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15.12.2024

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Tutta la Divina Commedia a memoria
31 Gennaio 2014

Tutta la Divina Commedia a memoria

 

 

È l’iniziativa dell’Associazione «Centocanti», che diffonde la conoscenza dei versi danteschi soprattutto tra i giovani, con recite pubbliche nelle città, nei centri culturali. Gli appuntamenti sono stati più di cento.
Intervista al presidente Paolo Valentini

 

Tutto Dante a memoria: 100 canti, 14.233 versi, 101.698 parole a memoria, una in fila all’altra e magari pure senza fermarsi. Pazzesco? Forse. Eppure qualcuno in Italia lo fa sul serio. Beh, non proprio da solo… Sono difatti quasi duecento i giovani che hanno imparato ciascuno un canto della Divina Commedia e vanno in giro a declamarla a richiesta. Il gruppo si chiama «Centocanti» e ne è presidente il sammarinese Paolo Valentini: 27 anni, laureato in Lettere – con una tesi ovviamente in Filologia dantesca – e oggi insegnante in un liceo scientifico di Rimini.

Professor Valentini, anzitutto che cos’è «Centocanti»?

«È un’associazione nata nel febbraio 2005 da una decina di amici studenti all’Università Cattolica di Milano, tutti appassionati all’opera di Dante Alighieri e in particolar modo alla Divina Commedia».

Giovani d’oggi appassionati di Dante? Sembra strano…

«Invece no. Dante, come nessun altro poeta nella storia della letteratura, è capace di parlare al cuore e alla mente di ogni uomo, nel medioevo così come nel XXI secolo. Solo che oggi il poeta fiorentino è sempre più ingabbiato in ambiti specialistici e accademici ed è diventato oggetto di studio solamente per gli “addetti ai lavori”».

Insomma, bisognava «liberare» la Divina Commedia dagli opprimenti ricordi della scuola dell’obbligo…
«Esatto. E da questa intuizione è cominciato un lavoro con alcuni professori e amici per provare a restituire Dante a chi ne è legittimo possessore, ovvero la gente. Per questo il primo obiettivo è stato quello di diffondere la conoscenza della Commedia in particolar modo tra i giovani, proponendo loro l’apprendimento a memoria dei canti».

A memoria? Ma sta scherzando? Oggi non ricordiamo a mente nemmeno più il numero del telefono di casa (tanto c’è la rubrica del cellulare…)!
«Eppure questa modalità così “strana” ha in realtà trovato grande riscontro, tanto che in poco più di un anno è stata completata la prima Divina Commedia vivente: cento ragazzi sotto i 35 anni (ricordate il verso “Nel mezzo del cammin di nostra vita”?) che si impegnano ciascuno a imparare a memoria in un mese un canto della Commedia, così da ridare tutti insieme corpo e carne viva all’opera del grande poeta. Anzi, attualmente gli iscritti al Progetto Centocanti sono oltre 200, provenienti da tutt’Italia e pure dall’estero (Germania, Svizzera, Ungheria, Stati Uniti), studenti delle scuole medie e delle superiori, universitari, giovani professori, giornalisti, avvocati, ingegneri…
Per iscriversi è sufficiente compilare il modulo on-line sul sito dell’associazione, che provvederà ad assegnare il canto da imparare a memoria».

Incredibile. E poi?

«L’associazione propone incontri di “lecturae Dantis” in scuole, centri culturali, comuni. In questi anni abbiamo anche realizzato eventi pubblici di recita dell’intera Commedia nelle città italiane. La più significativa è stata sicuramente la prima recita integrale avvenuta a Milano il 31 marzo 2006: cento ragazzi, in cento punti diversi del capoluogo lombardo, hanno recitato tutti i canti della Commedia (l’Inferno nelle stazioni e nei metrò, il Purgatorio nelle piazze, il Paradiso presso le chiese), per poi darsi appuntamento alla chiesa di San Carlo al Corso dove, con la guida del regista Franco Palmieri, è stato recitato coralmente l’ultimo canto del Paradiso. È stato sorprendente entrare nella vita normale di una metropoli come Milano e godersi le reazioni dei passanti: dal menefreghismo più totale allo stupore più genuino, che ha portato molte persone a seguirci durante tutto il corso della manifestazione. Stiamo inoltre collaborando con enti pubblici nazionali (ad esempio l’Università Cattolica o il Centro Studi Danteschi di Ravenna) per la realizzazione di eventi danteschi di vario genere, tra cui convegni scientifici, sessioni estive, mostre itineranti: tutto sempre partendo dall’originaria passione ideale, la scommessa che l’incontro con la straordinaria esperienza dell’Alighieri sia una possibilità reale per chiunque, ancora oggi».

E qual è la risposta del pubblico? L’iniziativa interessa i giovani?

«In questi anni gli appuntamenti sono stati tanti, un centinaio almeno, anche se dal 2009 si sono un po’ diradati perché i fondatori dell’associazione hanno intrapreso quasi tutti la strada dell’insegnamento proprio per continuare quotidianamente sul campo quello che con Centocanti avveniva magari in una sola occasione o in un solo evento. L’aspetto più interessante è che rimanga però una continuità di rapporti, creatisi anche a distanza. Attualmente una quarantina di iscritti si trova sei volte all’anno per lavorare direttamente sulla Commedia ed è impressionante vedere questa strana assemblea di studenti liceali, universitari e insegnanti che passano la domenica a discutere del sommo poeta, comunicandosi le scoperte fatte durante il lavoro nei propri ambienti. Una volta all’anno poi ci si ritrova per il raduno nazionale, su un tema specifico».

Ma nella società dei talk show e dei reality, che «senso» ha la Divina Commedia? Non è sorpassata, almeno come tipo di comunicazione?
«In realtà il problema non si è mai posto in questi termini. Quello di cui ci siamo resi conto studiando Dante è che non ha affatto bisogno di essere attualizzato; come ogni grande classico, infatti, è attuale proprio nella misura in cui lo si lascia parlare nella sua lingua. Dante continua a piacere perché è più reale dei reality, perché parla della cosa più reale che l’uomo ha – cioè il suo desiderio – e questo i ragazzi lo percepiscono subito. Perciò anche a scuola l’incontro con la Commedia rimane affascinante. Intanto, anche grazie al nostro esempio e con il nostro aiuto, sono nati in Italia vari altri tentativi di rilettura e riproposizione della Commedia in termini diversi: teatro, rappresentazioni, letture, mostre… Segno che la materia interessa».

E qual è la cantica più apprezzata?
«Beh, l’Inferno ha un fascino indiscutibile. Per quanto riguarda le altre due cantiche, tutto dipende da come vengono proposte e da come viene impostata la lettura della prima. La Commedia è un cammino che non può essere interrotto ma dev’essere guardato nella sua interezza. Spesso sono gli insegnanti a credere che sarebbe sufficiente l’Inferno o addirittura a svolgere tutte e tre le cantiche durante il terzo anno di liceo. Io credo che invece sia importantissimo per gli studenti avere una lectio continua di Dante che si affianca al programma di storia della letteratura, come esempio della dimensione di contemporaneità che i testi letterari possiedono. Dico sempre ai miei studenti che alla fine dell’Inferno il lettore dovrebbe avere il volto sporco di fuliggine e il cuore pieno di dolore e di domanda di salvezza, per cui il cammino nel Purgatorio e nel Paradiso non solo è necessario, ma desiderato».

 

 

 

 

 

 

 

Dossier: La Divina Commedia: capolavoro massimo della letteratura

 

IL TIMONE  N. 96 – ANNO XII – Settembre/Ottobre 2010 – pag. 44 – 45

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