L’ultimo libro di Rino Cammilleri. Non un testo di devozione, o una raccolta di messaggi. Ma uno strumento utile per capire un fenomeno imponente
Dopo più di 30 anni di (non ancora riconosciute) apparizioni, abbonda la letteratura su Medjugorje, in continuo aggiornamento. Pochi i libri contro, molti a favore: testi di devozione, o che descrivono la storia dei veggenti e raccolgono i messaggi della Vergine o, ancora, che si soffermano su guarigioni fisiche e spirituali. Medjugorje, il cammino del cuore, di Rino Cammilleri (Mondadori, € 17,50), sottotitolo Credo senza aver visto, si distingue perché inserisce gli straordinari avvenimenti cominciati nell’estate 1981 in uno sperduto villaggio dell’Erzegovina, in un preciso contesto storico e religioso. A partire dai due viaggi effettuati laggiù dall’Autore nel 1990 e nel 2011. Cammilleri non vive esperienze soprannaturali, ma la sua fede esce confermata e rafforzata. L’abbiamo intervistato.
Il tuo libro è l’ultimo in ordine di tempo su Medjugorje. Come mai hai aspettato tanto tempo a scriverlo? Ti mancava l’ispirazione o ci sono altri motivi?
«L’idea mi è venuta solo dopo il mio secondo viaggio. Ho esitato a lungo anche perché ormai il tema è dilagato sui media, ci sono anche dispense settimanali… Ho pensato, tuttavia, che mancava una voce dei senza voce, quella maggioranza necessariamente silenziosa che a Medjugorje non ha visto nulla di “speciale” se non i frutti che garantiscono della bontà dell’albero. Così, ho voluto mettere su carta i miei pellegrinaggi; e soprattutto le riflessioni che mi hanno suggerito in tema di apparizioni, profezie, segreti. Nonché i dubbi che, negli anni, mi sono sorti su questo o quell’altro punto dell’intera vicenda e che ho confrontato con altre apparizioni, storiche e/o ancora in corso».
Se dovessi riassumere l’importanza di Medjugorje oggi, per la Chiesa e per il mondo, cosa diresti? Ha un significato profetico, e quale?
«Ormai il mondo, e soprattutto la civiltà occidentale (che è quella che, nel bene e nel male, dà il “la” all’intero pianeta), stanno andando a ramengo e il Papa è costretto, se così si può dire, a “raschiare il fondo” della pentola: difendere la vita umana e spiegare la differenza tra maschio e femmina. Dunque, non c’è più spazio per progetti politici e culturali, ma soltanto per un ritorno totale alla radice. La Madonna a Medjugorje richiama pressantemente alla conversione, che è l’essenziale; tutto il resto viene dopo, e in conseguenza. E mi sembra che, appunto, Medjugorje sia una “macchina da conversioni”, a giudicare dal numero di persone che ne torna trasformata».
E per te questa esperienza che cosa ha rappresentato? La tua vita è cambiata da quando ti sei accostato alla Regina della Pace?
«No, anche se ci ho sperato. Evidentemente il mio cammino è un altro. E poi, io sono già convertito. Sono solo andato a vedere. E quel che ho visto – in tema di frutti, s’intende – mi ha convinto. Per questo ho voluto parlarne, specialmente per quelli che sono ancora pieni di dubbi e di riserve. Il mio libro non intende affatto convincerli con argomenti ed elenchi di miracoli (altri l’hanno già fatto), ma indicare un sistema per chiarirsi le idee, un sistema che, pur tra i dubbi (che nel libro espongo puntualmente), io stesso ho seguito».
Si può credere a Medjugorje «senza aver visto»? Un cattolico è «tenuto» a crederci o a interessarsene, o può anche lasciar perdere?
«Nessuno è tenuto a crederci, così come per tutte le rivelazioni private, perfino Lourdes e Fatima. Ma un fenomeno così importante non può essere trascurato. Allo scettico direi: vai e vedi. In fondo, era quello che Gesù rispondeva ai discepoli di Giovanni, i quali erano andati a chiedergli se era lui quello che doveva venire o dovevano aspettarne un altro. Cristo non rispose con argomentazioni ma mostrando i fatti: i ciechi vedono, i sordi odono eccetera. Da più di trent’anni milioni di persone vanno a Medjugorje e continuano ad andarci. Anzi, i numeri aumentano esponenzialmente. Se fosse tutto un inganno, avrebbero smesso da un pezzo. O tutto si sarebbe ridotto a una chiesuola di affezionati, così come in tantissimi altri casi».
È al lavoro da più di due anni una commissione d’inchiesta, presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Secondo te, a quali conclusioni giungerà?
«La commissione non può pronunciarsi finché non siano finite le apparizioni, ed è logico: una dichiarazione oggi potrebbe essere smentita da un fatto sopravvenuto domani. Dunque, dovremo aspettare ancora e secondo me a lungo. Ma la gente coinvolta con Medjugorje è ormai così tanta, sono così tanti quelli che hanno ribaltato la loro vita puntando tutto su Medjugorje, e in tutto il mondo, che – come qualcuno ha detto – se la Chiesa dovesse pronunciarsi negativamente si rischierebbe uno scisma, o almeno una levata di scudi planetaria. Per esempio (ma è un solo esempio tra i tanti possibili) Medjugorje è ormai un grande cantiere edile per tutti quelli che, miracolati o colpiti profondamente in qualche modo, sono andati a stabilirsi ai piedi della Gospa».
IL TIMONE N. 116 – ANNO XIV – Settembre/Ottobre 2012 – pag. 52
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