Quando leggerete questo editoriale, mancheranno poche settimane allo svolgimento delle elezioni politiche.
In sostanza, a contendersi il grosso dei voti e dunque la vittoria sono tre schieramenti: quello di “centro-sinistra”, guidato dal duo Bersani-Vendola, quello di “centro”, guidato dal premier uscente Monti e dal binomio Casini-Fini e quello di centro-destra guidato dal duo Berlusconi- Maroni.
Siamo chiamati a scegliere, anche se – parlo a titolo personale – mai come in questa occasione ho idee confuse. Che cosa dovrei fare? A chi dare il mio voto?
La Chiesa ci ha indicato i requisiti irrinunciabili da richiedere a chi reclama il nostro consenso: si tratta dei cosiddetti “principi non negoziabili”, di cui scrive Vincenzo Sansonetti su questo numero del Timone.
Ma se sto a giudicare proprio a partire da questi principi (difesa delle vita dal concepimento alla sua fine naturale, promozione e tutela della famiglia naturale, composta da un uomo e una donna – sic!: siamo arrivati a dover specificare anche questa elementare ovvietà, purtroppo – e libertà di educazione), mi assale una sorta di sconforto e le idee invece di chiarirsi si fanno ancora più incerte.
Il perché è detto presto e in soldoni.
Il “centro-sinistra” è programmaticamente avverso a tutti e tre i principi non negoziabili. Dunque, non otterrà il mio voto.
Il “centro” è un enigma. Per il suo leader, le suddette indicazioni della Chiesa non sono certo la cosa più importante e la decisione di lasciare “libertà di coscienza” a coloro che, nelle sue liste, verranno eletti in Parlamento la dice lunga. In aggiunta, si prospetta persino una probabile alleanza con il “centro-sinistra”, da realizzarsi dopo la tornata elettorale. In tal caso, dei suddetti principi non si troverà traccia.
Il “centro-destra” è praticamente un enigma simile. Anche per i suoi portabandiera, quei principi non sembrano proprio essere la preoccupazione primaria e c’è da sperare forse – ma forse! – che una maggiore presenza nelle sue liste di candidati che si oppongono alla sinistra non solo per ragioni politiche ma anche valoriali possa ritardare la prevedibile avanzata del divorzio breve, dell’eutanasia, dei “matrimoni” tra gay e della possibilità che sarà loro concessa di “adottare” (perché secondo natura, i figli non sanno ancora come farli).
C’è veramente da rimanere sconfortati. È vero, ci sono liste minori che possono meritare la nostra attenzione, ma stando alla legge elettorale vigente avranno poco peso.
Morale: non si sa che cosa fare. Se questi sono gli schieramenti che “passa il convento”, la “buona battaglia” sembra persa in ogni caso. Forse, senza una palese vittoria del centro-sinistra, la debacle potrebbe essere ritardata di qualche tempo. Forse. In ogni caso, è una magra consolazione, la nostra sola speranza in una situazione comunque avvilente.
C’è da augurarsi che nel tempo “guadagnato” prima dell’inevitabile disfatta, la Provvidenza ci metta una delle Sue proverbiali “mani”. Ci è rimasta solo Lei. E non è poca cosa.
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