Avevamo programmato, se ricordate, di occuparci questa volta della “Via Lucis”. Ma l’attualità ci sospinge verso un’altra devozione, il Santo Rosario, che comunque, rientrava nei nostri progetti futuri.
Torneremo alla Risurrezione e alle tappe che l’hanno seguita la prossimo volta.
Tuttavia, sempre di luce parleremo. È noto, infatti, che nel nuovo documento sul Rosario che il Papa ci ha recentemente donato, sono stati introdotti cinque nuovi misteri detti appunto “luminosi”: il Battesimo di Gesù, le Nozze dì Cana, l’Annuncio del Regno, la Trasfigurazione, l’istituzione della Eucaristia.
Essi attengono ad eventi accaduti durante la vita pubblica di Gesù: cioè, quel periodo che sta tra il silenzio e il nascondimento della vita in famiglia e i grandi eventi pasquali. Nel Battesimo il Padre conferma che quello è davvero il “Figlio diletto”. A Cana, Gesù stesso manifesta per la prima volta la potenza miracolosa e salvatrice di cui è dotato.
Annunciando il Regno, e invitando alla conversione,vuol farci capire che è iniziata un’era nuova nei rapporti tra Dio e le sue creature e che occorre, anche ora come allora, prepararsi e purificare il cuore per questi eventi straordinari perché non avvengano invano.
Nella Trasfigurazione, il Soprannaturale si fa visibile, trasparente, inondando tutto con la sua luce, consentendo ai presenti l’esperienza della gioia che accompagna tale manifestazione, anticipo di quella futura ed eterna.
Nella Eucaristia, infine, Gesù “condensa”, se così si può dire, in un segno – il pane e il vino – gli eventi tragici ma insieme salvifici e gloriosi che stanno per compiersi, assicurandoci che quel segno·. stesso sarà il cibo efficace che ci nutrirà di Grazia e che ci consentirà di giungere personalmente alla redenzione.
Questi misteri della luce sono dunque una novità molto bella ma non,forse, la più interessante dell’intero documento. Il centro di questo nuovo testo sul Rosario ci sembra infatti quello di averne sottolineato il carattere di preghiera meditativa, contemplativa: o riusciamo a capirlo e a fare nostra questa sollecitazione o il Rosario rischierà di trasformarsi in una preghiera senz’anima, ripetitiva, proprio quel “moltiplicare le parole” condannato da Gesù stesso. Diventa dunque decisivo il modo con il quale avvicinarsi al Rosario e il “cuore” con cui viverlo.
È molto bella questa parte del documento, in cui il Papa non solo ci dà delle direttive, ma si confida, facendo entrare per un momento nella sua intimità, svelandoci che cosa sia stato e sia per lui il Rosario, cercando di trasmetterci la sua esperienza. “Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto”. Deve aver molto sofferto (questo Papa che non ha paura a mostrare sentimenti ed emozioni) di fronte alla “cattiva fama” che circondava questa preghiera, considerata spesso, in questi ultimi decenni, buona per le vecchiette delle generazioni preconciliari ma non per le nuove generazioni. E, invece, proprio a queste egli ci spinge a proporla senza remore o complessi.
È da questa sua esperienza interiore del valore e della efficacia del Rosario che nasce la rivisitazione dell’antica devozione che ha nutrito schiere di santi ma anche di gente comune. Essa non contraddice la liturgia, cuore del mistero cristiano, e nemmeno sostituisce la lectio divina, cioè la lettura della Scrittura fatta sotto lo sguardo del Padre. No, essa è semplicemente una preghiera buona per tutti, centrata sulla contemplazione dei misteri della vita·di Gesù che riguardano la nostra salvezza. Una preghiera fatta alla scuola di Maria perché nessuno contempla Gesù meglio di lei. Ella, infatti, ci guida con il suo esempio e ci sostiene con la sua forza di Madre che Costantemente intercede affinché la Grazia inondi anche i nostri cuori e poco a poco ci trasfiguri alla maniera del Figlio.
Così rivisitata, la tradizione rivive, riprende vigore, mostrandoci un ottimo esempio di come essa debba divincolarsi con coraggio da una fissità piena di paura che vorrebbe ingessarla nel passato, ma anche da snaturamenti che vorrebbero annacquarla, fino al rischio di distruggerla.
Il Papa riconosce che questa rivisitazione si riaggancia ad una necessità, oggi sempre più avvertita, di contemplazione, cita gli stimoli derivanti dall’Oriente cristiano con la sua “preghiera del cuore” e anche “gli influssi di altre religioni” che affascinano molti. Ma mostra anche, e con vigore ne fornisce una testimonianza diretta e personale, come l’Occidente cristiano abbia esso pure, nel Rosario, un percorso spirituale che è un semplice ma efficace itinerario contemplativo. Lo dimostrano le schiere di santi che l’hanno utilizzato. Lo confermano le materne sollecitazioni di Maria che nelle tante apparizioni (sono citate Lourdes e Fatima) si mostra con la corona in mano e invita alla recita del Rosario.
Ma che cosa significa, nella pratica, che il Rosario deve essere preghiera contemplativa? Come dobbiamo di fatto comportarci per giungere a questa meta? Anzitutto, occorre capire che avviarsi sul cammino contemplativo significa diventare, per usare un’immagine evangelica, tralci sempre più coscienti e partecipi della vita divina, cioè sempre più rigogliosi. Perché è Lui che ci trasforma, è Lui che ci trasfigura, è la sua Grazia che ci dona la vita nuova. Così noi dobbiamo sempre più abbandonarci a Lui se vogliamo rinascere nello Spirito. Allora il nostro “io” malato e tronfio, eredità del peccato, acquisterà la sua giusta dimensione, cosicché Dio potrà prendere sempre più spazio nel nostro essere. Lasciarci agire più che agire, farci strumenti docili fino a poter dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
Ecco, il Rosario può essere uno strumento importante di questo cammino, un angolo di silenzio interiore, di riposo del corpo e della mente perché il cuore, cioè il nostro essere più profondo, penetri e si unisca, attraverso i singoli misteri che via via contempliamo, al grande Mistero della nostra salvezza, della nostra vera vita. Il Padre comune è il punto da cui partiamo. Il Figlio, nelle varie tappe della sua incarnazione, vita, passione, morte e risurrezione, colui che ci svela il mistero che ci avvolge e che ci penetra fin nell’intimo.
Maria è colei che ci ha preceduto, che conosce il cammino e ci sostiene per via. Fino alla lode finale, fino a quel riconoscimento alla Trinità beata che ad ogni Gloria prende forma ed esplode da un cuore pieno di gioia e di gratitudine.
RICORDA
“Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore”.
(Giovanni Paolo Il, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, n. 1).
IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 50 – 51