I Vangeli dell’infanzia di Gesù narrano fatti realmente accaduti. Lo spiega Benedetto XVI nel suo ultimo libro. Con buona pace di tanti “sapienti” del nostro tempo. Compresi certi teologi…
Nell’introduzione del primo volume su Gesù di Nazaret (pubblicato nel 2007), Benedetto XVI scriveva: «Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale… Io ritengo che proprio questo Gesù – quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente ».
Quella dichiarazione “programmatica” posta all’inizio del percorso trova ora conferma e compimento nel terzo volume del Papa su Gesù di Nazaret, dedicato ai Vangeli dell’infanzia, (L’infanzia di Gesù, Rizzoli- Libreria Editrice Vaticana, pp. 174). Un libro più contenuto rispetto ai due precedenti, che esce alla vigilia del Natale e rappresenta un aiuto straordinario per comprendere il mistero della nascita del Nazareno. E anche per capire come i racconti dell’infanzia di Gesù, contenuti nei primi capitoli dei vangeli di Matteo e di Luca, non sono leggende o ricostruzioni fantasiose. E non sono nemmeno “midrash”, cioè un’interpretazione della Scrittura mediante narrazioni tipica della letteratura ebraica. Sono invece «storia, storia reale, avvenuta, certamente storia interpretata e compresa in base alla Parola di Dio».
Da dove «conoscono Matteo e Luca la storia da loro raccontata?». Il Papa ricorda che «in Luca sembra esservi alla base un testo ebraico», e alla domanda risponde: si tratta evidentemente di tradizioni di famiglia. Luca «a volte accenna al fatto che Maria stessa era una delle sue fonti», quando scrive: «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore». «Solo lei – osserva il Pontefice teologo – poteva riferire l’evento dell’Annunciazione». Il Papa ammette che l’esegesi «critica» moderna considera «ingenui » collegamenti del genere, ma si chiede: «Perché Luca dovrebbe aver inventato l’affermazione circa il custodire delle parole e degli eventi nel cuore di Maria, se per questo non c’era alcun riferimento concreto? ». E spiega che l’apparire tardivo «soprattutto delle tradizioni mariane trova la sua spiegazione nella discrezione» della Madonna: finché lei stessa era ancora in vita «non potevano diventare tradizione pubblica».
A proposito della reazione della Madonna, che di fronte all’annuncio dell’angelo passa dal turbamento al confronto interiore con la Parola ricevuta, Ratzinger scrive: «Maria appare una donna coraggiosa, che anche di fronte all’inaudito mantiene l’autocontrollo. Al tempo stesso, è presentata come donna di grande interiorità, che tiene insieme il cuore e la ragione e cerca di capire il contesto, l’insieme del messaggio di Dio».
Il Papa si sofferma poi sulla decisione di Giuseppe, il quale dopo aver saputo che la sua promessa sposa era rimasta incinta, decide di ripudiarla in segreto: «Dopo la scoperta che Giuseppe ha fatto, si tratta di interpretare e applicare la legge in modo giusto. Egli lo fa con amore: non vuole esporre Maria pubblicamente all’ignominia. Le vuole bene, anche nel momento della grande delusione. Non incarna quella forma di legalità esteriorizzata… Egli vive la legge come vangelo, cerca la via dell’unità tra diritto e amore. E così è interiormente preparato al messaggio nuovo, inatteso e umanamente incredibile, che gli verrà da Dio».
Benedetto XVI mostra di non credere affatto al parallelismo proposto dalla storia delle religioni tra «la nascita verginale di Gesù» e i racconti mitologici delle unioni tra divinità e uomini. Ne sottolinea invece l’assoluta novità. «Non si può parlare – spiega – di veri paralleli. Nei racconti dei Vangeli rimangono pienamente conservate l’unicità dell’unico Dio e l’infinita differenza tra Dio e la creatura. Non esiste alcuna confusione, non c’è alcun semidio… Le narrazioni in Matteo e Luca non sono miti ulteriormente sviluppati» e quanto al loro «contenuto concreto provengono dalla tradizione familiare, sono una tradizione trasmessa che conserva l’accaduto». Quindi, conclude Ratzinger, alla domanda se è vero «ciò che diciamo nel Credo», sulla nascita del Figlio concepito di Spirito Santo e nato da Maria Vergine, «la risposta senza riserve è sì». Nella storia di Gesù ci sono due punti nei quali l’operare di Dio interviene immediatamente nel mondo materiale: «la nascita dalla Vergine e la resurrezione». Due punti che «sono uno scandalo per lo spirito moderno».
