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14.12.2024

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San Marino: al via lo sfascio della famiglia
31 Gennaio 2014

San Marino: al via lo sfascio della famiglia


Una nuova norma equipara convivenze etero e omosessuali. Un attacco esplicito e duro alla famiglia. La pronta e coraggiosa risposta di un pastore della Chiesa. Che ricorda ai politici, soprattutto ai cattolici, il loro dovere

Anche nella vicina San Marino le questioni legate alla famiglia fanno notizia. Il 21 giugno 2012 il Consiglio Grande e Generale della Repubblica – con una maggioranza trasversale, 33 favorevoli e 20 contrari (libertà di voto dai Democratico cristiani!) – ha approvato l’istanza d’arengo (una sorta di proposta di legge popolare) che proponeva che «il diritto alla convivenza sia esteso a tutti senza discriminazione alcuna». Per la precisione, in tale istanza (la n. 32) si chiedeva la modifica dell’articolo 15 della Legge 118/2010 per far sì che, per i permessi di soggiorno, ci sia parificazione delle coppie omosessuali alle coppie eterosessuali. La nuova norma, in pratica, rende legale la richiesta di permesso di soggiorno a uno straniero (o straniera) che vuol convivere con un sammarinese more uxorio, indipendentemente dal fatto che la coppia sia etero o omosessuale. La norma, accolta con giubilo dall’arcipelago gay e contro cui è partita subito una raccolta di firme nel mondo cattolico, cambia sostanzialmente la concezione di famiglia nella Repubblica del Titano. Ospitiamo un commento del vescovo Luigi Negri.

Come Vescovo, recuperando il compito di Defensor civitatis, ho fatto sentire subito la mia parola con un comunicato, anche per rispondere alle richieste pervenute da moltissimi cittadini sammarinesi, credenti e no. Ne riprendo qui i contenuti essenziali.

Minate le basi della società

Il progetto di questa riforma è di evidente chiarezza. Si vuole ottenere una sostanziale modifica del concetto di convivenza, in cui la differenza sessuale non abbia più alcun peso. Come si è provato a fare in Italia senza (almeno finora) riuscirci, è il tentativo di introdurre l’equiparazione tra famiglie eterosessuali, convivenze eterosessuali e convivenze omosessuali. Si introduce così nell’ordinamento giuridico sammarinese un significativo e innegabile mutamento della natura profonda della realtà della famiglia, che sta alla base della convivenza sociale. Se questo è l’intento – lo dimostrano le dichiarazioni di voto pubblicate e, soprattutto, la reazione della stampa sia sammarinese che italiana – ho ragione di credere che si voglia colpire profondamente un principio fondamentale, non solo e non tanto della tradizione cattolica, ma anche del comune sentire della nostra tradizione popolare. La Chiesa, pertanto, non può che essere in totale disaccordo con una posizione che il Magistero ha sempre condannato lungo tutta la sua storia.
Ho sempre ritenuto che il giudizio della Chiesa in proposito esprima una ragionevolezza profonda e, insieme, una capacità di suggerire comportamenti segnati dalla misericordia. La Congregazione per la dottrina della fede in Persona Humana. Alcune questioni di etica sessuale, afferma: «Secondo l’ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella Sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio non permette di concludere che tutti coloro i quali soffrono di questa anomalia ne siano personalmente responsabili, ma attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione».

