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12.12.2024

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Sant’Ignazio di Loyola
31 Gennaio 2014

Sant’Ignazio di Loyola


In un momento di grave crisi della Chiesa, nasce la Compagnia di Gesù. A fondarla è s. Ignazio di Loyola, autore di quegli Esercizi Spirituali che formeranno la coscienza cristiana di intere generazioni di laici

Papa Francesco ha confidato ad alcuni studenti delle scuole dei gesuiti in Italia che, una delle molle a farlo entrare nella Compagnia di Gesù, è stata la missionarietà dell’Ordine di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556). Vale a dire il desiderio trasmesso dal grande santo spagnolo a uscire fuori dai propri contesti per andare ad annunciare Gesù Cristo senza rimanere, ha aggiunto Papa Bergoglio, «chiusi nelle nostre strutture, tante volte strutture caduche» (Dialogo improvvisato con i giovani allievi delle scuole dei gesuiti, 7 giugno 2013).
Fin dalla fondazione dei gesuiti, in effetti, lo narra in terza persona lo stesso Ignazio nell’autobiografia Racconto di un pellegrino (1553), «dovunque egli insegnava la dottrina cristiana accorreva molta gente » (n. 57). I motivi di un tale successo? Bisogna fare un passo indietro sulla situazione della Chiesa ai tempi che precedettero la missione del “Cavaliere della Fede”.

La Chiesa del tempo
Gli uomini che vissero il cruciale passaggio fra XIV e XV secolo, infatti, furono non poco caratterizzati da una grave mancanza di fiducia nei confronti della Chiesa-Istituzione o, con definizione un po’ dispregiativa, della “Chiesa visibile”. La vedevano degenerata in preoccupazioni di politica, di finanza, di pseudo-cultura e, soprattutto, angosciata da quelle profezie riguardo alla futura “Chiesa dello spirito” predicate fin dai tempi di Gioacchino da Fiore (1130-1201), che si sarebbe avverata «quando la Chiesa sarà avvolta con lo stesso manto della corruzione del mondo». Fin dalla metà del 1400, un santo considerato un “precursore” di sant’Ignazio nel discernimento degli spiriti, Bernardino da Siena (1380-1444), prese a denunciare tali “profezie”, additando nella sfacciata curiosità riguardo “i segreti divini” il diabolico effetto dell’insofferenza verso la c.d. “Chiesa visibile”. Ecco perché lo storico gesuita Hugo Rahner (1900-1968) ravvisa nel frangente storico che precede la fondazione della Compagnia, «gli effetti di una fuga illusoria all’interno della mistica […]. Il vero e il falso erano terribilmente rimescolati con estrema disinvoltura: mancava più di tutto il discernimento degli spiriti, a cui si appellavano decisamente i migliori uomini del tempo. […] S. Ignazio di Loyola e il suo libro degli Esercizi risponde in pieno a questa aspettativa di uomini finalmente dotati della necessaria conoscenza degli spiriti. I primi Padri della Compagnia di Gesù, da parte loro, erano convinti che le “Regole per il discernimento degli spiriti”, che sono in stretto rapporto alla sostanza degli Esercizi e alla considerazione dei Due Vessilli, fossero state concesse come rimedio radicale contro i mali del tempo» (Come sono nati gli Esercizi, pp. 103-104).

Gli esercizi spirituali
Nel contesto descritto di confusione e smarrimento emerge quindi come, all’origine della capacità di Ignazio di fare breccia nei cuori e nelle menti dei suoi contemporanei, vi sia quella pratica degli Esercizi Spirituali che appare ancora oggi una grande scuola di preghiera e di conversione, in cui ad ogni uomo è possibile ordinare la propria esistenza secondo Dio. Come tali, gli Esercizi non possono essere “raccontati”, ma vanno fatti, ed è per questo che i gesuiti sono chiamati in ogni tempo alla missione. Alla missione di farli e di predicarli.
Gli Esercizi furono compito dell’intera vita di sant’Ignazio, elaborati in interiore e poi esplicitati prima in maniera rudimentale e poi via via più precisa nel lasso di tempo che va dalla convalescenza, da soldato, nel 1521, quando fu gravemente ferito e mandato a curarsi nel castello paterno, allo studio di Parigi, dove nel 1528 si trasferì per attendere al latino, alla filosofia e alla teologia, cominciando contemporaneamente una intensa predicazione ai giovani e, infine, ai tempi di Roma, che raggiunse con i suoi compagni nel 1537 per ottenere da papa Paolo III la possibilità di raggiungere Gerusalemme ed essere ordinato con i suoi al sacerdozio.
Alla fine dell’elaborazione degli Esercizi, ha affermato uno dei suoi maggiori biografi contemporanei, il p. Cándido de Dalmases (1906-1986), il fondatore della Compagnia ebbe in pratica «risolto il problema della sua vita. Il suo ideale sarà il servizio di Dio; Gesù Cristo il suo modello; il vasto mondo il suo campo di lavoro. Perché da ora in poi non sarà il pellegrino solitario che medita e fa penitenza, ma si dedicherà con tutte le sue forze ad “aiutare” le anime, cioè, a portare gli uomini a compiere il loro destino» (Il Padre Maestro Ignazio, p. 77).