Il Papa nel libro chiude in pochi paragrafi la questione del censimento di cui parla Luca nel suo vangelo e la controversia su quando questo sia avvenuto, dato che in presenza del governatore Quirinio (citato dall’evangelista Luca) ne è documentato uno ma è avvenuto nell’anno 6 dopo Cristo, troppo tardi, dunque, perché si tratti di quello concomitante con la nascita di Gesù. Ratzinger spiega però che il censimento si realizzava in due tappe, «innanzitutto nella registrazione dell’intera proprietà terriera e immobiliare e poi – in un secondo momento – nella determinazione delle imposte da pagare di fatto». La prima tappa avvenne al tempo della nascita di Gesù, la seconda negli anni successivi. «I contenuti essenziali dei fatti riferiti da Luca – scrive il Papa – rimangono, nonostante tutto, storicamente credibili: egli decise – come dice nella premessa del suo Vangelo – “di fare ricerche accurate in ogni circostanza”. Questo ovviamente con i mezzi a sua disposizione. Egli era pur sempre più vicino alle fonti e agli eventi di quanto noi, malgrado tutta l’erudizione storica, possiamo pretendere ». Per questo, osserva, «Gesù appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato». E «se ci atteniamo alle fonti, rimane chiaro che Gesù è nato a Betlemme ed è cresciuto a Nazaret».
Un altro indizio di storicità citato nel libro riguarda la grotta di Betlemme. Il Papa spiega che proprio la trasformazione da parte dei romani della grotta in un luogo di culto a Tammuz-Adone, «intendendo evidentemente sopprimere la memoria cultuale dei cristiani, conferma l’antichità di tale luogo di culto… Spesso le tradizioni locali – fa osservare Ratzinger – sono una fonte più attendibile che le notizie scritte».
Un ampio capitolo è dedicato ai magi citati nel Vangelo di Matteo, i quali «non erano soltanto astronomi», erano «sapienti», rappresentavano la dinamica «dell’andare al di là di sé, intrinseca alle religioni – una dinamica che è ricerca della verità». A proposito della stella che li guidò, Benedetto XVI ricorda che «a cavallo tra l’anno 7 e il 6 a.C. – che oggi viene considerato l’anno verosimile della nascita di Gesù – si è verificata una congiunzione di pianeti Giove, Saturno e Marte». A questa, secondo il grande astronomo Giovanni Keplero, si era aggiunta una supernova, della quale sembra esservi traccia «in tavole cronologiche cinesi» relative all’anno 4 a.C. Citando Gregorio Nazianzeno, il Papa scrive che «nel momento stesso in cui i Magi si prostrarono davanti a Gesù, sarebbe giunta la fine dell’astrologia, perché da quel momento le stelle avrebbero girato nell’orbita stabilita da Cristo». Una demitizzazione, «una svolta antropologica», perché, spiega Ratzinger, «l’uomo assunto da Dio – come qui si mostra nel Figlio unigenito – è più grande di tutte le potenze del mondo materiale e vale più dell’universo intero».
All’episodio dei magi è legata anche la strage degli innocenti perpetrata dal re Erode. È vero, osserva Benedetto XVI, che «da fonti non bibliche non sappiamo nulla su questo avvenimento, ma considerando tutte le crudeltà di cui Erode si è reso colpevole, questo non dimostra che tale misfatto non sia avvenuto». Il Papa condivide dunque l’opinione dell’autore ebreo Abraham Schalit: «Il despota sospettoso percepiva dappertutto tradimento e ostilità, e una vaga voce, arrivata al suo orecchio, poteva facilmente aver suggerito alla sua mente malata l’idea di uccidere i bambini nati nell’ultimo periodo ». Insomma, anche se il racconto dei magi e della strage degli innocenti «potrebbe essere una creazione di Matteo», come ritengono alcuni esegeti contemporanei, Ratzinger si dice convinto che «si tratti di avvenimenti storici, il cui significato è stato teologicamente interpretato dalla comunità giudeo-cristiana e da Matteo». E «contestare per puro sospetto la storicità di questo racconto va al di là di ogni immaginabile competenza di storici».
IL TIMONE N. 119 – ANNO XV – Gennaio 2013 – pag. 54 – 55
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl