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15.12.2024

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à‰ sempre Calvario
31 Gennaio 2014

à‰ sempre Calvario

Milioni di cristiani hanno perso la vita nel secolo appena concluso. E milioni rischiano la vita ogni giorno. Parla Antonio Socci, coraggioso giornalista cattolico: sono fratelli che non dobbiamo dimenticare.

Il cattolicesimo è oggi la religione più perseguitata del mondo. Antonio Socci non usa giri di parole per rompere il velo di silenzio che awolge la sofferenza quotidiana dei cristiani ai quattro angoli della Terra. Il suo ultimo libro (I nuovi perseguitati. Indagine sulla intolleranza anticristiana nel nuovo secolo del martirio, pp. 160, € 8,90) è già diventato un caso editoriale, come accadeva per certi reportage dal Vietnam di Piero Gheddo ed Egisto Corradi, che raccontavano al mondo occidentale una versione dei fatti diversa da quella ufficiale. Socci – columnist del Giornale – compie innanzitutto un ottimo lavoro di cronista, e racconta al lettore un genocidio strisciante che sfugge incredibilmente all’attenzione dei mass media occidentali: nel mondo, milioni di persone sono duramente perseguitate, fino alla morte violenta, perché professano la loro fede in Gesù Cristo.
Si capovolge uno dei pregiudizi del XX secolo: la Chiesa non già come perfida persecutrice ma come inerme, grande perseguitata.

Socci, come è nata l’idea di questo libro?
“L’ho scritto per dovere di coscienza.
Per motivi di lavoro, in questi anni ho visto passare sotto i miei occhi moltissime agenzie di stampa che riferivano di massacri in corso contro i cristiani.
Avverto questo dramma come la passione di Cristo che continua duemila anni dopo. E percepisco il dovere di partecipare a questa prova come parte del Corpo mistico che è la Chiesa.’ anche se vivo qui in Italia non mi può essere estraneo ciò che sta capitando ai miei fratelli in Sudan, o in Cina, o in qualche angolo sperduto della Terra”.

Quali sono state le prime reazioni al suo libro?
“Ho lanciato un segnale di aiuto, e devo dire che gli ambienti laici lo hanno accolto con grande stupore e ancor maggiore interesse: dapprima c’è incredulità, poi partecipazione anche commossa a questo dramma. È difficile non provare meraviglia e stupore di fronte alla persecuzione contro i cattolici di ogni latitudine, perché in questi uomini vedi la presenza reale di Cristo nella storia. Gente semplice, con una fede semplice, tutt’altro che desiderosa di compiere gesti eroici e di cercare il martirio, ma trascinata contro la propria volontà in un martirio quotidiano, fatto di discriminazioni sul lavoro, di umiliazioni per la strada, di angherie e violenze subite dai propri figli a scuola o durante i giochi. Un martirio silenzioso destinato a restare probabilmente sconosciuto, senza canonizzazioni e riflettori del media system”.

Il mondo cattolico occidentale è consapevole di questa persecuzione di massa che continua senza sosta?
“Ho la sensazione che alle volte si preferisca girare la testa dall’altra parte, si abbia una strana vergogna di questi fratelli che soffrono per colpa del Vangelo. Questa è una grande occasione mancata, perché è soltanto la pietà e l’amore per Cristo Crocifisso che cambiano il cuore dell’uomo, e lo conducono a provare pietà e amore verso l’uomo povero, sofferente, umiliato. Una cristianità che non sente come ferite inferte al Corpo mistico di Cristo le tribolazioni che colpiscono i fratelli nella fede, è una cristianità che esprime una Solidarietà per gli ultimi non più credibile. La solidarietà verso i poveri deve avere radici a forma di croce, altrimenti è solo filantropia”.

Non crede che a questo strano imbarazzo abbia contribuito anche ma certa rinuncia allo slancio missionario, all’ansia di predicare il Vangelo e promuovere la conversione degli uomini che non hanno ancora conosciuto Cristo?
“C’è un cattolicesimo progressista che considera comunicare Cristo una violenza. Ma questa idea non appartiene certo alla Chiesa.
Giovanni Paolo II ha in realtà promosso da tempo una ‘nuova evangelizzazione’, e spesso se ne sente parlare. Il problema è che, in perfetta buona fede, siamo abituati a pensare la missione come un compito, una cosa che ‘facciamo noi uomini’, Il cardinal Ratzinger, a proposito dei primi cristiani, ci ricorda come il cristianesimo si diffuse ‘per contagio’, non per una strategia studiata a tavolino. Dobbiamo prestare attenzione a ciò che Gesù fa nella storia, perché siamo dentro un disegno guidato da altri.
Osservando commossi i cattolici perseguitati nel mondo, ci accorgiamo che la Chiesa è l’unico luogo in cui tutte le miserie vengono accolte, la verità viene difesa senza per altro contestare l’ordine costituito. È la forza della Grazia, che davvero sovrabbonda e sopravanza ogni nostro limite”.

IL TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 10

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