Perché, anche di fronte all’improvvisa e imprevedibile rinuncia al pontificato di papa Benedetto XVI, ai timori circa le conseguenze per il futuro della Chiesa e del suo popolo – che, per un momento, ha provato la sensazione di sentirsi solo, spaesato e forse persino “abbandonato” dallo stesso Pastore universale della Chiesa – dobbiamo conservare una salda e inamovibile tranquillità d’animo?
Perché, pur ipotizzando che leragioni della rinuncia, così come le ha indicate Benedetto XVI nell’ormai famoso discorso ai cardinali, rimandino a circostanze realmente “gravissime”, la fede di un cattolico deve rimanere ferma e forte?
Domande più che comprensibili, alle quali Fede e ragione rispondono con limpida chiarezza.
La Fede, infatti, insegna che qualunque cosa accada, anche nella Chiesa, fosse pure la più tremenda che si possa immaginare (che so: l’eresia che si diffonde, pastori disobbedienti al Papa, logge massoniche operanti in Vaticano, lobbies omosessuali agenti all’ombra del cupolone, finanche cultori di satana che trovano spazio per riti aberranti e blasfemi nei sacri palazzi… chi può escluderlo a priori?) «le porte degli inferi non prevarranno».
Con buona pace di tutti i suoi nemici, interni (ahimè, ve ne sono) ed esterni, la Chiesa non verrà mai meno! Il fondamento di tale certezza è Dio stesso fattosi Uomo, ed Egli, proprio perché è Dio, non può né sbagliarsi né ingannarci.
Lui ci ha offerto – e noi l’abbiamo accolta – un’infallibile “polizza di assicurazione”: la Chiesa è Sua, è del Figlio di Dio, il Quale – per un disegno sostanzialmente misterioso, ma non del tutto incomprensibile – potrà persino consentire che la Catholica subisca colpi duri e mazzate dolorose, ma mai mortali.
Alla fede dà man forte la ragione. La quale constata come, nel corso della sua bimillenaria storia, la Chiesa abbia attraversato molte volte situazioni realmente “drammatiche”, tanto che molti dei suoi avversari ritenevano fosse giunta al capolinea. Che è esattamente ciò che ancora oggi sperano in tanti, e non solo – purtroppo – al di fuori della Chiesa. Eppure, il “Corpo mistico di Cristo” è ancora qui, vivo (di sicuro) e vegeto (anche se acciaccato).
Dunque, avanti senza timore! Forti di siffatta certezza, dormiamo sonni tranquilli, proprio come ebbe a dire l’allora cardinale Ratzinger a Vittorio Messori, che con il Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede (poi divenuto Papa) stava preparando il celebre “Rapporto sulla Fede”: «Io dormo benissimo, perché sono consapevole che la Chiesa non è nostra, è di Cristo, noi siamo solo servi inutili: io alla sera faccio l’esame di coscienza, se constato che durante la giornata ho fatto con buona volontà tutto quello che potevo, io dormo tranquillo».
Spiega Messori: «Ecco, Ratzinger ha assolutamente chiaro che noi non siamo chiamati a salvare la Chiesa, ma a servirla, e se non ce la fai più la servi in un altro modo, ti metti in ginocchio e preghi. La salvezza è una questione di Cristo». Sì, questo è proprio il momento di metterci in ginocchio e pregare.
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