Fermo e autoritario, al punto da incutere timore anche dopo la morte. Poverissimo in gioventù, pensò a difendere la Chiesa, ad eliminare qualsiasi contaminazione protestante e a riportare l’ordine nello Stato pontificio.
NOME: Felice Peretti
DATA DI NASCITA: 13 dicembre 1520 a Grottammare (AP)
ELEZIONE: 24 Aprile 1585
INCORONAZIONE: 1° Maggio 1585
MOTTO: Il custode del sacro tesoro veglia
DURATA: 5 anni, 4 mesi e 3 giorni
DATA MORTE: 27 Agosto 1590
SEPOLTO: S. Maria Maggiore, Roma
POSIZIONE CRONOLOGICA: 227
Per i tempi che correvano allora, difficilmente un papa con una personalità diversa da quella di Sisto V avrebbe potuto, in soli cinque anni, ridare forza e vigore al ministero petrino, riformandolo con tutto il clero e difendendo strenuamente la fede cattolica con il riaffermarne l’unicità e il primato. Tenace, ma particolarmente generoso soprattutto verso i poveri; semplice, ma dalla straordinaria forza di volontà, Sisto V si distingue per il severo stile di vita, anche nel periodo di residenza nei palazzi vaticani.
Figlio di un bracciante e di una contadina, Felice Peretti nasce poverissimo. Per aiutare la famiglia, la sorella è costretta a chiedere l’elemosina, mentre Felice accudisce ai maiali. A dodici anni uno zio materno lo introduce nel convento francescano di Montalto. Subito si distingue negli studi e nella predicazione, riuscendo a raggiungere il sacerdozio nel 1547. Nel 1548 è dottore in Teologia, materia che insegnerà a Siena per diversi anni.
L’innata avversione al compromesso gli procura diversi nemici. Ma la fama delle sue capacità raggiunge ben presto Roma, dove è chiamato a predicare, raccogliendo la stima di due pontefici: Paolo IV (1555-1559) e S. Pio V (1566-1572).
Il primo lo nomina inquisitore a Venezia nel 1557; il secondo gli conferisce la dignità episcopale e il vicariato dei Conventuali nel 1566.
Nel 1570 è nominato cardinale.
Alla morte di Gregorio XII (1572-1585), i 42 cardinali presenti nel conclave del 24 aprile 1585 eleggono all’unanimità il cardinale Felice· Peretti che assume il nome Sisto V, nel ricordo del predecessore Sisto IV (1471-1484), anch’egli francescano.
Il problema più urgente da affrontare è il brigantaggio. I furti e gli omicidi sono numerosi in tutto lo Stato della Chiesa. I malfattori rimangono spesso impuniti perché possono contare sul silenzio del popolo terrorizzato, oppure perché trovano rifugio nei castelli dei signori.
Il giorno dell’incoronazione, Sisto V permette l’esecuzione capitale di quattro giovani che non avevano rispettato il divieto di circolare con armi in tasca. Le loro teste sono appese ai merli di Castel S. Angelo come monito per i passanti. Questa sarà la prima di una serie di esecuzioni che si susseguiranno frequentemente in tutto lo Stato.
Interviene energicamente anche per la pulizia morale nella vita dell’Urbe, arrivando a punire severamente colpe come l’adulterio, l’incesto, l’aborto, la sodomia, il meretricio, il furto, la bestemmia e la trasgressione del precetto festivo. Nell’arco di un biennio riesce a riportare l’ordine e una certa sicurezza sociale, tanto da poter coniare una medaglia commemorativa nel 1587 con la scritta: Perfetta securitas (perfetta sicurezza).
Rimpingua le casse dello Stato con una politica economica accorta nelle spese e lungimirante negli investimenti, aumentando i “Monti”, incrementando i prestiti di stato e inasprendo le tasse.
In breve tempo, lo Stato Pontificio diviene uno dei più ricchi d’Europa, con un’agiatezza economica e una tranquillità mai conosciuta fino allora. Questo permetterà al pontefice di affrontare ogni conflitto in assoluta indipendenza.
Ad ogni modo, la preoccupazione principale di tutto il suo pontificato rimarrà la riforma della Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento e nel solco già tracciato da S.Pio V.
