I miracoli eucaristici sono fatti che confermano la fede. Quello di Bolsena del 1263 è alla base della festa del Corpus Domini. Di fronte a quello di Lanciano dell’VIII secolo, che fu il primo, la scienza dichiara: «Non è un falso»
«L’Eucaristia è il pane che dà l’immortalità», diceva sant’Ireneo. E sant’Agostino: «Vivi in modo da meritare di comunicarti ogni giorno». Il sacrificio eucaristico è al centro della vita cristiana, ne costituisce il cuore. La festa del Corpus Domini nacque nel 1246 nella diocesi di Liegi, in Belgio, come risposta a furor di popolo alle tesi eretiche di Berengario di Tours, che sosteneva che la presenza di Cristo nell’Eucaristia non è reale, ma solo simbolica. Fu papa Urbano IV che estese la solennità a tutta la Chiesa cattolica, con la bolla Transiturus de hoc mundo dell’11 agosto 1264, in seguito anche al «miracolo eucaristico» avvenuto l’anno precedente nella chiesa di Santa Cristina a Bolsena (Viterbo): da un’ostia consacrata dal sacerdote boemo Pietro da Praga, scettico sulla reale presenza di Gesù, sgorgò tanto sangue da macchiare il candido corporale e i paramenti liturgici: queste reliquie sono oggi custodite nella cattedrale di Orvieto. Ma qual è stato il più antico miracolo eucaristico che si conosca?
I dubbi del monaco
Avvenne a Lanciano (Chieti) il primo prodigio noto legato all’Eucaristia, intorno alla metà dell’VIII secolo, nel tempo in cui l’attuale santuario era dedicato a due martiri del luogo, i santi Legonziano e Domiziano. Una lapide in pietra, incisa nel 1636, narra che «un monaco sacerdote dubitò se nell’hostia consecrata fusse veramente il corpo di Nostro Signore e nel vino il sangue. Celebrò Messa e, dette le parole della consecratione, vidde fatta carne l’hostia e sangue il vino». Un antico codice gotico redatto su pergamena in greco e in latino, che riportava la descrizione del prodigioso evento, venne trafugato nel 1560, cosicché la prima menzione esplicita del miracolo oggi disponibile risale al 17 febbraio 1574, quando una ricognizione ecclesiastica venne effettuata sulle reliquie dall’arcivescovo Antonio Gaspare Rodriguez. È una coincidenza davvero singolare, e che fa riflettere, che la chiesa del miracolo di Lanciano fosse in precedenza dedicata a san Longino, il soldato romano che, per accertarsi della morte di Gesù, ne aprì con la lancia il costato, dal quale uscì sangue misto ad acqua. Dopo la sua conversione al cristianesimo, Longino sarebbe tornato nella sua città natale di Lanciano e avrebbe subìto il martirio nel luogo in cui successivamente fu eretto quell’edificio sacro. In effetti, nei pressi della chiesa vi era una fontana dove venne trovata una lapide con la seguente iscrizione di epoca romana: «Q. Cassius Longinus sua p.[ecunia] f.[ecit]» (Quinto Cassio Longino fece a sue spese).
Le analisi sulla reliquia
Nel 1970 i Francescani, cui è affidata la cura pastorale del santuario, interpellarono il professor Odoardo Linoli, primario ospedaliero ad Arezzo e docente di anatomia, istologia patologica, chimica e microscopia clinica, per verificare la possibilità di svolgere sulle reliquie alcune indagini, con cinque precisi obiettivi: a) accertare l’istologia della carne; b) analizzare i componenti proteici e minerali del sangue; c) definire la natura del sangue e della carne; d) verificarne la specie; e) specificarne il gruppo sanguigno.
Il 18 novembre 1970 il professor Linoli asportò dalle reliquie 20 milligrammi di carne e 318 milligrammi di sangue e avviò una serie di ricerche che andarono avanti per quasi quattro mesi. Ma già l’11 dicembre 1970 i risultati di laboratorio avevano consentito al medico di inviare ai frati un telegramma sul quale venivano citati due versetti dal prologo del Vangelo di Giovanni: «In principio erat Verbum… et Verbum caro factum est» («In principio era il Verbo… e il Verbo si fece carne»). Il 4 marzo 1971 Linoli tenne a Lanciano una relazione scientifica che svelò al mondo il «mistero della carne e del sangue». Le considerazioni conclusive del professor Linoli si riassumono nei seguenti cinque punti:
1. Il sangue del miracolo eucaristico di Lanciano è risultato veramente tale, in base alla dimostrazione dell’emoglobina (ematina alcalina) con cromatografia in strato sottile, che ha pieno valore per il riconoscimento del sangue anche in materiali gravemente danneggiati.
2. La carne è risultata costituita da tessuto muscolare, che per l’unione sinciziale delle fibre si dimostra appartenente al miocardio. Sono stati evidenziati vasi ematici arteriosi e venosi e un duplice esile ramo del nervo vago. Inoltre, è stato ritrovato l’endocardio con i suoi tipici sollevamenti «rugosi» alla superficie cavitaria, la sua lamina di tessuto sottoendocardico contenente vasi ematici; in profondità, il normale miocardio. Questa diagnosi fu confermata anche dal professor Ruggero Bertelli, emerito di anatomia umana normale nell’università di Siena.
3. La carne e il sangue appartengono alla specie umana, come accertato in base alla reazione di precipitazione zonale di Uhlenhuth, risultata nettamente positiva entro cinque minuti nella provetta n. 1 (sangue), n. 2 (carne) e n. 3 (siero umano); mentre è risultata negativa nelle provette n. 4 (liquido di eluizione del sangue + siero di coniglio), n. 5 (liquido di eluizione della carne + siero di coniglio), n. 6 (siero di bue + siero antiproteine umane) e n. 7 (soluzione fisiologica + siero antiproteine umane).
