Beethoven, Bocelli, Susan Boyle, Justin Bieber, Thiago Silva, Cristiano Ronaldo,Miss Pennsylvania, Depardieu. Sono tutti esempi di personaggi famosi che rischiarono di essere uccisi nel grembo della loro madre
Nel mese in cui tradizionalmente la Conferenza Episcopale Italiana invita a riflettere particolarmente sul valore della vita umana (la prima domenica di febbraio è appunto la Giornata per la vita) è importante ricordare che il valore della vita è infinito e di per sé non misurabile in base al criterio della performance né, tanto meno, della qualità. Ma non si può negare che di fronte a una persona dotata di un talento particolare, capace di generare qualcosa di positivo, non solo per sé ma per il mondo, si resta profondamente interrogati se si scopre che stava per essere uccisa dall’aborto.
Un genio della musica
Ed è proprio ad interrogare che mira un cortometraggio giudicato come uno fra gli strumenti più potenti del movimento pro life mondiale. Con il titolo Crescendo è stato portato in tutto il mondo (ora è visibile anche su youtube) vincendo numerosi premi, fra cui l’Hollywood Film Festival del 2012, raccogliendo un consenso tale da fruttare alla causa ben 6 milioni di dollari, poi devoluti ai centri di assistenza alla maternità americani. Il film narra la vicenda di una donna tedesca agli inizi del Settecento, che decide di abortire a causa del marito. L’uomo, maltrattandola e tradendola con altre donne, la spinge a credere che la vita del figlio sarebbe stata un inferno. «Le note discordanti rovinano la sinfonia», ripete lei. Ma appena prima di uccidere il piccolo in grembo un incidente blocca la donna che partorisce un maschio. E, quasi a beffarsi della sua incredulità, quella nota discordante viene battezzata con il nome di Ludwig van Beethoven.
Tre cantanti di fama mondiale
Ma il genio della musica classica non è il solo ad essere scampato all’inganno della disperazione.
Anche il grande tenore Andrea Bocelli, se fosse stato per i medici, non sarebbe mai dovuto nascere solo perché dalla diagnosi prenatale risultava handicappato. Ma, disabile o no, quello era un figlio che sua madre avrebbe accolto così com’era. Come previsto Andrea nacque con una forma di glaucoma congenito che lo ha reso cieco. Eppure, in un video girato nel 2010 per raccogliere fondi a sostegno di un centro di Haiti costruito per aiutare le donne con figli handicappati, mentre canta ironicamente «Voglio vivere così, col sole in fronte e felice canto», il suo volto emana pace.
«Doveva darci ascolto. Adesso dovrà accettare il fatto che Susan non diventerà mai niente di buono», fu il pronostico riservato anche all’usignolo inglese Susan Boyle, entrata nel Guiness dei Primati con 9 milioni di dischi venduti in sole 6 settimane.
Così, grazie a Bridget Boyle, già madre di 8 figli, che non diede peso a quel presagio nefasto fidandosi del disegno buono della Provvidenza, la cantante ha potuto raccontare al mondo la sua storia.
Come lei a difendere la vita si è messo anche il più celebre ventenne della musica Pop, Justin Bieber, che, pur ricevendo pesanti critiche dal mondo liberal, ha continuato a sostenere che oggi i bambini sono indottrinati sin da piccoli dalla mentalità abortista che rischiò di ucciderlo. La madre di Bieber, Pattie Malette, anch’essa ormai nota icona pro life, rimase incinta a 17 anni dopo un passato durissimo che l’aveva lasciata sola in preda ad alcol e droga.
Decisa a sbarazzarsi del figlio si fermò in tempo quando il medico fallì nell’intervento omicida, capendo solo a quel punto che doveva «fare tutto quello che c’era da fare per farlo vivere». Sola, Pattie crebbe Justin in mezzo a molti sacrifici, fatti anche per assecondare la prematura attrazione per la musica del figlio, a cui permise di studiare il piano, la batteria e la chitarra, grazie a cui oggi è famoso.
Fu questo regalo accolto a salvare, oltre che Justin, anche sua madre da una vita dissipata.
