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12.12.2024

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Profilo di Papa: Eugenio III
3 Giugno 2014

Profilo di Papa: Eugenio III

Cistercense, discepolo di San Bernardo, difende il potere temporale della Chiesa contro le pretese della Repubblica romana. Scomunica il predicatore eretico Arnaldo da Brescia e organizza la Seconda Crociata

 

 

 

Nome:                                   Pietro Bernardo

Data nascita:                      sconosciuta

Elezione:                              15 febbraio 1145

Consacrazione:                 18 febbraio 1145

Durata:                                 8 anni, 4 mesi, 21 giorni

Data morte:                         a Tivoli l’8 luglio 1153

Sepolto:                               S. Pietro, Roma

Beatificazione:                   3 ottobre 1872

Festa:                                               8 luglio

Posizione cronologica:   167

 

 

 

 

 

Eugenio III (1145-1153) sale al soglio di Pietro in un periodo molto travagliato per Roma, sferzata dalla violenta quanto eretica predicazione di Arnaldo da Brescia. Eugenio è eletto segretamente presso la chiesa di S. Cesareo sul Palatino il 15 febbraio 1145, in seguito alla morte in battaglia del predecessore papa Lucio II (1144-1145) il quale, non volendo accettare passivamente l’abolizione unilaterale del potere temporale della Chiesa da parte del Senato romano, assalta il Campidoglio nonostante l’esiguo esercito a sua disposizione. Muore dopo qualche giorno per le gravi ferite riportate in battaglia.

 

Il primo Papa cistercense

Eugenio III è il primo Papa cistercense: non rinuncia né allo stile di vita né all’abito del suo ordine monastico. È nato a Montemagno nei pressi di Pisa in data sconosciuta. Prima dell’elezione si chiamava Pietro Bernardo. Sembra abbia origini piuttosto umili, dato che san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), suo grande amico e guida spirituale, lo descrive come “homo rusticanus”.

San Bernardo, una delle personalità più importanti del secolo, pur considerando la nomina a Papa di Eugenio opera della Provvidenza, non la vede di buon occhio perché considera molto concreto il rischio di peccare di vanità, a causa dell’eccessiva esposizione che inevitabilmente il ruolo di pontefice comporta. Compone il trattato De Consideratione, una sorta di guida per chi detiene il governo della Chiesa. In esso ricorda al suo “discepolo” Eugenio di non tralasciare, nel turbinio degli impegni di stato, la meditazione e la preghiera per la salvezza della sua anima. Nel trattato insiste molto sul concetto dell’assunzione di guida delle anime come servizio e non come gestione del potere. Inoltre, mette in guardia Eugenio dalla schiera di profittatori che si troverà attorno e lo esorta a non indietreggiare mai nell’annuncio della vera fede. Ha parole altissime per la dignità papale: il Papa è «carne della carne di Dio, spirito dello spirito di Dio».

Il popolo insorge alla notizia dell’elezione di Eugenio III tanto da intercettarlo sulla via che dal Laterano, dove è stato intronizzato, lo dovrebbe portare a San Pietro per essere consacrato. Nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 1145, il neo eletto fugge presso il monastero di Farfa per poter continuare la cerimonia di consacrazione che avviene compiutamente il 18 febbraio.

 

Scontro con Arnaldo da Brescia

La ribellione del popolino è la fotografia della situazione di Roma, arroventata dalle infuocate prediche dell’eretico Arnaldo da Brescia che ha l’intento di annullare l’autorità morale del papato e soprattutto il tanto odiato potere temporale, pretendendo che la Santa Sede accetti la repubblica come organo di governo della città. Dopo la fuga a Farfa, Eugenio si trasferisce a Viterbo e qui vi rimane 8 mesi. Quindi, alternando ritorni sporadici a Roma – in cui risiede solo un anno e mezzo circa nell’arco di 8 anni di regno – si sposta a Tuscolo, Ferentino e Segni. E tuttavia, la sua autorità non è sminuita, anzi il suo governo si distingue per lungimiranza e saggezza.

