L’opera della massoneria nel Risorgimento italiano. Iniziata con napoleone e terminata con al distruzione dello Stato pontificio. Sempre condannata dal Magistero.
In un articolo comparso su La Stampa nel dicembre 2000, Norberto Bobbio accusa “gruppi di cattolici militanti” che pretendono di “riscrivere” il Risorgimento dandone “una interpretazione che non esiterei a chiamare di destra, secondo cui il Risorgimento è stato un movimento guidato da élites anticlericali, per non dire addirittura massoniche, il cui scopo ultimo era l’abbattimento del potere temporale dei Papi”.
“Per non dire addirittura massoniche” scrive Bobbio – e la cosa suscita più di un sorriso. Che lo scopo ultimo della massoneria dell’Ottocento fosse proprio l’abbattimento del potere temporale dei papi e che per raggiungere questo obiettivo i “fratelli” di tutto il mondo si siano affidati ai Savoia che hanno realizzato un’unificazione italiana ad immagine e somiglianza dei desiderata del pensiero massonico, sta scritto nero su bianco in centinaia di documenti sia di parte massonica che cattolica.
Tanto per esemplificare. Il Risorgimento è iniziato dal massone Napoleone che invade l’Italia e la saccheggia impunemente in nome della “libertà”. Prima di entrare a Milano, il futuro imperatore ha l’ardire di rivolgere alla popolazione il seguente bando: “Noi siamo amici di tutti i popoli, ed in particolare dei discendenti dei Bruti e degli Scipioni. Ristabilire il Campidoglio, collocandovi onorevolmente le statue degli eroi che lo resero celebre: e risvegliare il Popolo Romano assopito da molti secoli di schiavitù, tale sarà il frutto delle nostre vittorie, che formeranno epoca nella posterità”. Napoleone attribuisce a se stesso il ruolo di liberatore. Vuole che gli italiani non siano più schiavi. Ma da chi e da cosa gli italiani, carichi di storia e di primati, avrebbero dovuto essere liberati? Lo si capisce con immediatezza considerando lo stemma del Regno d’Italia che vede la luce nel 1805, frutto della fervida fantasia del generale-imperatore. Come distintivo del nuovo tipo di regalità, spicca, tra gli altri, un simbolo molto impegnativo: un Pentalfa massonico (una stella a cinque punte) con due punte rivolte verso l’alto e una sola verso il basso. Un’insegna satanica. Ciò significa che Napoleone non si vergogna di mostrare in bella vista cosa intende per l’Ordine Nuovo che vuole imporre al mondo: un ordine fondato sulla potenza di Satana. Un ordine anticristiano.
Per capire come il binomio massoneria-satanismo sia in qualche modo costitutivo, bisogna tener presente che la visione del mondo massonica è interamente costruita intorno a due presupposti. Il primo è il rifiuto della Rivelazione: i massoni ritengono spetti all’uomo in totale autonomia e col solo aiuto della ragione stabilire quali siano le leggi della morale e del vivere civile. Questo è anzi il compito che i massoni ritengono loro proprio ed esclusivo: non a caso il 10 febbraio 1996 una pagina intera di pubblicità sul Corriere della Sera ricorda che i massoni “hanno la responsabilità morale e materiale di essere guida di altri uomini”.
Il secondo presupposto è che la natura dell’uomo (della specie umana, non del singolo) è costantemente perfetti bile: si tratta del mito del Progresso che induce a ritenere possibile il raggiungimento su questa terra della felicità (il diritto alla felicità tanto solennemente iscritto nella Costituzione americana) conseguito attraverso il pieno sviluppo di tutte le potenzialità umane. La massoneria ritiene dunque possibile raggiungere la tangenza uomo-dio con le sole forze della ragione, e cioè per natura: gli aspetti di satanismo che colorano tante posizioni massoniche derivano da questa convinzione. Nel libro della Genesi quando Satana si rivolge ad Eva lo fa proprio per insinuarle il desiderio di diventare Dio come se ciò fosse possibile in forza di un semplice atto di volontà: “Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio” (Gn 3, 5). Tanto per restare in Italia, è in questo contesto teorico che Giosuè Carducci compone l’Inno a Satana (“Salute, o Satana,\ O ribellione,\ O forza vindice\ De la ragione! “).