4. Il gruppo sanguigno, determinato con il metodo dell’assorbimento-eluizione (secondo Siracusa, standardizzata da Fiori), è risultato identico (AB) nella carne e nel sangue, in quanto ambedue sono dotati degli agglutinogeni A e B.
5. Nel liquido di eluizione del sangue sono state dimostrate le proteine frazionate nei rapporti percentuali che hanno avvicinamenti al tracciato siero-proteico del sangue fresco normale, ma dal quale mostrano qualche scostamento sia per l’antichità del campione (un siero di sangue non è utilizzabile ai fini elettroforetici dopo 2-4 giorni di frigorifero), sia perché si tratta, contrariamente ai quadri siero-proteici noti dalla letteratura, di sangue intero, in luogo del siero di sangue, come d’obbligo.
Inaccettabile la tesi del «falso»
Nella relazione del professor Linoli si legge inoltre che «la diagnosi istologica di miocardio, fondata su indiscutibili elementi obiettivi, rende poco accettabile l’ipotesi di un “falso” effettuato in antico. Infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato il cuore da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficoltà, ottenere da un viscere cavo una “fetta” uniforme e continua, tenendo conto che le prime dissezioni anatomiche sull’uomo si ebbero posteriormente al 1300».
Nel 1981 il professor Linoli effettuò un ulteriore studio, utilizzando un frammento di tessuto che non era stato consumato nella precedente ricognizione, e all’osservazione microscopica emersero ulteriori dati. «Fra i nuovi reperti è comparso l’endocardio, la lamina di tessuto fibro-elastico che riveste tutte le cavità cardiache, bene distinto dal contiguo miocardio, mentre manca l’endotelio di copertura, andato dissolto nel tempo. La superficie endocardica si solleva nelle “trabecole carnee” che hanno nella Carne miracolosa lo stesso aspetto che nel cuore umano». Inoltre, ha dettagliato il primario, nella compagine del tessuto miracoloso sono apparsi alcuni lobuli di tessuto adiposo, nei quali penetra la muscolatura, fatto che riafferma trattarsi di muscolatura cardiaca ed esclude invece ogni possibile riferimento alla muscolatura scheletrica. Sono anche apparsi vasi sanguigni di calibro diverso, di tipo venoso e di tipo arterioso, in numero elevato, com’è proprio del muscolo cardiaco, sottoposto a incessante lavoro. In ultimo, sono stati identificati alcuni rami della innervazione cardiaca, completi della guaina fibrosa e dei fasci di fibre nervose sezionate secondo un piano trasversale od obliquo».
Prodigi che hanno lasciato il segno
In tutto sono diciassette le città italiane dove si conserva memoria di prodigi che hanno riguardato il pane e il vino consacrati. Oltre alle già citate Lanciano e Bolsena, la perplessità di un monaco a Bagno di Romagna (Forlì), nel 1412, fece riversare un po’ di sangue dal calice sul corporale, mentre a Cascia (Perugia), nel 1330, un sacerdote che pose per leggerezza nel breviario l’ostia destinata a un malato la ritrovò insanguinata. A Torino, nel 1453, un ostensorio rubato da un soldato si librò in aria e l’ostia ridiscese alcune ore dopo nel calice proteso dal vescovo. A San Pietro a Patierno (Napoli), nel 1772, le ostie contenute in due pissidi trafugate dal tabernacolo furono ritrovate intatte, sepolte in un campo. A Trani (Bari), verso il 1000, Alatri (Frosinone), nel 1228, e Offida (Ascoli Piceno), nel 1273, particole trafugate per motivi sacrileghi divennero vera carne. Nel 1730, a Siena, una pisside contenente molte ostie consacrate fu rubata nella basilica di san Francesco: ritrovate dopo tre giorni, sono tuttora incorrotte. A Ferrara, nel 1171, da un’ostia sprizzò un fiotto di sangue nella basilica di Santa Maria del Vado. A Firenze, nella chiesa di Sant’Ambrogio, avvennero due miracoli: nel 1230, gocce di vino consacrato rimaste nel calice furono rinvenute il giorno seguente trasformate in sangue; nel 1595, sei particole cadute tra le fiamme rimasero intatte. Pure a Morrovalle (Macerata), nel 1560, dopo un incendio si rinvenne l’ostia consacrata intatta nel corporale bruciacchiato. A Valvasone (Pordenone) è custodito il tessuto macchiato del sangue che, nel 1294, sgorgò da una particola consacrata rimasta impigliata in un telo. A Macerata, nel 1356, durante lo spezzare dell’ostia caddero alcune gocce di sangue sul lino dell’altare. Anche ad Asti, nel 1535, alla frazione del pane stillarono gocce di sangue sulla patena. Nel 1570, a Veroli (Frosinone), sacerdoti e fedeli ebbero, durante l’adorazione delle Quarant’ore, visioni soprannaturali.
Per saperne di più…
Renzo Allegri, Il sangue di Dio. Storia dei miracoli eucaristici, Ancora, 2005.
Alessandro Bramanti, I miracoli eucaristici alla luce della scienza, Servi della Sofferenza, 2011.
Raffaele Iaria, I miracoli eucaristici in Italia, Paoline, 2005.
Odoardo Linoli, Ricerche istologiche, immunologiche e biochimiche sulla carne e sul sangue del miracolo eucaristico di Lanciano, Edizioni SMEL, 1992.
Sergio Meloni – Istituto San Clemente I Papa e Martire, I miracoli eucaristici e le radici cristiane dell’Europa, Edizioni Studio Domenicano, 2005.
IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 22 – 24
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