Da duemila anni è il simbolo per eccellenza del cristianesimo. Ma da sempre la croce esprime il tentativo dell’uomo di penetrare il mistero della vita. E dsi mettersi in relazione con esso.
Perché Gesù è morto proprio su una croce? E’ stato un caso oppure dietro di essa si celano significati nascosti?
La morte di Gesù, come via alla redenzione dell’umanità, è un valore in se stessa, indipendentemente dallo strumento impiegato per ottenerla. Tuttavia, quella croce sulla quale il Nazareno è stato innalzato, quei due legni incrociati che i romani usavano per dare la morte agli schiavi, se indagati un po’ più profondamente, ci portano a fare delle scoperte molto interessanti. Fino a farci pensare che quel preciso modo di dare la morte non sia dovuto solo al caso, cioè al fatto che quello strumento era in uso nell’impero in quel preciso momento storico, ma rivesta significati più profondi che portano una luce ancor maggiore sul sacrificio di Gesù.
Da duemila anni la croce è il simbolo per eccellenza del cristianesimo, quello che lo caratterizza e lo distingue da altre fedi religiose. Ma prima ancora di diventare tale, la croce è stata e continua ad essere uno dei simboli principali che l’umanità ha elaborato per cercare di comprendere e descrivere il mistero che penetra e avvolge la vita. E, soprattutto, per cercare di entrare in relazione con esso. “Il simbolo – diceva Ugo di San Vittore, grande filosofo e mistico medievale – è quell’insieme di forme visibili che mira a mostrare cose invisibili”. È il frutto di una collaborazione complessa tra la ragione e l’intuizione, tra i livelli consci e inconsci dell’uomo; qualcosa che attinge nel profondo, là dove l’essere entra in relazione con le radici stesse della sua esistenza e del suo destino. Quella di elaborare simboli è una capacità e insieme una necessità propria solo dell’uomo che si nutre di essi come si nutre dei miti. Sono la sua mente, la sua psiche, il suo spirito che hanno bisogno dei simboli per trovarvi misteriosamente un significato e una guida per la vita.
Ebbene, la croce trova posto tra quelli che vengono considerati i quattro simboli fondamentali elaborati dall’immaginario umano: il centro, il cerchio, il quadrato e, appunto, la croce. Anzi, quest’ultima ha il potere di porre questi simboli gli uni in relazione con gli altri. Le sue due linee, infatti, si intersecano al centro, al quale giungono in un movimento centripeto ma dal quale ugualmente si dipartono in un movimento centrifugo. La croce, inoltre, può iscriversi in un cerchio, oppure in un quadrato. Così la croce si collega in particolare al simbolismo del numero quattro ma in una forma che appare dinamica, in un continuo gioco di relazioni. Per questo appare come il più totalizzante dei simboli. Quello meglio capace di aiutare l’uomo a capire davvero chi egli sia e ad orientare nelle giuste direzioni la propria esistenza. Il simbolo della croce gli consente, infatti, di scoprire il proprio centro, il punto fermo dal quale partire e al quale tornare dopo essersi aperto in tutte le direzioni: verso la terra e gli altri uomini, secondo la linea orizzontale, verso il cielo materiale e spirituale secondo la verticale. La croce, dunque, appare capace di aiutare l’uomo ad orientarsi nello spazio e nel tempo ma, al contempo, con i suoi bracci che possono non finire mai, a fargli intuire che ci può essere qualcosa che travalica lo spazio e il tempo.
Non a caso il simbolo della croce è quello nel quale è iscritto l’uomo stesso. Se, infatti, questa creatura che è la più elevata dell’intero universo, si pone eretta come la sua struttura prevede, e apre le braccia a tutto il creato nel compito che Dio stesso le ha affidato nella Genesi, si accorge di essere essa stessa una croce vivente.
Possiamo dunque pensare solo a un caso storico quando prendiamo coscienza che Gesù non è morto, che so, pugnalato, avvelenato, impiccato o in qualsiasi altro modo ma proprio su una croce? O, piuttosto, non siamo forse chiamati a renderci conto di quanto il mistero che si cela dietro quegli eventi sia ricco di vita, brulicante di significati, gravido di conseguenze? Quando Gesù si offre per tutti gli uomini, viene innalzato proprio su una croce in quel momento strumento di morte ma da sempre, presso tutte le culture, simbolo guida nella faticosa ricerca del mistero della vita.
Il cristianesimo raccoglierà e svilupperà questa eredità. I Padri parleranno della croce come del “polo del mondo”, simbolo non solo della salvezza portata da Gesù ma anche della via che il Vangelo traccia per l’uomo: elevato verso Dio, in stretto contatto con lui, per nutrirsi di quell’amore da distribuire a piene mani in tutte le direzioni. In Gesù Cristo, dunque, la croce si illumina di una luce più piena e diventa un vero e proprio faro per l’umanità che naviga faticosamente sul mare della vita.
Ma c’è un caso particolare in cui l’antica tradizione precristiana della croce e dei simboli ad essa connessi sembra fondersi in modo singolare con gli eventi e con la fede cristiana. Si tratta del quadrato magico di Pompei. Sono cinque le parole che lo compongono: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS. Si possono leggere in tutte le direzioni e sempre tali rimangono. Un quadrato, dunque, ben definito ma nel contempo carico di grande dinamismo al suo interno. Ma, singolarità rilevante, queste parole convergono attorno alla parola TENET che l’attraversa a forma di croce. Il centro è una N, lettera composta da due elementi simili ma contrapposti, l’uno rivolto al cielo, l’altro alla terra; gli estremi sono quattro T che in greco, guarda caso, sono il simbolo della croce.
Vi è incertezza sul significato delle cinque parole. Qualcuno traduce: “Il seminatore Arepo tiene con cura le ruote”. È un’allusione all’uomo che, strettamente unito alla croce di Cristo, sotto la guida dello Spirito che soffia in ogni direzione (come quelle parole sembrano indicare), cerca di realizzare il disegno divino sull’intero universo? Chissà. Per certo sappiamo che, almeno a Pompei, dove tutto si fissò sotto l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., fu un simbolo adottato dai primi cristiani. Costoro certamente conoscevano bene la simbologia pagana, che probabilmente utilizzarono per esprimere in modo sintetico e celato la nuova fede. Nel 1925 ci si accorse, infatti, che quelle lettere misteriose nascondevano un segreto ancor più profondo di quelli visti fino ad ora: potevano essere disposte a formare una seconda croce costituita da due PATER NOSTER anch’essi centrati sulla N. Avanzavano due A e due O: l’Alfa e l’Omega greci indicanti Cristo.
RICORDA
“Egli è venuto in forma visibile per coloro che gli appartengono, è diventato carne ed è stato appeso alla croce per riassumere in sé l’universo”.
(S. Ireneo).
BIBLIOGRAFIA
R. GUENON, Il simbolismo dellacroce, Rusconi, Milano 1973.
R. CAMMILLERI, Il quadrato magico, Rizzoli, Milano 2004.
IL TIMONE – N. 35 – ANNO VI – Luglio/Agosto 2004 – pag. 56 – 57