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12.12.2024

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«Siete sempre dubbiosi!»

«Siete sempre dubbiosi!»

 


Ricordate le lacrimazioni della statuina della Madonna di Medjugorje a Civitavecchia? Il Vescovo Mons. Grillo rivela oggi la ferma convinzione di papa Giovanni Paolo II circa l’autenticità di quello straordinario evento. Anche contro il parere di tanti vescovi…

 


«Voi altri, vescovi italiani, avete proprio la testa dura; siete sempre dubbiosi!». Queste parole, davvero curiose, non le ha pronunciate una persona qualsiasi ma Giovanni Paolo II il 25 maggio 1995, durante un colloquio personale con mons. Girolamo Grillo, allora vescovo di Civitavecchia alla prese con le lacrimazioni della famosa statua della Madonnina, che gli aveva pianto addirittura tra le mani. Parole curiose, dicevamo, ma anche interessanti perché ci sembra che possano ben indicare le difficoltà che tuttora incontrano le manifestazioni mariane straordinarie. Forse una cosa vi è da aggiungere e cioè che tale atteggiamento non è solo dei vescovi italiani, anzi!
Ma andiamo per ordine e cerchiamo di ricostruire, perché è emblematica, l’esperienza di Civitavecchia come emerge dalla testimonianza che mons. Grillo ha di recente affidato, a futura memoria, a un libro piccolo ma significativo per molti aspetti. Il titolo è La vera storia di un doloroso dramma d’amore, l’editore è Shalom, si può ordinare sul numero telefonico 071-7450440 oppure scrivendo a ordina@editriceshalom.it.
Cominciamo dall’inizio: da quel 2 febbraio 1995, data in cui una bimba di cinque anni e mezzo, Jessica Gregori, attira l’attenzione del papà sulla statuetta della Madonna che il parroco, tornando da Medjugorie, aveva portato loro in dono e che ha un rigagnolo rosso che le scende dagli occhi. Una lacrimazione di sangue? Chissà: i Gregori avvisano subito don Pablo Martin, il parroco appunto, il quale la mattina dopo fa una relazione a mons. Grillo.
La reazione del Vescovo è sulle prime non solo prudente – come inizialmente è giusto che sia – ma molto scettica, se non addirittura stizzita: straccia infatti la relazione e la cestina. Poi, nei giorni successivi, ordina addirittura che la statuetta venga distrutta. Per fortuna, come viene da dire con il senno di poi, tale ordine non è eseguito. Così, dopo pochi giorni e ben tredici lacrimazioni, la statuetta sparisce, ma solo perché viene nascosta dagli stessi Gregori i quali, tuttavia, la consegneranno già l’8 febbraio a mons. Grillo, d’accordo sul fatto che si proceda con le analisi del presunto sangue sceso dagli occhi di Maria. Analisi che, effettuate al Policlinico Gemelli sotto la responsabilità di due scienziati, il professor Fiori dello stesso ospedale e il professor Umani Ronchi della Sapienza di Roma, diranno poi che quel sangue non solo è umano, ma anche appartenente a sesso maschile. E, al contempo, escluderanno che ci siano stati trucchi o manomissioni di alcun tipo nella statuetta stessa.
Naturalmente, nel frattempo, la notizia della presunta lacrimazione inizia a diffondersi. I mass media se ne impossessano e innescano un tambureggiamento clamoroso. Mons. Grillo viene sottoposto a una pressione assai forte: è molto prudente e ben poco possibilista sulla verità dei fatti. Fino a quando, appena nove giorni dopo l’inizio dell’evento, a sera inoltrata, riceve la telefonata di mons. Angelo Sodano, allora Segretario di Stato, che lo invita a «non essere troppo scettico e a volersi aprire anche alla eventualità del Soprannaturale». Quelle parole, che capisce provenire, tramite intermediario, dal Papa stesso, lo colpiscono molto e iniziano a farlo riflettere anche se, come egli stesso riferisce, il suo animo continuava ad essere «inondato di contrasti». Questo suo atteggiamento più morbido, comunicato in una intervista televisiva, provoca una nuova telefonata, sempre di mons. Sodano, che il 23 febbraio gli farà sapere che Giovanni Paolo II lo ringrazia per quella sua «apertura al Soprannaturale».
Così, tra alti e bassi, tra scetticismi di ritorno ma anche con la chiarezza, che andava facendosi lentamente strada, che davvero quello che era accaduto poteva avere origine soprannaturale, mons. Grillo giunge al mattino del 15 marzo. È passato circa un mese e mezzo dalla prima lacrimazione nel giardino dei Gregori. La Madonnina sta rinchiusa in un armadio nella camera delle religiose romene che assistono il vescovo. La sorella di lui, giunta in visita con il marito, gli chiede di poter pregare davanti alla statuetta. Mons. Grillo dà il permesso, prende tra le mani il cesto in cui la statuetta è riposta e inizia, ad occhi chiusi, una Salve Regina. Dopo poco, il cognato lo scuote, richiamando la sua attenzione su quanto sta avvenendo: dagli occhi di Maria scendono lacrime simili a quelle delle precedenti lacrimazioni. Sentiamo come egli stesso descrive l’accaduto: «Che cosa successe allora nella mia vita? A dire il vero, ricordo ben poco perché ero completamente sconvolto. Ebbi soltanto la forza di chiedere al Signore la mia conversione, mentre come un fascio di luce penetrava nei miei occhi, che rimasero abbagliati. Poi mi sono accasciato. Il trauma subìto fu tremendo e ne pagai lo scotto per più di tre