L’epoca contemporanea, quella successiva alla caduta del Muro di Berlino, avvenuta nel 1989, è un’epoca particolarmente confusa. Il venir meno della contrapposizione ideologica e politica che ha dominato i decenni seguenti la seconda guerra mondiale fra il mondo occidentale e quello comunista – la cosiddetta “guerra fredda” – ha favorito l’emergere di una serie di conflitti internazionali che ci appaiono difficilmente interpretabili. La diminuita capacità di seduzione delle ideologie che hanno accompagnato il secolo XX è certamente un fatto positivo, perché allontana gli uomini dall’ errore, ma ha creato un vuoto culturale che è stato occupato da un’altra ideologia, la quale si presenta come non ideologica, ma in realtà induce le persone a un nuovo errore, al relativismo, al disprezzo della stessa ricerca della verità.
Mai come oggi, dunque, l’essere umano ha bisogno di punti di riferimento a cui chiedere l’orientamento in mezzo ai dubbi, alle difficoltà interpretative e alle scelte che questo mondo postmoderno, come viene definito, pone quotidianamente. Se poi il punto di riferimento non è soltanto carico di saggezza umana, frutto di esperienza secolare e di buona dottrina, ma è garantito dall’ assistenza divina, allora si deve veramente ringraziare il Signore della storia di aver lasciato agli uomini una Chiesa per aiutarli a incamminarsi e a rimanere sulla strada maestra che porta alla felicità eterna.
Questa strada è indicata dal Magistero della Chiesa, quello del Papa e dei vescovi in comunione con Lui. Il dogma dell’infallibilità del Papa, decretato dal Concilio Vaticano I, nel 1870, significa appunto la garanzia dell’ assistenza dello Spirito Santo al Papa nell’atto d’insegnare in materia di fede e di morale. E questa assistenza non riguarda soltanto gli atti straordinari del Magistero (come la proclamazione di un dogma, per esempio quello dell’Immacolata Concezione), ma anche il Magistero ordinario, costituito dalle encicliche, dalle Lettere apostoliche e dai diversi discorsi che costituiscono appunto l’insegnamento ordinario con cui il Pontefice si rivolge ai fedeli e a tutti gli uomini.
Nella Chiesa, oggi, esiste un problema di trasmissione e di accettazione del Magistero, in primo luogo perché è poco conosciuto. Secondo una pessima abitudine giornalistica, il Santo Padre appare sulle prime pagine dei giornali quando qualche suo intervento si presta alla compilazione di un titolo capace di suscitare scalpore, ma raramente gli stessi sacerdoti e fedeli risalgono al testo completo del discorso o del documento pontificio. Così il Papa è molto più amato per la sua indubbia “carica di umanità” – che è anch’ essa un importante “segno” – piuttosto che per i contenuti del suo insegnamento. Capita spesso di ascoltare la ripetizione di errori circa la morale personale e sociale o i rapporti tra fede e ragione, per denunciare i quali il Magistero si è ripetutamente espresso, peraltro senza mai arrivare a destinazione, cioè all’ attenzione del fedele. Frequentemente si sente dire che il Magistero pontificio sarebbe troppo difficile da comprendere per il fedele non particolarmente colto, senza accorgersi che proprio questa affermazione dovrebbe spingere i teologi, i parroci, i sacerdoti, i catechisti e gli intellettuali cattolici a riproporlo, spiegando lo e rendendolo comprensibile agli stessi fedeli.
Da dieci anni conduco una rubrica settimanale su Radio Maria intitolata La voce del Magistero, con la quale cerco di contribuire a una maggiore e migliore conoscenza del Magistero della Chiesa, leggendo e commentando i principali documenti o discorsi del Papa e anche di vescovi. Grazie alla cortese richiesta del fraterno amico Gianpaolo Barra, cercherò di fare la stessa cosa per i lettori de Il Timone.
“Il romano pontefice e i vescovi sono i dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita. Il Magistero ordinario e universale del Papa e dei vescovi in comunione con lui insegna la verità da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare”
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2034)
“Il grado più alto nella partecipazione all’autorità di Cristo è assicurato dal carisma dell’infallibilità. Essa si estende tanto quanto il deposito della divina Rivelazione; essa si estende anche a tutti gli elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate”
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2035)
“L’autorità del Magistero si estende anche ai precetti specifici della legge naturale, perché la loro osservanza, chiesta dal Creatore, è necessaria alla salvezza. Richiamando le prescrizioni della legge naturale, il Magistero della Chiesa esercita una parte essenziale della sua funzione profetica di annunziare agli uomini ciò che essi sono in verità e di ricordare loro ciò che devbono essere davanti a Dio”
(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2036)
IL TIMONE N. 3 – Anno I – Settembre/Ottobre 1999 – pag. 14 – 15