Approvata dal Parlamento italiano la legge sulla fecondazione artificiale. Alcuni elementi positivi non devono far dimenticare che permangono molti aspetti negativi. Li ricordiamo noi.
Premessa
1. Con questa legge viene riconosciuta piena cittadinanza giuridica alla fecondazione artificiale omologa, attuata secondo alcune indicazioni vincolanti. Una legge simile non può essere definita “cattolica”, poiché contraddice radicalmente l’insegnamento del Magistero, che vieta ogni forma di riproduzione in vitro, e più in generale ogni tecnica che sostituisce l’atto coniugale.
2. Sul piano culturale, questo fatto deve essere continuamente annunciato, per evitare che nell’opinione pubblica si affermi l’idea – falsa – che la Fivet omologa sia la “Fivet cattolica”.
3. Talora, proprio nel mondo cattolico si sono levate voci erronee miranti a fornire una legittimazione giuridica e morale alla fecondazione artificiale in vitro. Si tratta di situazioni imbarazzanti che alimentano la confusione e che devono essere denunciate. Scandalosa è la situazione del San Raffaele di Milano che – pur essendo ospedale di ispirazione cristiana – pratica la Fivet omologa e sostiene – per voce del suo Comitato etico – di agire in maniera conforme al Magistero cattolico.
4. Molti cattolici, insieme a non pochi laici, hanno sostenuto questa legge con l’intenzione di evitare una normativa ancor più permissiva. Ciò non toglie che la nuova normativa rimanga una legge intrinsecamente ingiusta. Cioè una legge che tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a denunciare come ingiusta, e che hanno il dovere di sostituire – lavorando affinché si concretizzino i presupposti culturali e politici – con una normativa pienamente coerente con la legge naturale.
5. Questa legge opera per la prima volta nell’ordinamento italiano un riconoscimento giuridico delle cosiddette “coppie di fatto”, che vengono parificate ai coniugi sposati ai fini dell’accesso alle tecniche di fecondazione artificiale.
6. Commette un grave errore chi afferma che questa legge è stata votata “per preferire un male minore”. Infatti, non è mai lecito scegliere di compiere il male, fosse pure per evitarne uno più grande. Il male morale può essere tollerato, subìto, ma mai intenzionalmente scelto.
7. Il numero 73 della Evangelium vitae ammette che un parlamentare cattolico possa dare il proprio voto a una legge ingiusta, al solo scopo di migliorare una situazione normativa peggiore già esistente, a patto che siano rispettate alcune condizioni indispensabili: a) che sia impossibile scongiurare o abrogare completamente una legge più permissiva; b) che il parlamentare abbia fatto conoscere a tutti la sua contrarietà alla legge che sta per votare, al fine di evitare la confusione e lo scandalo; c) che la legge sostenuta limiti i danni e gli effetti negativi sul piano della cultura; d) che il voto del parlamentare cattolico sia determinante.
8. Questa legge non contrasta soltanto con la dottrina cattolica nel campo della morale sessuale; essa contraddice in maniera grave la legge naturale, poiché ammette una pratica – la Fivet omologa – che comporta sistematicamente l’eliminazione di numerosi embrioni umani.
Per questa ragione, va scongiurato l’equivoco che considera la Fivet moralmente inaccettabile, ma giuridicamente lecita. Così come l’aborto procurato o l’eutanasia, anche la fecondazione artificiale rimane, in quanto occisiva, un atto intrinsecamente antigiuridico per uno Stato laico, nonostante sia reso formalmente lecito da una legge.
9. Questa legge nomina – ed è la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano – l’embrione umano come soggetto titolare di qualche diritto. Si tratta di un fatto positivo. Tuttavia, non bisogna tacere che proprio l’ammissibilità della Fivet – pur con le lodevoli limitazioni introdotte – contraddice l’affermazione del principio enunciato, poiché non è possibile fare fecondazione artificiale senza sacrificare embrioni umani. Non c’è un modo pienamente umano e giuridicamente giusto di produrre esseri umani in provetta.
10. Quand’anche la Fivet venisse attuata solo all’interno della coppia, con tutte le cautele, producendo un numero limitato di embrioni e impiantandoli tutti nel corpo della donna, essa rimarrebbe un atto gravemente contrario alla morale e al diritto. Essa infatti riduce l’uomo-embrione a oggetto da usare come mezzo per ottenere una gravidanza; incoraggia la selezione eugenetica dei concepiti per l’eliminazione dei difettosi; crea le premesse per l’uccisione dei gemelli con l’aborto selettivo nel caso di gravidanze plurime. Inoltre, non è oggettivamente possibile garantire una effettiva tutela giuridica a un embrione umano che si trovi fuori dal corpo della madre.
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