Un pontificato nato tra scontri intraecclesiali, che vedono contrapporsi Papa e antipapa. Eppure, molti sono i lati positivi di questo pontefice, che promuove nuovi ordini religiosi, cura la formazione del clero e rinnova la disciplina ecclesiastica
Il cardinale diacono Gregorio Papareschi nasce in data sconosciuta (probabilmente nell’ultimo quarto dell’XI secolo) a Roma nel quartiere di Trastevere.
Diventa un monaco benedettino dalla profonda pietà e dal carattere fermo e irreprensibile, ma mitigato da una grande amabilità nei rapporti interpersonali.
Canonico regolare presso la basilica lateranense, diventa cardinale diacono nel 1116. Si rivela subito un abile diplomatico tanto da essere utilizzato in diverse legazioni, in particolare in qualità di negoziatore all’importante Concordato di Worms (1122).
La sua elezione al soglio pontificio è singolare, in quanto avviene in contemporanea con la nomina di un antipapa, dando con ciò il via a un vero e proprio scisma che si risolverà solo tra molte difficoltà in quanto l’antipapa è votato all’interno dello stesso collegio cardinalizio.
Innocenzo II è eletto nel monastero dei SS Andrea e Gregorio al Celio nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 1130, in tutta fretta subito dopo la morte di Onorio II (1124-1130), grazie all’abile mossa del cardinale cancelliere Aimerico, che costituisce un comitato straordinario di otto cardinali elettori. Nella tarda mattinata del 13 febbraio, nella basilica di San Marco, altri 24 cardinali scelgono come antipapa il cardinale Pietro Pierleoni che assume il nome di Anacleto II. Il giorno 23 entrambi i contendenti sono consacrati pontefici: Anacleto II in San Pietro, Innocenzo nella basilica di S. Maria Nova. Si hanno così due “papi” frutto della rivalità delle due famiglie rivali di Roma, i Papareschi e i Pierleoni.
Le due elezioni presentano aspetti sia di regolarità sia di irregolarità. Tuttavia, si può considerare l’elezione di Innocenzo come avvenuta per volontà della “sanior pars”, la parte del collegio cardinalizio degli anziani più saggia: è un metodo cui si ricorre per evitare che le votazioni avvengano solo attraverso il valore dei numeri e non anche degli uomini che votano. Inoltre, Innocenzo è consacrato dal vescovo di Ostia che è colui che attesta l’ufficialità delle elezioni papali.
Tuttavia, nell’incertezza, la legittimazione delle due elezioni deve passare, eccezionalmente, attraverso il riconoscimento della Chiesa universale e dei sovrani dei vari regni.
Fatto unico, ma che dimostra come il Papa sia in quel periodo fondamentale anche per i rapporti politici tra le nazioni.
Nel 1130 già tutta la Germania, la Francia e successivamente l’Inghilterra e la Spagna si schierano con Innocenzo, che può contare anche sull’appoggio di alcune Congregazioni piuttosto influenti come i Cistercensi di San Bernardo di Chiaravalle, i Premostratensi, i Camaldolesi e i Certosini.
Anacleto è sostenuto principalmente dai Cluniacensi, dal popolo romano, dal normanno Ruggero II (1095-1154) re di Sicilia e da alcune zone d’Italia.
A Roma nello scontro delle fazioni, acuito anche dalla scomunica che Innocenzo II lancia solennemente il 2 marzo 1130 contro Anacleto, vede la peggio proprio Innocenzo, costretto a fuggire in Provenza. Qui viene accolto trionfalmente e trova un potente alleato in san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) che da subito lo sostiene, adoperandosi per acclamarlo legittimo pontefice.
Il re Luigi VI il Grosso (1108-1137) convoca un Concilio a Etampes, nel 1130, per tentare di dirimere la questione: Bernardo rileva l’elevata qualità morale dei due papi e la loro dignità a ricoprire il ruolo per il quale sarebbero designati, ma sottolinea la maggiore autorevolezza di Innocenzo, mostrando delle riserve su Anacleto II anche per via delle origini ebraiche della sua famiglia, i banchieri Pierleoni.
