Il credente è un signore che accetta un miracolo, se a questo l’obbliga l’evidenza”. La nota affermazione di Gilbert Keith Chesterton può efficacemente riassumere il contenuto dell’ultimo libro scritto a quattro mani da Rino Cammilleri e Vittorio Messori (Gli occhi di Maria, Rizzoli, Milano 2001, 319 pp. 16,53 euro), entrambi autori ben noti al pubblico cattolico (e non) per la loro attenzione alla storia, indagata e letta alla luce della Rivelazione che, proprio perché divina, illumina le menti rendendole capaci di superare le fredde barriere del “fatto” e di comprendere il significato dei tempi.
L’occasione del testo è riferire su miracoli – decine se non centinaia di miracoli – accaduti in Italia Centrale, da Ancona a Perugia, da Rimini a Recanati, da Jesi a Civitavecchia e infine a Roma, dal 1796 al 1797, aventi per soggetto quasi sempre la SS. Vergine. Dal 25 giugno 1796 Maria si rende presente fra gli uomini: quadri, affreschi, mattonelle votive che ritraggono la Madonna solitamente a mezzo busto e con lo sguardo rivolto verso il basso, si animano, gli occhi della Vergine si muovono verso l’alto, cambia il colore del volto, muta l’espressione. I prodigi sono riportati da Cammilleri in modo scrupoloso, con la ricostruzione dei processi canonici indetti per accertarne l’autenticità e limitati a ventisei casi sui cento e più dichiarati. Nelle pagine scorrono nomi di testimoni oculari dei fatti appartenenti a tutte le categorie sociali: dal parroco alla marchesa, dal capitano della guardia civica al padre cappuccino, dal portiere all’architetto e così via. L’autore, come è solito fare, prende spunto da questi avvenimenti per condurre il lettore in un excursus sulla storia italica di quei tristi anni d’occupazione napoleonica, stragi, persecuzione sociale e religiosa, furto e rapina del nostro patrimonio artistico. Sebbene interessante/non si esaurisce in questo lo scopo del volume. Piuttosto mi pare di cogliere come parte centrale dell’opera il tentativo di Cammilleri di pro porre una riflessione meta-storica dei fatti enunciati, che diventa teologia della storia nell’ultimo capitolo, sviluppato sotto forma di intervista con Vittorio Messori.
Alcuni spunti di riflessione: non grandi e famosi quadri della Vergine, pure numerosi a Roma e in tutta Italia, sono oggetto dei miracoli, ma umili immagini, spesso semplici edicole di strada, le famose “mattonelle” che la devozione popolare ha posto agli angoli delle vie a ricordo di qualche grazia o a richiesta di protezione, quasi a ricordare la virtù della modestia e dell’umiltà che tanto si contrappone alla prosopopea illuminista e rivoluzionaria portata in Italia da Napoleone. Proprio il grande Imperatore è messo in antitesi con san Giuseppe Benedetto Labre, la ricognizione delle cui spoglie avviene a Roma con grande solennità il giorno prima che inizino i miracoli ad Ancona. Tanto l’imperatore dei francesi si è fatto grande agli occhi degli uomini, non risparmiando, a questo fine, violenze e soprusi, morte e desolazione, tanto il santo barbone si è fatto umile e dimesso, nascosto ai potenti ma grande agli occhi di Dio.
Nell’estate di quel 1796 grandi avvenimenti si stavano compiendo per le sorti dell’Italia e del Papato: Napoleone stava scendendo nella penisola sottomettendola alla Francia rivoluzionaria ed ecco Maria interviene quasi a consolare e rinforzare il suo popolo nella fede, come anni dopo – nel 1830 – porterà ai fedeli la Medaglia miracolosa a istruire e confortare i cattolici che stavano per vedere l’ultimo atto rivoluzionario nella deposizione del re Carlo X sostituito dal “re borghese” Luigi Filippo d’Orléans. E ancora nel 1846 a La Salette prima del grande sconvolgimento del ’48, nel 1856 a Lourdes, nel 1871 a Pontmain mentre la Francia è distrutta dalla sconfitta di Sédan dell’anno precedente, dall’occupazione prussiana e dalla Comune di .Parigi, nel 1917 a Fatima pochi mesi prima della Rivoluzione bolscevica origine di centinaia di milioni di morti in tutto il mondo, nel 1933 a Beauraing e a Banneux mentre in Germania sta salendo al potere Hitler, e ancora dal 1981 a Medjugorje (ma in questo caso la Chiesa non si è ancora pronunciata), in una terra per molto tempo contesa dai turchi…
Spunti di riflessione, nulla di più, ma spunti che in un certo senso obbligano il lettore contemporaneo a interrogarsi sul miracolo e sul mistero. Da un libro di Messori e Cammilleri non ci si attende di meno, né sì può chiedere di più.
IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 10