Tenendo presenti questi assunti diventa chiaro in che senso Napoleone (ed i liberali dopo si lui) spaccino se stessi per i liberatori del popolo italiano: si propongono di “liberare” gli italiani dal cattolicesimo che, a loro modo di vedere, ha trasformato gli “eredi degli Scipioni” in un popolo di schiavi.
Più in generale la massoneria ritiene che gravi sulle sue spalle il compito ciclopico di liberare l’uomo dalla superstizione, da ogni superstizione. Ecco cosa scrive nel 1853 illuminare della massoneria francese J.M. Ragon: l’ordine apre i suoi templi agli uomini “per liberarli dai pregiudizi dei loro paesi o dagli errori delle religioni dei loro padri”. Ancora: la massoneria “non riceve la legge ma la stabilisce dal momento che la sua morale, una ed immutabile, è più estesa e più universale di quelle delle religioni native, sempre esclusive”.
La massoneria italiana è perfettamente allineata su questa posizione. La Costituente che si riunisce nel maggio del 1863 dopo aver stabilito che l’ordine “Non prescrive nessuna professione particolare di fede religiosa, e non esclude se non le credenze che imponessero l’intolleranza delle credenze altrui”, precisa (art.3) che i princìpi massonici debbono gradualmente divenire “legge effettiva e suprema di tutti gli atti della vita individuale, domestica e civile” e specifica (art.8) che il fine ultimo dell’istituzione è “raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le chiese, fondate sulla fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici tra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità” .
“Legge suprema di tutti gli atti della vita individuale, domestica e civile”, prescrive la Costituente. Detto fatto. Tutti gli ordini religiosi cattolici all’indomani dell’unità d’Italia vengono aboliti ed i loro beni svenduti all’1 % della popolazione di fede liberale. Tutte le opere pie costruite nel corso dei secoli soppresse. Le processioni cattoliche vietate, permesse quelle massoniche. Le scuole cattoliche chiuse, imposte quelle di Stato a guida “illuminata”. E via continuando.
Stando così le cose, è ovvio che fra Chiesa cattolica e massoneria ci sia incompatibilità radicale. Fra Cristo e Belial – ricordano Pio IX e Leone XIII – non ci può essere compromesso.
Eppure è stato reiteratamente sostenuto il contrario. Per convincere le masse cattoliche della bontà della proprie intenzioni, l’élite massonica ha avuto a disposizione, in primo luogo, la menzogna. I fratelli hanno spesso gridato ai quattro venti di essere cattolici più cattolici del Papa.
Così hanno fatto i fautori del nostro Risorgimento. A questa propaganda calunniosa i papi hanno risposto come potevano, ripetendo all’infinito la serie delle scomuniche contro la massoneria: ogni volta c’era qualcuno che sosteneva che le censure ecclesiastiche, per lui e per i suoi, non valevano. E ogni volta i papi dovevano ricominciare.
Durante il Risorgimento la guerra contro la Chiesa cattolica condotta dalla massoneria nazionale ed internazionale è stata particolarmente cruenta e distruttiva.
Essendo la popolazione italiana tutta cattolica, per far trionfare il proprio punto di vista assolutamente minoritario i liberal-massoni hanno fatto ricorso ad una strategia che si potrebbe definire coperta: hanno provato in ogni modo ad infiltrarsi all’interno della Chiesa per condizionarla dal di dentro, hanno colto ogni possibile occasione per definirsi cattolici perfettamente ortodossi, hanno fatto scattare sul piano interno ed internazionale una campagna di denigrazione e falsificazione sistematica delle condizioni di tutti gli Stati italiani ad eccezione del Piemonte.