A Viterbo, Eugenio incontra Arnaldo da Brescia, il quale sembra chieda perdono al Papa per la grave situazione in cui ha messo Roma, sollecitandolo a ritornare. Alla fine del 1145, quando il Papa ottiene il ripristino del legittimo prefetto rappresentante del potere imperiale al posto dello scomunicato Giordano Pierleoni, torna con un’accoglienza trionfale. Riesce a celebrare il Natale ma è nuovamente costretto a lasciare Roma già nel gennaio 1146. Decide di tornare nella “sua” Cluny per poi trasferirsi a Parigi, dove è accolto calorosamente dal re Luigi VII. Dopo aver celebrato importanti sinodi a Parigi, a Treviri e a Reims, nel 1148 ritorna in Italia; da Cremona scomunica Arnaldo da Brescia.

Pur non influenzando direttamente le decisioni di governo, san Bernardo ispira molte scelte di Eugenio come, ad esempio, quella di promulgare la seconda Crociata, indetta dopo la caduta in mano turca, il 24 dicembre 1144, di Edessa. L’appello è accolto con entusiasmo dal re di Francia Luigi VII, che coinvolge lo stesso San Bernardo per la predicazione e la promozione della campagna presso i popoli cristiani. Naturalmente la veemenza, la forza e l’entusiasmo del santo mobilita una grande quantità di pellegrini armati, soprattutto dalla Francia e dalla Germania. Anche Eugenio si reca due volte da Luigi VII per organizzare la spedizione. Si schierano così due grossi eserciti, quello francese e quello tedesco guidato da Corrado III di Germania (1138-1152). Ma, seppur iniziata sotto i migliori auspici, i risultati saranno disastrosi, tanto che già Bisanzio, memore dei problemi arrecategli dalla prima Crociata, accoglie i pellegrini con indifferenza. Per di più, l’esercito non riesce a riconquistare Damasco difesa dai turchi, che si rivelano più organizzati del previsto.

 

Il patto con l’Imperatore

Con la Crociata si riafferma il fatto che a guidare la società non è tanto l’Imperatore ma il Papa: è a lui che i principi e i re obbediscono quando decide di intraprendere qualche impresa. Il Papa si rivela perciò guida non solo negli affari spirituali ma anche nelle vicende temporali. Eugenio III, nel sinodo di Reims, richiama il fatto che Gesù ha conferito a Pietro il governo sia delle anime sia della società: la spada spirituale è della Chiesa e del Papa, mentre la spada temporale è portata dall’imperatore al servizio della Chiesa su delega di quest’ultima.

Permanendo la situazione di Roma molto difficile, Eugenio decide di risolverla chiedendo aiuto all’imperatore Federico I Barbarossa (1152-1190) con il quale ha sottoscritto un accordo in occasione della Dieta di Costanza.

Dapprima i rapporti con Federico non sono idilliaci, perché questi interviene nelle decisioni di vita ecclesiastica e nella elezione dei vescovi, trasgredendo le decisioni del concordato di Worms del 1122 che prevede precise regole in materia di investiture ecclesiastiche che escludono ingerenze dell’imperatore.

Eugenio, conscio che una rottura con Federico non gli avrebbe giovato, chiede di stipulare nuovi accordi di collaborazione, che Federico controfirma a Costanza in occasione della Dieta del 23 marzo 1153. In pratica, i due “sovrani” garantiscono la difesa dell’onore reciproco: l’Imperatore s’impegna a eliminare la repubblica a Roma e favorire la “sottomissione” del popolo romano al Papa, oltre a difendere la persona del pontefice anche con i propri beni; Eugenio assicura la concessione della corona imperiale la prima volta che Federico si fosse trovato a Roma e di non riconoscere ai bizantini nessun diritto in Italia.

Eugenio muore l’8 luglio del 1153 a Tivoli (anche il trapasso avviene lontano da Roma), prima dunque che potesse incoronare Federico. Poco più di un mese dopo scompare anche il suo grande maestro san Bernardo di Chiaravalle. Sul corpo di Eugenio III viene trovato il cilicio penitenziale. Da subito inizia la venerazione da parte di quello stesso popolo che prima l’aveva duramente osteggiato. Il 3 ottobre 1872 Pio IX lo beatifica.

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