Educarsi ad una vita di castità. Nel matrimonio comporta un dono totale dei coniugi uno all’altro. Aperto alla vita e secondo il progetto di Dio. Intervista a una coppia di educatori.
Ma, allora, la morale cattolica è davvero “impossibile”? Circola spesso questo pregiudizio tra le coppie anche credenti: la Chiesa è sessuofoba, la Chiesa è repressiva, la Chiesa ci impone regole che nessuno può osservare…
E’ davvero così? Lo chiediamo a chi di esperienza in materia se n’è fatta un po’: sia perché è sposato da quasi quarant’anni, sia perché da tempo si occupa di educazione alla famiglia. Sono i coniugi Antonietta e Sante Mondardini; cesenati, tre figli, lei è dottoressa in Scienze biologiche, lui medico. Da anni partecipano all’esperienza di Incontro Matrimoniale (un movimento per sposi e per preti che si ripropone la simultanea valorizzazione dei due sacramenti), essendone stati anche dirigenti nazionali. Oggi i coniugi Mondardini fanno parte del gruppo responsabili di Retrouvaille/Ritrovarsi, programma per il recupero dei matrimoni in grave difficoltà. E se non ci aiutano loro…
Sante e Antonietta. che cosa rispondete a chi ritiene che le prescrizioni della Chiesa in materia sessuale siano realisticamente inapplicabili?
“È vero che la nostra generazione, e quelle che ci hanno preceduto, hanno vissuto i vincoli e i balzelli che tanti moralismi imponevano.
Ciò che personalmente più ci ha affrancato, però, è stato riflettere sul fatto che la Chiesa siamo noi e che – in essa – lo Spirito Santo ci aiuta. Più che divieti e regole, dunque, noi riceviamo aiuti e suggerimenti per vivere la nostra vocazione alla gioia. È stato inoltre molto significativo per noi il passaggio da un’idea di santità troppo spesso identificata solo nel martirio, a una santità fatta di accettazione di un carico leggero e liberante”.
E tuttavia. sempre limitandoci al metodo. a molti sembra sgradevole il fatto che preti o vescovi (celibi per vocazione) vadano a intrufolarsi fin quasi in camera da letto… E che il loro responso sembri comunque repressivo. quasi insensibile al dramma di coscienza cui spesso sottopone le persone. È così?
“Fra i vari ministeri della Chiesa, quello del discernimento riguardo alla sessualità e all’intimità sessuale crediamo che debba essere riservato alle coppie più che ai celibi ordinati. Infatti, il sacramento del matrimonio è addirittura il segno dell’intimità fra le persone della Trinità e costituisce il nostro specifico mandato, diverso dal servizio legato al sacramento dell’ordine, ossia dei preti. Ma serve una formazione per raggiungere tale coscienza. Inoltre, va considerato che abbiamo per secoli demandato la funzione educativa a persone non sposate che, pur se culturalmente aperte, conservano la loro mentalità da celibi.
Infine, si è dato troppo rilievo, a parer nostro, al “peccato” sessuale, passandone in secondo ordine altri, fors’anche più importanti.
La sessualità è un dono di Dio; apprezziamola, valorizziamola. Fare di due persone completamente diverse un’unità che sprigioni amore è un cammino in salita; però Dio ci ha dato gli strumenti adatti per per correrlo: ringraziamolo, anche per il “letto matrimoniale”. Nella vita dicoppia, infatti, il rapporto sessuale è fondamentale, tanto che nella tradizione della Chiesa il matrimonio viene considerato nullo se non è “consumato”. Il sesso è comunicazione, è una delle vie privilegiate e specifiche degli sposi per essere presenti l’uno all’altro, insieme al dialogare e al pregare in coppia e come coppia. Questi sono i pilastri che reggono la casa coniugale”.
Uno degli scogli maggiori della morale cattolica è senza dubbio la contraccezione. È difficile spiegare perché “no alla pillola”, e ancora più difficile dire perché “no al preservativo”… Voi, da coniugi cristiani, che cosa direste a una giovane coppia?
“Che l’obiettivo di un cristiano è ‘dare vita’, ossia essere fecondi sempre: mai essere contro la vita. Il che, però, non s’identifica strettamente nella fertilità fisica. La fecondità prima di tutto è attenzione e cura per la crescita della relazione di coppia. lo, Antonietta, ripeto sempre che è la nostra relazione di coppia il primo figlio da accudire, amare, educare, far crescere, ed è anche l’unico ambiente datore di vita; i figli, ad esempio, e tutte le persone che incrociano il nostro cammino di sposi, non possono ricavare gioia se la relazione fra noi non è sana. Quindi mai essere contraccettivi; anche se, per essere fecondi, a volte occorre controllare la fertilità fisica.
Vediamo il “Iato buono” della morale sessuale cattolica. Quali sono i suoi vantaggi, per chi la pratichi? Quale potrebbe essere il suo messaggio positivo nel contesto sociale e culturale odierno?
“Il lato buono è che si esalta la differenza complementare fra l’uomo e la donna; che la loro unione viene vista come via di realizzazione e di pienezza per le persone; non crea strumentalizzazioni reciproche, ma significa accettazione, ascolto nelle differenze, quelle sessuali in particolare; è aiuto reciproco nei momenti di frustrazione e di dolore.
Ecco, il rapporto sessuale va inteso come aiuto: sentirsi amati, desiderati, cercati, è una via efficace per uscire dalle frustrazioni e dalle delusioni e per condividere la propria gioia. Un amore autentico e appassionato ci permette di realizzare il bisogno più profondo scritto nella nostra carne dal Creatore stesso, ossia quello di essere amati e stimati. Perché questo sogno si trasformi in realtà, però, bisogna educarsi a una vita di castità, che in realtà significa l’utilizzo più gioioso e più positivo della sessualità. I mariti e le mogli che vivono casta mente donano completamente l’uno all’altro la propria maschilità o femminilità, espressa in tutti gli aspetti della loro vita, e ancor più completamente nell’intimità sessuale.
L’amore eterno può essere vero solo se iniziamo ad educarci a ciò fin da piccoli, a capire cioè che Dio ci ha pensati insieme fin da quando ancora eravamo nel grembo della madre. Purtroppo non è questo l’insegnamento del mondo in cui viviamo”.
Spesso si contrappongono la “libertà” dimostrata da Cristo di fronte alle regole e l”’oppressione” cui la Chiesa costringerebbe invece isuoi figli sposati. È possibile comunicare la morale sessuale come messaggio di liberazione?
“Non siamo una comunità di giudici e inquisitori, ma di compagni di viaggio con diverse mansioni.
Non è questione dunque di “leggi” o di regole, bensì di accompagnamento per giungere alla visione dell’amore di due sposi il giorno delle nozze: scendendo dall’altare, essi iniziano un viaggio durante il quale ciascuno dei due rivelerà all’altro chi davvero egli (o ella) è agli occhi di Dio”.
MATRIMONIO
“Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa; e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo”.
(Concilio Vaticano Il, Gaudium et spes, n. 50).
“La sessualità propria dell’uomo e la facoltà umana di generare sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita; perciòanche gli atti specifici della vita coniugale, ordinati secondo la vera dignitàumana, devono essere rispettati con grande stima. Perciò, quando si tratta di mettere d’accordo l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato secondo criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore, il significato totale della mutua donazione e della procreazione umana; cosa che risulterà impossibile se non viene coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale”.
(Concilio Vaticano Il, Gaudium et spes, n. 50).
Dossier: La castità nel matrimonio
IL TIMONE N. 24 – ANNO V – Marzo/Aprile 2003 – pag. 38 – 39