Presto saremo chiamati a scegliere i nostri rappresentanti al Parlamento. Af?deremo loro, tutto sommato, buona parte delle sorti del bel Paese. Non dubito che i lettori del Timone valuteranno bene a quale dei due schieramenti dare il loro voto. Qualunque sia la preferenza, tutti, incluso il sottoscritto, sappiamo che la “buona battaglia” per l’evangelizzazione del nostro popolo continua. La preghiera ?duciosa, la formazione personale e l’azione concreta, condotta nei luoghi dove viviamo e con i mezzi di cui disponiamo, sono le nostre armi, tanto più ef?cienti quanto più sapremo con?dare nell’aiuto della Provvidenza, alla Quale sarà opportuno chiedere che l’opera dannosa di quelle forze che avversano i piani di Dio non sia coronata anche dal successo elettorale. Per formarsi un giudizio, sarà utile – credo – considerare un fatto. È innegabile il tentativo di trasformare ulteriormente la società in cui viviamo. Di introdurvi qualche cosa che non s’era mai visto prima. E che mira ad incrementare il grado di scristianizzazione già così elevato nel nostro Paese. Sia chiaro: è una operazione, questa, che non nasce ora, le cui radici, spesso evidenziate dal nostro mensile, risalgono a tempi passati. Ma in questi giorni il processo “rivoluzionario” sembra intensi?carsi, rinvigorirsi, presentare decisive novità. Che, se realizzate, modi?cheranno il nostro modo di vivere. Quella, per esempio, di riconoscere pari dignità tanto alla famiglia tradizionale, pensata dal Creatore e radicata nella legge naturale, quanto alle cosiddette “coppie di fatto”. Quell’altra che intende equiparare la famiglia formata da uomo e donna, uniti dal vincolo del matrimonio che prevede precisi diritti e doveri, con la cosiddetta “famiglia” (il virgolettato è d’obbligo) omosessuale, o lesbica, composta da due uomini o due donne. Che, ovviamente, avranno possibilità di adottare bambini (a farli non sono ancora capaci) ed educarli a modo loro. Una terza che mira a promuovere il “diritto” di eliminare positivamente malati terminali, anziani disperati, più o meno consenzienti, con la legalizzazione dell’eutanasia. Altre novità, poi, si promettono nel campo della difesa della vita, con il progetto di estendere il “diritto” di sopprimere esseri umani innocenti. Magari servendosi di una pillola abortiva, agevolmente reperibile in farmacia o, perché no?, al supermercato. Insomma, famiglia e vita sono i campi dove più infuria la battaglia. E sui quali, per quel che mi riguarda, sceglierò di misurare le mie preferenze elettorali. La Chiesa, grazie a Dio, intende fare la sua parte. Questo disturba, ovviamente, così che certe forze politiche puntano a limitare il diritto dei nostri pastori di esprimere opinioni in materie concernenti il bene comune. Peggio, qualcuno si spinge persino a chiedere l’abolizione del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato. Fuori la Chiesa dall’Italia, reclama apertamente, che la fede non in?uenzi l’esistenza quotidiana, sia relegata alla coscienza, rinchiusa nel silenzio della vita privata. In breve, vedo che alcune forze politiche, se vinceranno, si propongono di costruirci una società nuova. Con innovazioni che hanno di mira il progetto di Dio, insegnato dal Vangelo e custodito dalla Chiesa. Proprio ciò che noi cattolici vogliamo promuovere per il vero bene del nostro prossimo. Non so voi, cari lettori, ma prima di scegliere io ne terrò conto. E non mi sfuggirà il fatto che tali rovinose novità trovano il loro più convinto sostegno nel programma di certi partiti che si schierano nel centro-sinistra. Ne prendo atto.
IL TIMONE – N.50 – ANNO VIII – Febbraio 2006 – pag. 3