stato moderno. È un evento rivoluzionario per la Chiesa e un grande successo diplomatico sia di Pio VII sia del suo abile segretario, il card. Ettore Consalvi. L’accordo permette di riportare completamente in seno al cattolicesimo la Francia dopo le apostasie della Rivoluzione, dichiarando la religione cattolica come quella maggiormente professata dai francesi. Napoleone, tuttavia, tradisce ben presto l’accordo, inserendo unilateralmente i cosiddetti Articoli organici, che permettono un maggior controllo della Chiesa da parte dello Stato, suscitando per questo energiche proteste di Pio VII. Inoltre, dopo l’autoproclamazione a primo Console, Napoleone pretende di essere incoronato Imperatore direttamente dal Papa, sulla falsariga di Carlo Magno. Nonostante i dubbi di diversi cardinali sull’opportunità della cerimonia, Pio VII accetta la richiesta. Il viaggio verso Parigi è un trionfo, assediato continuamente lungo tutto il tragitto da folle devote. Il 2 dicembre 1804 si svolge nella cattedrale di Notre Dame la cerimonia-farsa durante la quale Napoleone, con un gesto di notevole prepotenza e sfrontatezza, si pone da solo la corona sul capo agguantandola dalle mani del Papa: «Dio me l’ha data, guai a chi me la toglie!».
Con queste premesse è inevitabile un progressivo peggioramento delle relazioni tra Roma e Parigi. Il 21 gennaio 1808 Napoleone ordina l’invasione di Roma annettendola all’Impero. Gli archivi vaticani e tutti i cardinali sono trasferiti a Parigi. Pio VII si barrica nel suo palazzo del Quirinale ritenendosi prigioniero e il 10 giugno 1809 scomunica gli invasori affliggendo la bolla Quam memorandum alle porte delle
quattro basiliche di Roma. La rappresaglia dei francesi non si fa attendere. Con l’assalto al Quirinale nella notte tra il 5 e 6 luglio 1809, Pio VII è catturato e trasferito, senza alcun riguardo per l’età avanzata, a Grenoble prima e a Savona poi, dove rimarrà per quasi tre anni in un isolamento sempre crescente. Nel 1812, all’età di quasi settant’anni, è trasferito in una vettura sigillata a Fontainebleau dove il 25 gennaio 1813 gli viene imposto di firmare un nuovo umiliante Concordato. Pio VII stanco, ammalato, indebolito dalla vecchiaia e dalla prigionia cede su tutto, ma due mesi dopo, con il ritrovato appoggio dei suoi consiglieri, ritratta. Dopo questa ennesima dimostrazione di sopraffazione e arroganza, l’astro del Primo Console incomincia a decadere. Subisce la prima importante sconfitta a Lipsia (19 ottobre 1813) che lo riporta a più saggi consigli: l’avanzata delle truppe alleate gli “suggerisce” la liberazione definitiva del Papa nel marzo del 1814.
Al Congresso di Vienna, convocato dalle potenze vincitrici nel 1814 per riportare l’Europa alla situazione precedente alle scorrerie di Napoleone, la Chiesa recupera i territori persi dello Stato Pontificio (pur dovendo cedere definitivamente Avignone e il Contado Venassino) oltre a riscuotere unanime apprezzamento per la risoluta condotta di Pio VII verso Napoleone.
Un aspetto che illumina bene l’indole di Pio VII è la delicata carità con la quale accoglie e protegge a Roma, in un palazzo adiacente a Piazza Venezia, i parenti di Napoleone ovunque osteggiati.
Anche nei confronti del movimento risorgimentale, il Papa tiene un fermo atteggiamento critico. Con la bolla Ecclesiam a Jesu Cristo fundatam del 1821 condanna la Carboneria, infliggendo la scomunica per i cattolici che vi appartengono.
Ripristina opportunamente l’Ordine della Compagnia di Gesù e in ambito missionario riorganizza la Congregazione della Propaganda Fide per la formazione del clero.
Qualche giorno dopo una banale caduta che procura a Pio VII una dolorosa frattura al femore, un incendio, nella notte tra il 15 e 16 luglio 1823, distrugge quasi completamente l’antica Basilica di S. Paolo fuori le Mura, annientando un patrimonio artistico impareggiabile. Per non aggravare il suo stato di salute, la notizia non gli viene riportata. Ciò nonostante morirà poco dopo, il 20 agosto 1823.

RICORDA

«E non bisogna nascondervi, venerabili fratelli, alla fine di questa lettera “che grande è la mia tristezza e non ha tregua il dolore del mio cuore”, per i figli Nostri, che sono i popoli di Francia e tutti gli altri presso i quali non è ancora raffreddata la stessa furente pazzia. Che cosa potremmo desiderare di più che dare la vita per loro, se la loro salvezza potesse essere pagata con la Nostra morte?».
(Pio VII, Lettera Enciclica Diu satis videmur, 15 maggio 1800, n. 17).

IL TIMONE – N. 52 – ANNO VIII – Aprile 2006 – pag. 54 – 55

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