Ora, la decisione della Corte Suprema è stata ottenuta grazie a una maggioranza raggiunta attraverso la compattezza di voto espressa dai giudici cattolici, al di là delle obbedienze di parte e di partito. Un voto confessionale, si dirà: un voto che così viola la laicità dello Stato, e questo proprio nel sancta sanctorum dell’organismo che deve vegliare sulla Costituzione. Niente affatto.
Gli è infatti che in questo momento i cattolici sono il sale della terra statunitense, persino qualcuno fra i liberal. E questo è chiaro persino ai protestanti, che qui fanno a gara per mostrarsi amici dei cattolici e lavorare con loro su temi chiave, e persino alla Casa Bianca.
I cinque giudici (presidente compreso) che hanno sancito la messa al bando dell’aborto a nascita parziale sono infatti sì cattolici, ma la questione vera è che oggi solo gente così difende la dignità della persona umana intera per tutti, e questo fondandosi su un chiaro concetto di natura e su una precisa difesa del diritto naturale. Cose, queste, che di per sé non sono cristiane, o che lo sono solo nella misura in cui il cristianesimo, specialmente quello cattolico, difende l’unico vero umanesimo possibile e integrale. Tanto che persino alcuni liberal finiscono per difendere la persona umana intera proprio in quanto cattolici, cioè in quanto comunque eredi di una cultura autenticamente umanistica.
La pensa così anche il deputato Repubblicano del New Jersey Christopher Smith, uno dei più noti e antichi campioni della cultura pro-life del Congresso statunitense, presidente del Pro-Life Caucus, una meritoria istituzione bipartisan. Sull’importante decisione della Corte Suprema gli ho chiesto qualche battuta. «Finalmente», risponde Smith, «l’Alta Corte ha trovato la voce e ha usato la propria autorità per difendere i bambini e le loro vulnerabili madri dalla violenza dell’aborto». Nulla vi è, per il deputato repubblicano, «di compassionevole in un gesto così crudele qual è l’aborto a nascita parziale». In sintesi e con chiarezza, insomma, per Smith «l’aborto è una violazione dei diritti umani della persona. Si dovrebbe quindi protestare contro di esso nelle sedi internazionali, in quelle sedi cioè dove è lecito e consueto rivendicare il rispetto della persona umana, e dove quindi si usa alzare la voce in difesa dei diritti minacciati e violati».