Nasce la “Compagnia di Gesù”

Ottenuto da Paolo III il permesso di raggiungere Gerusalemme e ordinato contestualmente sacerdote il 25 gennaio 1537, Ignazio non poté però raggiungere la Terra Santa a causa della guerra scoppiata fra Venezia e i Turchi. Con i suoi compagni decise quindi di riunirsi a Roma mettendosi a disposizione del Papa, e fondando quella società il cui ordinamento, nel 1539, venne approvato verbalmente da Paolo III e poi confermato nel 1540 con la bolla Regimini militantis. Così nacque l’ordine religioso col titolo ufficiale di Compagnia di Gesù.
Il 19 aprile 1541 il voto unanime dei compagni elesse Ignazio primo preposito della Compagnia che, una volta avviate le opere di carattere religioso e sociale, si dedicò con tutte le sue forze alla fondazione dei due Istituti di formazione, il Collegio romano e quello germanico, il primo destinato a offrire scuole gratuite di grammatica, umanità e dottrina cristiana aperte a tutti, il secondo a preparare un gruppo di sacerdoti di origine germanica che, una volta formati a Roma, potessero tornare in patria per combattere contro i protestanti. Fra il 1547 e il 1550 Ignazio scrisse le Costituzioni dell’ordine, pubblicate dalla prima Congregazione generale nel 1558.
Morì a Roma il 31 luglio 1556. Venne dichiarato beato da Paolo V nel 1609 e fu canonizzato da Gregorio XV il 12 marzo 1622, insieme a Francesco Saverio, uno dei suoi primi seguaci.

Evangelizzare il mondo
Da allora sono cresciuti progressivamente nemici ed “antipatizzanti” che non hanno mai accettato nella spiritualità ignaziana quell’opzione di “servire Dio nel mondo” che sarà il tratto caratteristico della Compagnia di Gesù. È proprio la descrizione di questo tipo di “magistero rivolto al mondo dei laici” che rappresenta uno dei valori provvidenziali conferiti da Ignazio alla spiritualità cattolica. Lungi dal volere uscire dal mondo, i gesuiti sono infatti sempre stati interessati a cambiarlo dall’interno. Il loro modello di pietà laica è quindi diverso da quello di altre confraternite e, insieme all’evangelizzazione, promuove la creazione di un’élite cattolica che si dovrebbe riconoscere nell’espressione di una religiosità vissuta intensamente.
Uno dei più importanti motivi del successo della Compagnia, ad esempio, fu quello della mancanza, a metà Cinquecento, di scuole specifiche per i nobili, quei seminaria nobilium che segnarono invece la fortuna dei gesuiti. La fede cristiana proposta da Ignazio negli Esercizi spirituali non veniva insomma relegata solo al privato, perché dopo il “ritiro” c’era, metodicamente offerta dalla Compagnia, la guida e il consiglio di un “direttore spirituale” perché, come riconosciuto da una storica “laica” come Sabina Pavone, «L’idea della direzione spirituale, già interamente presente negli Esercizi ignaziani, sul piano sociale era destinata a divenire sempre più rilevante: si tratta in effetti di un passaggio chiave nell’esperienza dei nuovi ordini religiosi, non solo quindi dei gesuiti. L’attenzione rivolta però da questi ultimi alla fondazione di congregazioni laicali accentuò ancora di più l’importanza del ruolo del direttore spirituale […], non più confessore occasionale, ma persona coinvolta con continuità nel processo di perfezionamento del singolo individuo» (I gesuiti. Dalle origini alla soppressione, pp. 31-32).

Per saperne di più…

Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, a cura di Giuseppe De Gennaro, Città Nuova, 2013. Sabina Pavone, I gesuiti. Dalle origini alla soppressione. 1540-1773, Laterza, 2009.
Giuseppe Brienza, I Gesuiti e la rivoluzione italiana nel 1848, Solfanelli, 2007.
Ignazio di Loyola, Racconto di un pellegrino, a cura di Giuseppe De Gennaro, Città Nuova, 2004.
Hugo Rahner S.I., Come sono nati gli Esercizi. Il cammino spirituale di sant’Ignazio di Loyola, Edizioni ADP, 2004.
Cándido De Dalmases S.I., Il Padre Maestro Ignazio. La vita e l’opera di Sant’Ignazio di Loyola, Jaca Book, 1994.

IL TIMONE N. 126 – ANNO XV – Settembre/Ottobre 2013 – pag. 26 – 27

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