anni; i miei occhi da allora cominciarono a lacrimare poiché mi si erano chiuse le sacche lacrimali». Per mons. Grillo, dalla fede tanto salda quanto razionale ma anche grande devoto mariano, coinvolto di persona in un evento così straordinario, comincia anche un grande dramma spirituale. Primo vescovo, almeno per quel che risulta, nella storia della Chiesa a vivere un’esperienza simile – di solito Maria sceglie tramiti umili e sconosciuti al mondo – non solo vive, nonostante tutto, dubbi interiori che ogni tanto lo riassalgono. Ma deve anche subire l’umiliazione di indagini da parte della magistratura che mette in dubbio la sua parola. E, soprattutto, avverte il malcelato imbarazzo di parecchi tra i suoi confratelli vescovi. E se la magistratura uscirà abbastanza presto di scena, dopo l’esclusione di trucchi di alcun tipo e la conferma, venuta dalle analisi, che il sangue di quest’ultima lacrimazione è identico in tutto a quello delle precedenti, un certo settore dell’episcopato sarà più tenace. A iniziare dal 26 aprile, data in cui mons. Grillo avrebbe dovuto riferire alla Conferenza episcopale laziale: «L’incontro, come prevedevo è stato un flop… I soliti tre o quattro hanno dominato la situazione con un certo astio antimariano, ben camuffato da puntelli e orpelli di natura protestantica… ». E in altra occasione: «La mia sofferenza è quella di essere guardato con sospetto anche da molti miei confratelli… con sospetto e commiserazione… ». E di nuovo: «A noi razionalisti, e tra di questi c’ero anche io e ci sono tuttora non pochi ecclesiastici, vescovi e preti, manca qualcosa. Si tratta di quel supplemento d’anima, meglio di spiritualità, che dovremmo domandare alla Madonna».
Ma ci pensa il Papa venuto da lontano, testa di filosofo ma al contempo grande cuore di mistico, a sostenere, consolare, alla fine convincere mons. Grillo. Non solo con quella frase del 25 maggio di cui abbiamo riferito in apertura, ma soprattutto con l’accoglienza che gli riserva la sera del 9 giugno in cui il nostro vescovo viene convocato negli appartamenti papali con nella borsa la preziosa Madonnina. La quale riceve l’omaggio del Papa che le pone in testa una piccola corona d’oro e tra le mani il rosario e che poi prega davanti ad essa. È sempre Giovanni Paolo II che, pur imponendo a mons. Grillo per il momento il silenzio, gli dice anche che egli «un giorno farà sapere al mondo questo atto di venerazione». Intanto, mentre la Madonnina trova il suo posto definitivo nella chiesa di Sant’Agostino al Pantano di Civitavecchia – cioè nella parrocchia nel cui territorio era avvenuta la lacrimazione – dando così inizio al culto pubblico, la Commissione istituita da mons. Grillo continua il suo lavoro. Il risultato finale sarà, a detta dello stesso mons. Grillo, assai soddisfacente «sia perché sette componenti su undici della commissione hanno addirittura espresso voto affermativo anche circa la soprannaturalità dell’accaduto, sia perché soltanto uno ha espresso voto negativo, adducendo come motivazione che non sarebbe stato possibile controllare tutti i momenti e i movimenti delle lacrimazioni (cosa assurda solo a pensarla)». Però, proprio la non completa unanimità, indurrà la Congregazione per la Dottrina della Fede a istituire nel 1997 una nuova Commissione. Ed è a questo punto che le cose iniziano a complicarsi. Pare infatti che i lavori siano terminati dopo qualche mese ma, a distanza di tanti anni, mons. Grillo dice di non aver mai ricevuta alcuna comunicazione ufficiale sugli esiti di tale lavoro. Mentre gli è giunta soltanto una indiscrezione privata su una decisione o su un orientamento della commissione per la nota formula spesso usata nei casi dubbi; e cioè il «non consta della soprannaturalità » degli eventi. In pratica, dunque, non si decide nulla pur lasciando la porta aperta per decisioni future. Ma, cosa strana, nell’ottobre del 2001, cioè quattro anni dopo, dietro richiesta di mons. Grillo che voleva lasciare traccia di quella famosa sera del 9 giugno 1995, ancora una volta il Papa prenderà una posizione sugli eventi di Civitavecchia, sottoscrivendo di suo pugno una relazione preparata dal vescovo su quell’incontro famoso e facendola poi pervenire a mons. Grillo. Che ora, appunto, con la beatificazione di Giovanni Paolo II, ha creduto sia giunto il famoso momento, a cui il Papa stesso aveva fatto riferimento, di renderla pubblica nella speranza di smuovere la situazione.
Che dire di tutto questo? Certamente che il cammino sembra restare arduo, assai più che in un passato neanche troppo lontano – pensiamo anche solo alla Madonna delle Lacrime di Siracusa – per questi eventi straordinari che il Cielo concede e che appaiono così utili a risvegliare la fede della gente. E che, nel caso specifico di Civitavecchia, fa pensare il fatto che per ottenere una decisione chiara – o sì, o no – sembrino non bastare nemmeno le tante prove, acquisite, tra cui il coinvolgimento diretto di un vescovo e l’adesione sincera e convinta di un Papa già beato. Questi eventi sembrano esemplari di un certo clima ecclesiale e suscitano molte domande, magari perplesse se non inquietanti.

IL TIMONE  N. 107 – ANNO XIII – Novembre 2011 – pag. 56 – 57

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