Contro lo Stato della Chiesa era già in corso una pluricentenaria campagna d’odio e di calunnia orchestrata dalle potenze protestanti. La massoneria organizza un’intensificazione di questa propaganda e lo Stato pontificio viene descritto come il più sanguinario, retrogrado e mal amministrato di tutta la terra.
Contro ogni ragionevolezza e contro ogni verità storica, l’ordine cerca di convincere i cattolici che la semplice esistenza di uno Stato pontificio sia contraria all’insegnamento di Cristo, vissuto povero e morto in croce, e assicura che rinunciando alla sua visibilità (dal momento che non siamo puri spiriti ciò equivale alla rinuncia all’esistenza) la Chiesa avrebbe guadagnato in spiritualità e purezza.
Pio IX ha combattuto come un leone in difesa della verità. In decine di encicliche ha descritto a cosa corrispondevano nei fatti le belle e suadenti parole della propaganda liberale. Per evitare che il suo gregge rimanesse abbagliato dalla menzogna trionfante, a cominciare dal 1849 (costretto all’esilio all’epoca della Repubblica romana) ha preso carta e penna per raccontare ai cattolici cosa succedeva durante il supposto “risorgimento” della nazione. I massoni, ricorda il Papa, proclamano ai quattro venti di agire nell’interesse della Chiesa e della sua libertà. Si professano cristiani e pretendono di rifarsi alla più pura volontà di Cristo. Le cose non stanno così: “noi desidereremmo prestar loro fede, se i dolorosissimi fatti, che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, non provassero il contrario”. È in corso una vera e propria guerra, ammonisce il Papa: “da una parte ci sono alcuni che difendono i principi di quella che chiamano moderna civiltà, dall’altra ci sono altri che sostengono i diritti della giustizia e della nostra santissima religione”. L’obiettivo che i massoni perseguono è “non solo la sottrazione a questa Santa Sede ed al Romano Pontefice del suo legittimo potere temporale”, ma anche “se mai fosse possibile, la completa eliminazione del potere di salvezza della religione cattolica”.
Dalla dura guerra di religione scatenata durante il Risorgimento ad oggi le cose sono cambiate? Sotto tanti aspetti sì. Però c’è un inquietante particolare che indurrebbe a non esserne così sicuri: l’attitudine dei mezzi di comunicazione di massa a sostenere che l’atteggiamento della Chiesa nei confronti della massoneria è radicalmente mutato. Così nel 1995 la più diffusa enciclopedia su dischetto -la Grolier Multimedia Enciclopedia – scrive: “il divieto ai cattolici di far parte di logge massoniche è stato cancellato nel 1983”. Così, ed è caso molto serio, il Corriere della Sera nel luglio dello scorso anno in un’inchiesta pubblicata su Sette dal titolo Il risveglio della Massoneria. Lindner, firmatario dell’articolo, sostiene: “L’istituzione ha dovuto fare sempre i conti con gli ostacoli frapposti dal Vaticano che solo nel 1983 ha tolto la scomunica”.
È vero l’esatto contrario: nel 1983 la Chiesa non ha cancellato nessuna delle centinaia di scomuniche comminate nel tempo contro la massoneria. La Chiesa ha fatto di più: nella Dichiarazione sulla Massoneria del 26 novembre 1983 ha ribadito ad opera del card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che nulla è cambiato dall’epoca della prima censura contenuta nella bolla In eminenti redatta il 28 aprile 1738 da Clemente XII. Nulla di nuovo sotto il sole.
DICHIARAZIONE SULLA MASSONERIA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
È stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore.
Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie.
Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro princìpi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.
Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (cf AAS 73/1981, pp. 240-241).
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla Sede. Della S. Congregazione per la Dottrina della Fede,i1~6 novembre 1983.
Joseph Card. Ratzinger,·Prefetto Fr. Jérome Hamer, O. P.,Arcivescovo tit. di Lorium, Segretario
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IL TIMONE N. 24 – ANNO V – Marzo/Aprile 2003 – pag. 18 – 20