Due fuoriclasse del calcio
Storie simili si ritrovano anche fra gli astri dello sport. L’ultima resa nota è quella del grandissimo difensore brasiliano del Paris Saint-Germain, Thiago Silva. Il calciatore, che pare non essersi mai più scordato che deve la vita a Dio, invocandolo e ringraziandolo come suo padre ad ogni goal infilato in porta, fu salvato dalla fede del nonno. Un uomo povero ma presente, che convinse sua figlia Angela a non mettere mano alla vita: «Papà – confessò la giovane diciassettenne − non vorrei abortire, ma non sono nelle condizioni di avere un bambino». Ma «lui me lo impedì – spiegò poi − mi disse che non potevo commettere peccato». Proprio la parola «peccato», oggi spesso percepita come una minaccia, fece comprendere a una ragazzina che sbarazzarsi di un figlio sarebbe stato innanzitutto un atto contro se stessa, fino a portarla ad accogliere la gravidanza con amore.
Per questo l’atleta di Dio, che ammalandosi di tubercolosi scampò la morte anche a 14 anni, ha spiegato di non giocare a calcio per soldi ma solo per dar gloria al suo Creatore, sfoggiando il braccio tatuato con una scritta che gli ricorda che «io non sono il padrone del mondo ma il figlio del padrone».
Fra le più drammatiche vicende c’è quella del fortissimo goleador portoghese Cristiano Ronaldo, che oggi può incantare i tifosi con i suoi numeri anche grazie a un medico obiettore di coscienza. Sua mamma Dolores lo mise al mondo non solo in un contesto di povertà materiale ma soprattutto umana. Dolores aveva 33 anni ed era già madre di 3 figli quando decise che il quarto non poteva nascere, perché il marito era disoccupato e alcolizzato. Il primo a fermare la donna fu il medico, ma a convincerla definitivamente fu il fallimento di un rimedio abortivo casalingo. Solo in quel momento la donna comprese, come d’improvviso, che quel bambino era un dono. Tanto che come arresa si disse: «Se è la volontà di Dio che questo bambino nasca. Cosi sia». E, davvero, come si ricorda in questi casi, le tornò tutto indietro centuplicato, come gli ha ribadito recentemente suo figlio: «Visto mamma, tu volevi abortire, adesso sono io che tengo i cordoni della borsa in casa».
Una ragazza stupenda
A confermare invece che oltre all’handicap anche la violenza sessuale non può mai giustificare l’aborto, è la ragazza più bella della Pennsylvania: Valerie Gatto è la miss 25enne che dopo aver vinto il concorso di bellezza del Keystone State di quest’anno ha commentato il successo osì: «Dio è la ragione del mio essere al mondo». Senza esitazioni, la reginetta ha raccontato ai giornalisti di essere “figlia” di una violenza sessuale ma ringraziando «il Signore che mi ha condotta fin qui». A permettere a Dio di attuare il suo disegno fu la nonna di Valerie quando non solo sostenne la madre durante la gravidanza, ma promettendole il suo appoggio la convinse a non dare la piccola in adozione, perché se «Dio permette una cosa ti dà la forza di portarla».
I frutti del sacrificio materno sono nella forza della ragazza, che oggi lavora nel campo del marketing e fa volontariato fra i bambini e le donne che hanno subìto violenze. Perciò Valerie ha potuto ripetere che «sapere come sono stata concepita non mi ha impedito di crescere. Anzi, mi ha fortificato».
Un attore celeberrimo
Fra tutte c’è però una storia per ora senza lieto fine, raccontata dell’attore francese Gérard Depardieu. Nella sua biografia pubblicata quest’anno è svelato il perché di un bambino tormentato, di un’adolescenza durissima e di matrimoni falliti: «Sono sopravvissuto a tutte le violenze che la mia povera madre si è inflitta, con i ferri», e «quel terzo figlio che non voleva sono io». Questo dolore profondo però è ciò che ha permesso all’attore di non accontentarsi degli agi della vita mondana, spingendolo sempre a cercare qualcosa che fosse in grado di riempire la sua voragine affettiva. Fino all’incontro con Sant’Agostino nel 2003. Non si è mai capito se Depardieau abbia trovato la fede leggendo le Confessioni del grande santo di Ippona, ma sicuramente, come ha dichiarato durante una performance: «Sant’Agostino è per me la questione del perché, del mistero, il mistero della vita».
Ed è proprio qui che emerge la ragione ultima della difesa della vita in qualunque caso. Perché, se è vero che l’uomo è un mistero, è soprattutto il rapporto con Dio che gli dà dignità. Se l’uomo rimanesse sconosciuto, se fosse handicappato, povero, malato o perfino malvagio, resterebbe un essere continuamente creato e voluto fino alla fine. Un essere a cui, fino alla fine, sarà data la possibilità di scegliere liberamente se accettare o meno questo legame. â–
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