Innocenzo II conclude la sua permanenza in Francia con il concilio di Reims (18-26 ottobre 1131) nel quale, alla presenza di numerosi vescovi e abati, ribadisce le scomuniche contro i nemici della Santa Sede, conferma il suo programma di riforma della Chiesa proclamato al precedente concilio di Clermont e le disposizioni in materia di disciplina ecclesiastica, oltre a ricevere diverse attestazioni d’obbedienza da parte delle autorità.
Nel 1132, Innocenzo rientra in Italia accompagnato dall’esercito del re Lotario II, cui promette la corona imperiale se non riconosce Anacleto come papa. Il 4 giugno 1133, in una solenne celebrazione al Laterano (la parte della città dove è situata la basilica di San Pietro è ancora occupata dai sostenitori di Anacleto II), Lotario II è incoronato capo del Sacro Romano Impero, dopo aver rinnovato il giuramento di vassallaggio verso il Papa insieme con la sua consorte.
Dopo l’incoronazione, l’imperatore, in segno di profonda riverenza, si prostra ai piedi del Papa baciandoli e tenendo le briglie della mula bianca che trasporta il pontefice fuori dalla basilica.
La morte improvvisa di Anacleto il 25 gennaio 1138 è la premessa per una rapida conclusione dello scisma: Innocenzo II può così dedicarsi con maggiore attenzione alla cura delle anime e alla vita religiosa della Chiesa.
Convoca nell’aprile del 1139 a Roma il secondo Concilio Lateranense, che successivamente verrà conteggiato come decimo Concilio ecumenico. All’apertura, davanti a circa un migliaio tra cardinali, vescovi e chierici di vario livello, Innocenzo sottolinea l’importanza dell’unità della Chiesa.
Per Anacleto ha parole durissime; scomunica chi ancora lo sostiene, come ad esempio Ruggero di Sicilia. Viene ristabilita così la piena unità della Chiesa, condannando una volta per tutte le ordinazioni fatte dall’antipapa.
Pene severe vengono comminate agli scismatici, scomunicando i nicolaiti e i seguaci di Arnaldo da Brescia; per coloro che non si avvedono dei propri errori c’è la minaccia della consegna al braccio secolare: è il primo accenno all’Inquisizione. Innocenzo poi afferma che solamente il consenso del pontefice romano conferisce la legittimazione delle cariche ecclesiastiche, ribadendo così il supremo primato del vescovo di Roma sulla Chiesa universale. Viene inasprita la disciplina ecclesiastica e si mira a migliorare la moralità del popolo cristiano, proibendo, tra l’altro, l’usura e lo svolgimento dei tornei; più attenzione viene posta alla famiglia e al celibato dei chierici che viene ribadito come necessario. Si rinnova il rifiuto delle investiture laiche e della simonia, consolidando le linee guida della riforma gregoriana, che viene così portata definitivamente a compimento. Alla scomunica, Ruggero reagisce allestendo una potente flotta per sbarcare a Salerno nel 1139.
Papa Innocenzo accetta il confronto militare pensando di poter avere la meglio, sicuro al punto da guidare personalmente le operazioni militari. Con un esercito raccogliticcio, viene però sonoramente sconfitto il 22 luglio 1139 sulle sponde del fiume Garigliano. Sconfitto e prigioniero, il Papa è costretto a firmare a Mugnano il 27 luglio una resa piuttosto avvilente: toglie la scomunica e riconosce il feudo della Sicilia a Ruggero. Innocenzo può così essere liberato e ritornare a Roma. Colto da forti febbri, dovute anche all’apprensione per i tumulti scoppiati tra Roma e Tivoli, muore il 24 settembre 1143. â–
Il Timone, Dicembre 2014
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