Un sondaggio e una ricerca fanno emergere un’Europa poco amichevole con gli ebrei, ma non tutti i Paesi sono uguali. Ad esempio, Francia e Belgio… E si scopre che dietro alla nuova ondata di razzismo c’è la stessa radice illuminista che vuole cancellato il cristianesimo dalla Costituzione europea.
Perché gli studenti “gettonano” più volentieri le facoltà umanistiche rispetto a quelle cosiddette scientifiche? Facile: perché sono apparentemente più accessibili, non c’è bisogno di avere il pallino per i numeri e i calcoli, col quale di solito si nasce. Poi le cose si complicano in corso d’opera, com’è noto, e non tutti arrivano alla laurea. Ma è altrettanto noto che il numero dei laureati in discipline «esatte» è dovunque sempre inferiore a quello delle altre. Fateci caso: quando nel salotto fa il suo ingresso un ospite nuovo, all’apprendere trattarsi di un fisico nucleare tutti in cuor loro prorompono in un «oooh!» ammirato che solo per urbanità non viene espresso a voce. Lo stesso non accade per l’ospite nuovo numero due, quello solo laureato in lettere. A meno che quest’ultimo non abbia al suo attivo la pubblicazione di diversi rinomati volumi. Può darsi che quest’ultimo sia anche, nel suo piccolo, piuttosto famoso e che in quel salotto siano riuniti diversi dei suoi fans, gente che ha letto tutti i suoi libri e, magari, sognava da tempo di incontrarlo. La conversazione si ingaggia e si accende, tutti vogliono sentirlo. Ma, chissà perché, man mano che quello parla e gesticola, la magia si affievolisce, qualcuno azzarda un’obiezione, qualcun altro osa dissentire. E, se la serata va avanti abbastanza a lungo, ci sta che il famoso scrittore diventi uno che non capisce niente, un povero cretino che anche il fisico nucleare si permette di contraddire in una o più affermazioni.
Sì, perché è stato giustamente osservato che non possiamo non dirci tutti quanti a) allenatori di calcio, b) politologi, c) storici, d) opinionisti, e) teologi, f) esperti in ogni ramo dello scibile purché umanistico. Ma se uno dei presenti è un assicuratore e, per caso, il discorso sfiora il settore assicurativo, eccolo insorgere indignato per l’indebita intromissione nel campo in cui solo lui ha diritto di aver ragione. Lo stesso dicasi per gli eventuali idraulici, cuochi, operatori ecologici e colf eventualmente astanti. Se lo scrittore al centro del tornado è un saggista e si azzarda a far cortesemente notare che la storia, la politica, la teologia sono il suo, di mestiere, ecco che viene subissato da un coro che, con accenti diversi, propugna un unico argomento così riassumibile: «anch’io ho diritto ad avere la mia opinione». Nella totalità dei casi si tratta di un’opinione priva di adeguata nozione, altrimenti qualche editore se ne sarebbe accorto e volentieri avrebbe investito non poco del suo denaro per mandare in stampa e cercar di vendere cotanta opinione. Il grottesco è che l’autore di siffatta opinione aveva speso soldi per acquistare e poter leggere quell’altra opinione, quella che adesso contesta. Ma è uno dei tanti misteri della natura umana, destinata a stupire solo chi non crede nella dottrina del Peccato Originale. Già, perché occorrerebbe essere umili per rendersi conto di una sfacciata evidenza: lo scrittore di cui sopra, la sua autorevolezza se l’è guadagnata con anni di studio e tale autorevolezza è stata riconosciuta dagli editori, per primi, e poi dai lettori acquirenti. Certo, nemmeno lui è infallibile, ci mancherebbe. Ma è sicuro che lo sia un po’ più di quelli che lo contraddicono, i quali la propria autorevolezza devono ancora dimostrarla all’universo mondo (anche se è probabile che, con le teste che si ritrovano, non la dimostreranno mai).
Di solito, un saggista da alcune migliaia di copie vendute (che pur testimoniano un seguito più ampio del salotto) ci pensa due volte prima di contraddire platealmente il suo collega da bestseller. E, se proprio è costretto a farlo, usa modi deferenti e rispettosi. Senza insistere fastidiosamente se l’altro ribatte con decisione e cognizione di causa. Quelli che, al contrario, si spingono fino alla maleducazione sono, di solito, i più lontani dalla competenza specifica e, non di rado, perfino dall’uso di logica (con la quale hanno, più spesso di quanto si creda, scarsa dimestichezza).
E il fisico nucleare? Potrebbe divertirsi a raccontare la più emerita panzana in tema di fissione e/o fusione: proferita mediante il linguaggio da «addetti ai lavori», lascerebbe tutti impossibilitati alla replica. Anche se ci ha messo trent’anni a laurearsi ed ora insegna alle medie (ma, il salotto, questo non lo sa). Invece è lo scrittore a guadagnarsi sul campo una fitta serie di antipatizzanti che, a colpi di «chi si crede di essere?» o «scendi dalla cattedra!» mentali, lo hanno riportato al loro livello, perché sia ben chiaro a tutti che nessuno può arrogarsi il diritto di avere più ragione di loro. Anzi, ciascuno di essi a dimostrato a tutti gli altri che quello lì ne aveva, di ragione, anche meno, e che senz’altro deve essere un raccomandato: ci fosse giustizia a questo mondo, nessuno avrebbe pubblicato le sue sciocchezze.
Volete sapere se cose del genere sono capitate al vostro Kattolico? Oh, sì, millanta volte. Nessuna meraviglia (chi ha pratica di Vangelo sa che non si è mai profeti in patria). E’ una buona scuola di vita (cristiana), perché vi si impara l’umiltà, virtù che non di rado implica l’ingoiare rospi che mai più potranno essere risputati. Trangugiando umiliazioni e accettandole (talvolta per amor di Dio, il più delle volte perché non si può fare altro) si cresce. Il problema rimane, così, a carico degli imbecilli che le infliggono.
IL TIMONE – N. 29 – ANNO VI – Gennaio 2004 – pag. 20 – 21