Raddrizza la condotta troppo rilassata del clero romano stabilendo pene rigorose contro la simonia e proibendo l’accumulo delle cariche, vigilando anche sull’obbligo di residenza dei Vescovi; con la bolla Romanus Pontifex del 20 dicembre 1585 rinnova il dovere della visitatio limina apostolorum dei vescovi a Roma, con l’impegno di esporre un resoconto preciso della situazione della propria diocesi. Con la bolla postquam Versus del 3 dicembre 1586, oltre a riorganizzare il collegio cardinalizio, fissando il numero dei componenti in settanta, ne sottolinea anche l’alta dignità. Fonda inoltre 15 nuove congregazioni cardinalizie permanenti.
Incrementa e arricchisce le pratiche di pietà, con l’istituzione della festa della Presentazione di Maria. Favorisce le missioni dei Gesuiti in Cina e in Giappone, dei Domenicani e dei Francescani nelle Filippine e nell’America meridionale.
Secondo il suo stile un po’ irruento, vuole attendere in prima persona alla stesura della nuova Vulgata, la versione latina della Bibbia. La traduzione che Sisto V realizza, correggendo e manipolando il testo di S. Ambrogio, è, però, piuttosto imprecisa.
Solo con Clemente VIII (1592-1605) si arriverà alla stesura definitiva che prenderà il nome di Sixto-Clementina.
Sisto V s’impegna con grande energia anche nello sviluppo urbanistico di Roma.
Preoccupato dell’afflusso sempre maggiore dei pellegrini, ordina la costruzione di molte strade, tra cui il lungo rettilineo che parte dalla Basilica di S. Maria Maggiore e conduce al Pincio, che ancora oggi è in buona parte denominato “Via Sistina”.
Arricchisce molte piazze con la posa di grandiosi obelischi, tra cui quelli prospicienti le basiliche di S. Maria Maggiore, S. Giovanni in Laterano, S. Croce in Gerusalemme e soprattutto quello in Piazza S. Pietro: alto 25 metri, con all’estremità un frammento della S. Croce, ci vorranno 44 argani, 900 operai e 140 cavalli per erigerlo.
Ordina il trasporto della “Scala Santa” vicino alla basilica di S. Giovanni in Laterano, dispone l’allargamento del Quirinale e ripristina l’acquedotto dell’Acqua Felice.
Promuove lo sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato, specialmente quello della lana e della seta.
In politica estera, Sisto V cerca di ripristinare la sua autorità sui governi, pur cercando di mantenere l’equilibrio all’interno dell’Europa.
Conserva buoni rapporti con Venezia, l’unico baluardo contro la minaccia dei Turchi.
In Francia favorisce il rientro nella Chiesa cattolica del sovrano calvinista Enrico IV Borbone (“Parigi val bene una messa!”), bloccando le proteste e le gravi minacce del re di Spagna Filippo II, indignato che un re della “cristianissima” Francia fosse un protestante.
Cerca di recuperare alla vera fede l’Inghilterra, dove regna la scomunicata Elisabetta I.
Ma le speranze saranno definitivamente frustrate quando la sovrana fa decapitare la cattolica Maria Stuarda, ex regina di Scozia, tenuta prigioniera nella Torre di Londra.
Intorno a Roma, Sisto V avvia anche la bonifica di diverse zone paludose, tra cui quelle pontine, che più minacciavano l’Urbe di epidemie di malaria.
Sarà proprio questa malattia che lo porterà rapidamente alla morte il 27 agosto dell’anno 1590.
RICORDA
“Tutti i cronisti attestano con quanta facilità Sisto V andasse in collera e come fosse impetuoso nell’ira, ma aggiungono pure, che altrettanto presto si lasciava calmare. Anche nel resto del suo veemente carattere univa in sé numerosi contrasti. Straordinariamente severo in tutto, in modo speciale nell’amministrazione della giustizia, era pur facile a commuoversi sino alle lacrime. Economico al sommo, si dimostrava invece sempre benefico e spesso molto generoso”.
(Ludwig Von Pastor, Storia dei Papi, Roma 1928, vol. X)
BIBLIOGRAFIA
I. De Feo, Sisto V: un grande papa tra Rinascimento e Barocco, Milano 1987.
Ludwig Von Pastor, Storia dei Papi alla fine del Medio Evo, X, Roma 1926.
B. Mondin, Dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti, Roma 1995, pp. 352-57.
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 56 – 57
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