Ignorato l’insegnamento del Papa
Mi ha sorpreso, amareggiato e interrogato il fatto che – nel formulare la proposta di modifica – non si sia tenuto in alcun conto quell’avvenimento straordinario che è stata nel 2011, per la Diocesi e per la società sammarinese, la visita pastorale del Papa. Il suo richiamo alla tradizione storica della Repubblica e ai valori di cui è portatrice sono stati la chiara indicazione di un cammino. Ignorare tale insegnamento è un passo indietro nella costruzione di una convivenza che superi gli aspetti drammatici della crisi che viviamo. Crisi umana grave, giunta a un livello che pare realmente il più profondo. Mi tornano in mente le illuminanti, profetiche parole di un genio cattolico del XX secolo, Thomas Stearns Eliot. Nei Cori della Rocca, suo capolavoro letterario e teologico, scrisse: «A quest’uomo che ha espulso Dio dalla sua vita, che ha espulso la Chiesa dal contesto sociale, cosa resterà? Resteranno il denaro, la lussuria e il potere». I tempi di oggi sembrano dar ragione a Eliot. In tutto il mondo i disvalori della lussuria, del potere e del denaro sono affermati come valori, che non possono essere mai disattesi. Ma non sono valori, sono fattori di disgregazione della vita personale, familiare e sociale. Non si costruisce sulla lussuria, non si costruisce su un denaro concepito in modo divinizzato e non si costruisce una vita personale e sociale su un potere affermato esattamente in senso contrario a quello che ci ha insegnato il santo Vangelo, concepito, cioè, come dominio, non come servizio.
Nella sua visita, Benedetto XVI aveva indicato, con radicale chiarezza e una capacità di comprensione di tutte le posizioni culturali esistenti nella Repubblica, la via per un recupero autentico della tradizione di San Marino, condizione per l’affermarsi di una sana laicità. Questa è la risposta che una parte della società sammarinese e, soprattutto, gravissimamente, le istituzioni politiche, danno a questo invito del Papa? Si “archivia” la visita del Santo Padre annullandone la sua verità. E qui non posso che ricordare le sue illuminate parole, che indicano per tutti il cammino serio da intraprendere per la rinascita del popolo e di una cultura a misura dell’uomo, nella continuità con la tradizione di libertà che ci caratterizza: «La Chiesa, rispettosa della legittima autonomia di cui il potere civile deve godere, collabora con esso al servizio dell’uomo, nella difesa dei suoi diritti fondamentali, di quelle istanze etiche che sono iscritte nella sua stessa natura. Per questo la Chiesa si impegna affinché le legislazioni civili promuovano e tutelino sempre la vita umana, dal concepimento fino al suo spegnersi naturale. Inoltre, chiede per la famiglia il dovuto riconoscimento e un sostegno fattivo. Ben sappiamo, infatti, come nell’attuale contesto l’istituzione familiare venga messa in discussione, quasi nel tentativo di disconoscerne l’irrinunciabile valore». [Incontro ufficiale con i membri del Governo, del Congresso e del Corpo Diplomatico, Sala del Consiglio Grande e Generale del Palazzo Pubblico, Repubblica di San Marino, domenica, 19 giugno 2011].

La responsabilità dei credenti

In questo tempo, in cui la crisi politica (anche a San Marino) chiede a tutti un atto di responsabilità e maggiore consapevolezza, ricordo che – almeno per il cristiano – l’impegno politico non può prescindere da quei valori che Papa Ratzinger continuamente richiama come imprescindibili, perché la società sia permeata dalla preoccupazione del bene comune. Coloro che, a vario titolo, militano nei partiti e nelle istituzioni sammarinesi e si sentono o intendono essere esplicitamente cattolici, con il voto che ha dato il via libera alle nuove norme hanno gravemente disatteso la posizione della Chiesa dal punto di vista culturale e sociale, andando direttamente contro uno dei valori che il Papa Benedetto XVI definisce valori non negoziabili. Mi hanno confortato alcune prese di posizione di sacerdoti e laici, consapevoli della posta in gioco, che hanno colto la gravità del problema suscitato da quella Istanza e la necessità di proteggere l’istituto familiare, garanzia della sanità della società civile sammarinese. Di fronte a quanto accaduto mi aspetto che la Chiesa sappia dare il suo contributo, segnato dalla consapevolezza della grazia che ci ha investito, ma insieme con la certezza della libertà che è necessaria perché la grazia attecchisca sempre più profondamente, determinando quell’esperienza di novità umana che, mentre rende lieta la nostra vita, ci fa missionari, cioè comunicatori di questa vita a tutti gli uomini che sono accanto a noi. Sulla vita familiare, in conclusione, non sono neanche lontanamente ipotizzabili distorsioni o degradi o derive che ne mettono in crisi la natura profonda che vede la famiglia unità di un uomo e di una donna, in funzione della loro reciproca maturazione e in funzione della generazione dei figli, per la Chiesa e per la società.


IL TIMONE N. 117 – ANNO XIV – Novembre 2012 – pag. 12 – 13

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