Hanno perso il referendum, ora vogliono farla pagare alla Chiesa. E all’inizio dell’anno scolastico entra nel mirino l’insegnamento della religione cattolica.
Ma un problema effettivamente c’è: quell’ora sta perdendo la sua identità.
E con il pretesto del multiculturalismo si rischia la spallata definitiva.
Tutto come previsto. Le lobby che hanno voluto il referendum sulla fecondazione artificiale, all’indomani della clamorosa sconfitta hanno trovato il capro espiatorio nella Chiesa cattolica. E così è partita l’offensiva: il Papa, il cardinal Ruini, l’8 per mille sono stati i primi obiettivi, ma non poteva mancare l’attacco all’ora di religione. A suonare la carica ci ha pensato il quotidiano Repubblica: con ampi servizi ha presentato dei dati inventati e manipolati per dimostrare che c’è un crollo nelle adesioni degli studenti all’ora di religione. Le cifre sono state prontamente smentite dal Ministero dell’Istruzione, secondo cui a livello nazionale le adesioni sono del 91,8%, ma Repubblica non si è certo fermata. E non a caso ha legato direttamente la questione dell’ora di religione al referendum. Perché in ballo non ci sono anzitutto i numeri, ma il contenuto. E proprio sui contenuti dell’Insegnamento della religione cattolica (IRC) – e nel tentativo almeno di modificarli – possiamo essere sicuri che si intensificheranno gli attacchi di questi “intellettuali senza popolo”.
Proprio per questo lasciano perplessi certe iniziative che nascono in ambito cattolico e sembrano andare nella stessa direzione. Il riferimento è all’iniziativa dell’Abbazia di Vallombrosa che, in collaborazione con l’Università di Siena ed altre realtà, ha promosso un Convegno svoltosi all’inizio di settembre, dal titolo «Scuola pubblica e cultura religiosa in una società sempre più pluralista e multiculturale». Tra gli obiettivi dichiarati di tale Convegno c’era anche la formulazione di una proposta riguardante l’insegnamento della Religione nelle scuole, che avrebbe notevoli conseguenze sull’IRC Concordatario.
I punti qualificanti della proposta del «Gruppo di Vallombrosa» possono essere così sintetizzati:
1. «L’obiettivo a cui tendere… [è] l’istituzione di un corso autonomo, con disciplinarietà specifica di cultura religiosa obbligatorio per tutti, a gestione scolastica, come approccio educativo e culturale al fatto religioso…»
2. «Si tratta di un corso curricolare che nel suo profilo disciplinare e nella preparazione degli insegnanti sappia considerare la fenomenologia dei fatti religiosi…»
3. Per fare questo, visto che «allo stato attuale della normativa la proposta non appare certo realizzabile in tempi brevi» si suggeriscono alcune strade che la possano rendere attuabile. In particolare, si suggerisce di usare la normativa sulla sperimentazione e le indicazioni sugli obiettivi specifici dell’IRC per «cominciare a pensare una sperimentazione di insegnamento di cultura religiosa per tutti, da realizzare dapprima a livello locale, … per trarne indicazioni per il futuro…».
L’unica cosa su cui si può concordare è la necessità e l’urgenza di affrontare la questione dell’insegnamento della religione nelle scuole italiane, ma per motivi ben diversi – se non opposti – a quelli evocati dal “Gruppo di Vallombrosa”. Il problema non sta nel fatto che “è troppo cattolica”, ma esattamente nel contrario, ossia in una identità annacquata. In particolare vale la pena sottolineare che:
1. in molti casi la proposta dell’IRC è priva di dignità culturale;
2. l’insegnamento è generico e non rispondente alla sua natura di IRC (dove con C si intende la sua qualificazione Cattolica);
3. anche se molto si è fatto in questo senso, a volte la valenza culturale è in sottordine rispetto ad una sua preoccupazione catechistica;
4. l’avere a disposizione un’unica ora di insegnamento pone tale materia in situazione di obiettiva «diversità» rispetto ad ogni altra disciplina scolastica;
5. la questione dell’ora «alternativa» non è – nella maggior parte dei casi – affrontata con serietà (fino alla possibilità di uscire da scuola se non ci si avvale di tale insegnamento…).
Vale la pena ricordare quanto il cardinal Martini scrisse nel 1985, ovvero che «l’IRC nella scuola rende possibile alla scuola di essere veramente tale». Perciò la vera urgenza è quella di recuperare il valore dell’IRC secondo il Concordato, nella sua duplice caratteristica di strumento di natura culturale e dove la sua confessionalità non è in contrasto con la laicità dello Stato e della scuola pubblica.
Inoltre, è doveroso riconoscere lo sforzo notevole che la Conferenza Episcopale Italiana ha realizzato in ordine agli Istituti Superiori di Scienze Religiose, che hanno prodotto una più seria qualificazione degli Insegnanti di Religione Cattolica. E proprio riferendoci a questi ultimi, non possiamo dimenticare che la legge sullo stato giuridico, che dopo il Concorso ha immesso in ruolo moltissimi insegnanti, potrebbe essere vanificata dalla proposta di Vallombrosa.
Per quanto riguarda la preoccupazione – certamente positiva – per l’insegnamento della religione in un contesto multiculturale, non dobbiamo peraltro nasconderci i rischi sia della pratica abolizione dell’IRC sia della possibile ideologizzazione e strumentalizzazione dell’insegnamento di tale tipo di religione. Ma soprattutto la multiculturalità non può essere un pretesto per cancellare la specificità della “ricchezza italiana”, che ha offerto un autentico servizio per la riscoperta di quella identità – italiana ed europea – che costituisce una reale ricchezza e possibilità di integrazione e dialogo. Non vogliamo dimenticare la grande lezione di Giovanni Paolo II: «L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo – non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere – deve… avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in lui con tutto se stesso».
E questo è un aiuto ad un autentico dialogo tra gli uomini, i giovani in particolare.
PER SAPERNE DI PIU’
Come sostegno alla riscoperta dell’identità dell’Insegnamento della Religione cattolica nelle scuole, già da diversi anni è attivo un sito internet,
www.culturacattolica.it, che vanta una frequenza giornaliera di 3500-4000 pagine visitate. Il sito si rivolge in particolare al mondo della scuola e degli insegnanti di religione e offre anche una apposita consulenza giuridica curata dal prof. Nicola Incampo con una rubrica di Domande e Risposte.
Il sito, di cui don Gabriele Mangiarotti è responsabile, offre la possibilità di un serio e appassionato confronto, a partire da una chiara identità, con uomini di tutte le culture. Il suo motto è, infatti, «Mille argomenti. Un solo giudizio».
RICORDA
«Una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà. Orbene la coscienza e la libertà chiamano in causa i beni ultimi, universali, fondamentali dell’esistenza. Quello che, poi, la coscienza e la libertà decideranno circa questi beni, è un compito delle singole persone. Ma è compito della scuola porre correttamente il problema. L’insegnamento della religione, che riguarda appunto le questioni decisive, i fini ultimi della vita, aiuta la scuola a svolgere questo compito».
(Carlo Maria Martini, Andiamo a Scuola, Lettera di Natale 1985).
IL TIMONE – N. 46 – ANNO VII – Settembre/Ottobre 2005 – pag. 18 – 19