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12.12.2024

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Severino Boezio
31 Gennaio 2014

Severino Boezio

 

 

Si oppose alla barbarie e all’ingiustizia e perì martire anche perché era cattolico. La vicenda esemplare di un filosofo cristiano, capace di coniugare fede e ragione, filosofia e teologia.

 

“Per vedere ogni ben dentro vi gode / l’anima santa che ‘I mondo fallace / fa manifesto a chi di lei ben ode: / lo corpo ond’ella fu cacciata giace / giuso in Cieldauro; ed essa da martiro / e da essilio venne a questa pace”: sono i versi del canto X del Paradiso dedicati da Dante a Severino Boezio, la grande personalità che fece da vera e propria cerniera tra la cultura romana e la nascente Scolastica ed esercitò una straordinaria influenza su tutta la civiltà medievale, che lo venerò come santo e martire, come appunto testimonia nella Divina Commedia lo stesso Dante, il quale, in varie occasioni, dichiara che gli scritti boeziani lo avevano spinto allo studio della filosofia.
Anicio Manlio Severino Boezio nacque ad Alessandria d’Egitto, ove il padre avrebbe ricoperto la carica di prefetto, oppure a Roma, negli anni che vanno dal 475 al 480; educato dal grande intellettuale Simmaco, del quale sposò la figlia Rusticana, Boezio seppe dotarsi di una vasta e starsi stima e fiducia: nel 510 venne proclamato console e fino al 522 ricoprì importanti cariche. Dopo essersi occupato dell’Isagoge del filosofo neoplatonico Porfirio, Boezio si concentrò sulle opere di Aristotele, traducendone e commentandone un buon numero, senza trascurare di apportare significativi contributi al grande dibattito che si stava svolgendo in quegli anni intorno alla questione del dogma trinitario. Nel 522, due suoi giovani figli furono nominati consoli eponimi; la sua fortuna è all’apice: il re Teodorico lo stima profondamente ed egli lo ricambia pronunciandone pubblicamente il panegirico.
Qualche tempo dopo, certi obblighi legati al suo ufficio lo portarono a scontrarsi con vari personaggi dal comportamento non proprio adamantino: è il caso del referendarius (funzionario imperiale incaricato di tenere i rapporti fra i cittadini e le più alte autorità statali) Cipriano che lo accusò ingiustamente, adducendo prove false. Senza neppure ascoltarlo. Teodorico ratificò la sua condanna e lo fece uccidere: così Boezio perse la vita non soltanto a motivo di alcune personali inimicizie, ma anche a causa di ben precisi contrasti politici e religiosi che laceravano l’impero.
Scrive Luca Obertello, uno dei maggiori studiosi di Boezio: “Proprio in quanto cattolico, egli fu colpito dall’ira del sovrano, desideroso di castigare in maniera esemplare e atterrire i cattolici latini… Da questi dati di fatto, generali e individuali, scaturì la tenace convinzione… del marti rio di Boezio: non dunque leggenda…ma credenza saldamente fondata nella realtà storica. La testimonianza che Boezio diede con la sua morte è coerente con tutta la sua vita; nell’impegno civile come in quello culturale; a Roma come alla corte di Teodorico, egli cercò di fondere la tradizione romana con la fede cristiana in una sintesi insieme teorica e pratica, e di tenere ferma una duplice lealtà, religiosa e civile, con immutata dedizione”.
Come si è accennato, Severino Boezio si occupò di varie discipline – di teologia e di logica in particolare -, lasciando opere di indiscusso valore; ma lo scritto suo più rilevante, quello che gli ha assicurato grande fama è certamente il De consolatione philosophiae, che egli compose in prigione e che influenzò moltissimo la cultura e la spiritualità medievali.
Lo scritto, costituito da cinque libri, rappresenta il suo testamento politico, morale e spirituale e, come sostiene Luigi Alfonsi, “riafferma, di fronte alla barbarie e all’ingiustizia, la fede nella libertà e nel giusto. Armonizza nel suo pensiero Platone, Aristotele, i Neoplatonicì e la tradizione latina; fonde filosofia e letteratura; placa la terra e innalza al Cielo. È una delle opere più grandi della spiritualità di ogni tempo e questo ne spiega la larghissima fama”.
Nel libro, Boezio narra il suo dolore di prigioniero mitigato dall’arrivo di una donna veneranda dallo sguardo lampeggiante: è la filosofia, che allontana da lui le vacue e ormai inutili muse e gli ricorda che il mondo è governato dalla ragione divina e che pertanto nulla si deve temere. Poi ella gli insegna a diffidare della Fortuna e a stimare i veri beni, che non sono il piacere, il potere, il successo, la ricchezza; soltanto in Dio risiede l’autentica beatitudine. Egli solo assicura la felicità agli uomini.
Ma ecco affacciarsi un grave problema: se Dio è l’autore dell’ordine del mondo, perché esiste il male e perché spesso i malvagi sembrano avere la meglio e rimanere impuniti? La risposta della filosofia è di chiara intonazione classica: chi si allontana dal bene non può essere, felice e si abbruttisce.
Tuttavia, Boezio, duramente ammaestrato dalle aspre sofferenze patite, insiste nel denunciare il fatto che i buoni soffrono e i cattivi trionfano. Allora la filosofia gli fa presente che questo è ciò che appare agli occhi degli uomini, ma, in realtà, esiste una provvidenza, che coincide con la ragione divina, che orienta ogni cosa verso il bene.
A questo punto, si fa strada un’altra questione estremamente delicata: se la provvidenza guida il corso della vita e del mondo che ne è della libertà? Questa la risposta della filosofia, ben sintetizzata da Giovanni Reale: “In Dio sono presenti gli eventi futuri, e sono presenti nel modo in cui accadono, per cui quelli che dipendono dal libero arbitrio sono presenti nella loro contingenza”. In tal modo, fede e ragione, teologia e filosofia consolarono Severino Boezio e continuano a consolare l’uomo di oggi.

RICORDA
Non invano son riposte in Dio speranze e preghiere, che, quando son rette, non possono non avere efficacia. Allontanatevi dunque dai vizi, praticate le virtù, innalzate l’animo a giuste speranze, indirizzate al cielo umili preghiere. V’incombe, se non volete fingere di non saperlo, una gran necessità di essere retti, poiché le vostre azioni si compiono dinanzi agli occhi di un giudice che vede ogni cosa”.
(Boezio, La consolazione della filosofia. Opuscoli teologici, Rusconi, Milano 1979, p. 314).

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Boezio, La consolazione della filosofia. Gli opuscoli teologici, Rusconi, Milano 1979.
G. Semeria, Il Cristianesimo di Severino Boezio rivendicato, Roma 1990.
L. Obertello, Severino Boezio, Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Genova 1974.

 

 

IL TIMONE N. 18 – ANNO IV – Marzo/Aprile 2002 – pag. 28 – 29

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