Perché proviamo vivo dispiacere, talvolta perfino sgomento per certe notizie diffuse dai mass media? Perché valutiamo negativamente certi fatti che cadono sotto i nostri occhi tutti i giorni? Negativamente, è ovvio, secondo un giudizio che tiene conto del Vangelo e dell’insegnamento della Chiesa. Le ragioni sono diverse. Certamente, non ci sfugge il danno incalcolabile arrecato all’uomo quando questi si dimentica di Dio. Danno al quale s’aggiunge anche la beffa, ogniqualvolta la trasgressione della legge divina è promossa, perseguita e magnificata come conquista di civiltà.
Nel campo del progresso e della conquista di nuovi diritti siamo ormai abituati a vedere collocate cose che giudichiamo severamente: divorzio, aborto, manipolazioni della vita umana, eutanasia, fecondazione artificiale, omosessualità esibita, perversioni d’ogni genere (fa eccezione, per ora, la pedofilia) e qualcuno si spinge già – come spiega Sansonetti più avanti – a promuovere come conquista anche l’infanticidio. E lo sgomento s’accresce quando constatiamo quotidianamente quell’inarrestabile tendenza che vede la storia della Chiesa, la sua dottrina, la sua opera, la sua presenza essere minimizzate, ridicolizzate, banalizzate, quando non apertamente osteggiate.
Se poi consideriamo che anche in casa cattolica è ormai palese l’opera di chi – pastore, intellettuale o semplice fedele – “rema contro”, lo sconforto aumenta e pare senza misura. Tutto ciò rattrista, o almeno dovrebbe rattristare ogni cristiano. Ed è giusto che sia così. Purché sia chiaro che il primo, vero – e per il mondo incomprensibile – motivo di tanto dolersi è il fatto che l’uomo, usando male della libertà, offende il suo Creatore. Quel Dio che lo ama, custodisce, che lo riscatta con il sacrificio di suo Figlio e che gli ha preparato una dimora colma di gioia in Cielo. È lo schiaffo dato a Dio con il peccato la prima causa – che tutte le altre comprende e spiega – che dovrebbe generare umana tristezza nel cuore di ogni buon cristiano. Perché Dio viene prima di tutto.
È un primato, questo, dimenticato anche in casa nostra. Perciò risulta difficile per tanti di noi maturare piena e convinta consapevolezza che la vera soluzione ai mali del mondo – come va ripetendo papa Benedetto XVI – sta nel ritornare a Dio, nel tener conto della sua volontà e della sua legge quando si regola la vita dei singoli e della società. Darsi da fare per promuovere questo ritorno, quindi per una “nuova evangelizzazione”, è il compito del nostro Timone, che si sforza – con pochi mezzi a disposizione, purtroppo – di presentare la ragionevolezza del credere e difenderla dalle contestazioni.
Lo sconforto umanamente comprensibile, vista anche la sproporzione esistente tra i mezzi di cui dispone la Chiesa e quelli straordinariamente più potenti utilizzati dai suoi nemici, non deve, tuttavia, mai trasformarsi in disperazione. Se la battaglia è dura, se molti e ripetuti sforzi non sembrano dare i frutti sperati, se l’avanzata delle forze del Male sembra incontenibile, il cristiano sa che il vero Padrone del mondo, il vero Signore dell’universo, il vero Re di tutti i re è Colui che ha detto di sé stesso: «Io ho vinto il mondo». Alla fine, Lui – e solo Lui – sarà il vincitore.
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