Un giallo appassionante di Rino Cammilleri. Il re degli investigatori, il maestro della Deduzione logica, chiamato ad indagare sulla scomparsa di Ippolito Nievo, incontra il tomista don Bosco nell’Italia dell’Ottocento. La ragione ragionante sta dalla parte del santo torinese. Sullo sfondo la storia taciuta dalla cultura dominante.
Sherlock Holmes in Italia? a Torino? nel 1892 circa? È quello che vuoi farci credere Rino Cammilleri nel suo ultimo lavoro da poco uscito per i tipi della San Paolo.
Noto ai lettori de’ II Timone come il Kattolico, a quelli de’ II Giornale e di Avvenire per i suoi articoli storico-agiografici, al grande pubblico per i suoi saggi e le sue biografie sui santi italiani, Rino Cammilleri si presenta ora per la seconda volta come romanziere giallo col suo Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo.
Il suo primo romanzo L’inquisitore (1991, ed. Marna) aveva visto come protagonista un arguto domenicano impegnato, nella Pisa medievale, ad indagare su oscure vicende. Ora invece è in scena il “re degli investigatori”, Sherlock Holmes, accompagnato dall’amico Watson, prezioso cronista delle sue imprese. Il romanzo si presenta come la ricostruzione, totalmente fantasiosa, di una indagine che Sherlock Holmes svolge in Italia, e più precisamente a Torino, sulla misteriosa scomparsa dello scrittore, e fedele soldato garibaldino, Ippolito Nievo, inabissatosi con un vecchio piroscafo nelle acque del Tirreno mentre portava con sé la compromettente documentazione dei finanziamenti inglesi all’impresa dei Mille. L’indagine incontra subito potenti ostacoli e s’interseca con altri misteriosi avvenimenti che vedono il nostro eroe incontrare decine di famosi personaggi storici, accostati l’uno all’altro con una volutamente scarsa precisione cronologica.
Sul finire del XIX secolo popolano le vie torinesi Don Bosco, il capitano Faa’ di Bruno non ancora sacerdote (in verità già deceduti nel 1888), un giovane don Cafasso, nipote del più famoso San Giuseppe Cafasso, un giovanissimo Luigi Orione già tutto ardore caritativo, un distratto viaggiatore che si riscalda con una coperta di cavallo, ovvero Nietzsche, già colpito dalla follia che lo accompagnerà fino alla morte.
Il romanzo fornisce più piani di lettura. Oltre all’intreccio da libro giallo, include una chiara presentazione degli avvenimenti che hanno travagliato il Piemonte e l’Italia durante tutto il Risorgimento: lo spirito anticlericale di larga fascia dei politici, la forte pressione massonica su tutti gli avvenimenti del processo di unificazione nazionale, il complotto straniero, in primo luogo inglese, contro gli Stati cattolici (Stato pontificio e Regno delle Due Sicilie) e a favore del liberale Stato sabaudo… Le rocambolesche avventure dei protagonisti vedono comparire e sparire mazziniani, massoni, liberali e cattolici intransigenti riuscendo a ben ricreare l’ambiente sociale, politico e culturale della Torino crispina. Un altro piano di lettura è quello esistenziale. L’indagine, o meglio le indagini, sono solo un pretesto per mettere a confronto due personaggi antitetici ma ugualmente alla ricerca della verità: Sherlock Holmes, il detective razionalista, che considera la deduzione l’unica via di conoscenza degna dell’uomo, e don Bosco, che sa conciliare l’uso della ragione umana con l’intuizione donata dalla fede e l’accettazione del mistero e della Rivelazione divina. In gioco c’è l’interiorità dei due. Holmes è “un uomo tormentato, spaventosamente triste, con un animo sensibilissimo che sente su di sé il dolore del mondo” (p 61) e che trova rifugio nel lavoro frenetico del suo cervello e nella musica di cui sono accettate solo “arie melanconiche” (come non vedere dietro certe righe l’autore stesso?). Gli si oppone don Bosco, fiducioso in Dio e nell’uomo, sereno ed amabile, sempre al lavoro ma anche sempre allegro in mezzo ad una turba di ragazzini, ben conscio che quando le strade sembrano tutte chiuse si apre quella della Provvidenza.
A metà tra i due si pone Watson, l’anglicano educato all’impeccabile rispetto delle “convenienze sociali stabilite” (p. 97), nella cui severa morale tutta inglese difficilmente c’è posto per la libertà del cuore e della mente, ma che sente insinuare in sé il dubbio sempre più forte sulla giustezza di quanto finora creduto e praticato.
Il pregio del libro è quello di appassionare come un giallo e di presentare i fatti storici come un saggio. Se un appunto si può fare è sullo stile, un po’ appesantito dalle continue citazioni tratte da Conan Doyle (nel lodevole desiderio di ricostruire lo stile originario) che non sempre si armonizzano con il linguaggio spontaneo dell’autore che, per quanto cerchi di mascherarsi dietro una penna (ai giorni nostri sarebbe meglio dire un computer) inglese, resta simpaticamente italiano e per di più siciliano.
BIBLIOGRAFIA
Rino Cammilleri, Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo, San Paolo, Cinisello Bal.mo (MI) 2000, pp. 304, £32.000
IL TIMONE – N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 – pag. 22
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