Cosa intende il Credo con l’espressione «siede alla destra del Padre»? Se questo frammento di Sacra Scrittura compare nel Simbolo, ha evidentemente una sua importanza. Prendendo in mano il Vangelo si scopre innanzi tutto che il lato destro è citato con particolare rilievo: l’occhio destro, la mano destra (Mt 5,29-30), la guancia destra (Mt 5,39), le reti che Gesù comanda di gettare a destra (Gv 21,6). Durante la passione è con la destra che Gesù deve tenere la canna dello scherno (Mt 27,29), e nel sepolcro vuoto è «seduto a destra» il misterioso giovanetto in vesti bianche che annuncia la risurrezione (Mc 16,5). E come il pastore divide le pecore buone da quelle cattive, ponendo quelle buone sulla destra, e quelle cattive sulla sinistra (Mt 25,33), così anche quando il Figlio dell’uomo «si siederà sul trono della sua gloria» porrà i giusti sulla sua destra ed i dannati sulla sua sinistra (Mt 25,31-46).
Nel Vangelo dunque il lato destro non è solo il lato forte, il lato regale, ma è anche il lato buono, quello dei giusti. Alla luce di questo si comincia a comprendere perché Gesù indichi il suo trono alla destra del Padre, come quando durante il processo di Caifa afferma: «D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo» (Mt 26,64). Naturalmente questa frase bastò perché il sommo sacerdote si stracciasse le vesti e accusasse Gesù di bestemmia, condannandolo a morte. Era una frase che da una parte richiamava un’antica profezia di Daniele sul Messia (cfr Dan 7,13), e dall’altra faceva eco ad un salmo di Davide in cui il Signore invita alla sua destra un personaggio cui pure è riconosciuta suprema signoria (Sl 109,1): si trattava di un salmo su cui Gesù si era già trovato a discutere con gli israeliti, che facevano assai fatica ad accettare l’idea che Dio potesse avere un Figlio, che questo Figlio fosse anch’egli Dio, e che era venuto fra gli uomini. In questa discussione Gesù li interrogò chiedendo come fosse possibile che Davide sotto ispirazione scrivesse «Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra…». Com’era possibile che Dio si rivolgesse a Dio? Ma «nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo» (Mt 22, 41-46). Sarà l’apostolo Pietro a riprendere, dopo la morte di Gesù, questo difficile discorso: Davide poté scrivere così perché alla destra del Padre c’è il Figlio (At 2,32-38). Pietro aveva infatti riconosciuto per primo la figliolanza divina di Gesù (Mt 16,13-17).
Un’altra icona di Gesù seduto alla destra del Padre ce la offre Marco, raccontando l’ascensione: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19). Questa gloria fu vista anche dal diacono Stefano: durante quel suo discorso al sinedrio in cui tutti vedevano «il suo volto come quello di un angelo», Stefano fissò lo sguardo verso l’alto e «vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra», e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti, ed il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio» (At 6,15; 7,55-56). Ma, com’era accaduto per Gesù, anche in questo caso «proruppero in grida altissime turandosi gli orecchi» e lo misero a morte.
San Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa orientale (650-749), ci regala quanto segue: «Per destra del Padre intendiamo la gloria e l’onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio, prima di tutti i secoli come Dio, e consustanziale al Padre, s’è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata» (in De Fide Orthodoxa). Anche il nostro Catechismo ci fornisce lumi su questo punto: «L’essere assiso alla destra del Padre significa l’inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell’uomo: “a Lui fu concesso potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14)» (CCC 664).
La stupenda preghiera di Gesù per la sua glorificazione ci svela il resto: «Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse» (Gv 17,1-5).
IL TIMONE – N. 58 – ANNO VIII – Dicembre 2006 – pag. 61