L’amore per la storia
Perché innanzitutto dedicarsi alla storia?
Perché essa è fondamentale per la libertà dell’uomo. Se uno non sa da dove viene, non sa dov’è, e nemmeno dove può andare.
La memoria è un grande strumento di libertà e una grande risorsa per la conoscenza dell’uomo. Diversamente da quello che molti superficialmente pensano, oggi c’è più che mai bisogno della storia. Con la globalizzazione diventano più facili, e quindi maggiori, i contatti e più ampie le possibilità di arricchimento che da questi contatti possiamo ricavare; ma più gravi diventano anche le conseguenze che potranno avere sul nostro futuro le eventuali incomprensioni riguardo alla vita, alla storia e alla cultura degli altri popoli, incomprensioni indubbiamente favorite dalla mancanza di adeguate conoscenze storiche. Nonostante l’enfatizzazione che oggi si fa dei nuovi strumenti informatici, il libro di testo cartaceo rimane ancora lo strumento base sia per il docente che per l’alunno, il quale continua a trovare molto comodo studiare su un libro, che consente una lettura analitica più attenta, una maggiore concentrazione, una più facile e agevole concettualizzazione e memorizzazione. Questo non toglie beninteso che i nuovi strumenti informatici siano molto utili, ma vanno usati in modo complementare e non alternativo al libro di testo. Credere il contrario è un grosso equivoco che apre la via a ulteriori fallimenti in una scuola che, come quella italiana, di fallimenti ne fa già registrare anche troppi. Viceversa negli ultimi decenni – nel caso ad esempio dell’insegnamento della storia nella scuola secondaria di primo grado, ambito che noi conosciamo più da vicino – molti manuali su carta sono divenuti sempre più simili a delle pagine web.
Non è tutto oro…
I libri di testo più diffusi hanno spesso vesti grafiche brillanti, vivaci e colorate e fanno abbondante uso di immagini, ma alla buona qualità grafica dell’opera corrispondono gravi carenze sul piano del contenuto: il tessuto narrativo viene continuamente interrotto da box e riquadri, che vorrebbero essere di approfondimento ma che in realtà sono solo infarinature; vi sono molti rimandi e collegamenti (come i link nelle pagine web) che allontanano il lettore dal percorso principale per avviarlo su percorsi laterali dispersivi e distraenti.
Continui sono anche i rimandi a siti web o a Cd che dovrebbero essere di sostegno al lavoro dello studente, ma che poi spesso non vengono in realtà utilizzati.
Ne deriva una certa confusione che poi pregiudica non solo lo studio e la concentrazione del lettore, ma anche una corretta acquisizione del senso e del significato della storia. Agli occhi dei ragazzi che usano questi testi, la storia diventa così un insieme piuttosto caotico di fatti, poi interpretabile solo nella misura in cui si riesce a inscatolarli in schemi interpretativi ideologici. Da tutto questo deriva inevitabilmente una scarsa cura della narrazione discorsiva del fluire della storia. In questi libri di testo, insomma, troppo spesso non è evidente quel “filo rosso” che consente all’alunno di seguire i fatti, di apprenderli e di memorizzarli con il giusto ordine, la necessaria concatenazione e il conseguente sviluppo.
In molti casi si fa poi un grande uso di documenti originali: delle fonti su cui l’alunno dovrebbe lavorare, quasi fosse un piccolo storico, per ricavarne criticamente chissà quali interpretazioni.
Si tratta di una visione irrealistica. L’alunno a questa età non ha bisogno di fare lo storico. Ha bisogno di imparare ad amare il passato, di capire che esso è importante per la sua vita, che è stato costruito da uomini come noi, con la loro intelligenza e la loro libertà, che i fatti che si susseguono non sono un ammasso caotico ma hanno una loro intrinseca concatenazione logica e quindi una ragionevolezza. È importante che nell’impostare l’insegnamento della storia la ragione intesa come capacità di cogliere i nessi tra le varie parti del reale non ceda il passo a una ragione ideologica intesa come strumento per ingabbiare i fatti dentro schemi aprioristici e ideologici. Se si riporta l’insegnamento della storia alla sua dimensione narrativa, questa possibilità di uso corretto della ragione viene salvaguardata.
Il ruolo della Chiesa
Buona parte dei manuali di storia oggi sul mercato si ispirano ancora all’idea progressista- hegeliana secondo la quale il cammino umano è un’inarrestabile marcia rettilinea verso un meglio che in ogni momento supera tutto ciò che è passato. In tale orizzonte, da una parte l’attualità è sempre positiva, e dall’altra non c’è spazio alcuno per affermazioni che abbiano la pretesa di valere sempre e comunque. La Chiesa tende pertanto a venire rappresentata come avversaria del progresso dell’umanità, sempre in retroguardia a difendere valori e posizioni di volta in volta superati dal presente.
Sono molti e molto diffusi i manuali scolastici in cui essa è relegata in ruoli di secondo piano, è trattata solo quando si parla del Medioevo (e in modi spesso discutibili) e poi progressivamente scompare dalla trattazione (ci sono testi che riguardo al Novecento ignorano completamente la presenza della Chiesa o ne parlano solo in quei momenti, come il Concilio Vaticano II, in cui a detta della vulgata progressista essa si mette al passo con i tempi moderni). In molti manuali anche scritti da cattolici si respira una sorta di complesso di inferiorità rispetto al mondo moderno e ai suoi valori, per cui la Chiesa arriva sempre tardi a riconoscere i valori che il mondo acquisisce ben prima di lei. In molti testi, ripetiamo anche di impostazione cattolica, non si vede l’ora di parlare dei mea culpa della Chiesa per le sue “malefatte” del passato.
Spesso il giudizio storico sull’operato della Chiesa non è contestualizzato e storicizzato come invece si dovrebbe fare in ambito storico (un esempio è quello dell’inquisizione nella quale la Chiesa viene giudicata con i parametri che si userebbero oggi in campo penale, senza tener conto del contesto sociale dei tempi in cui questo fenomeno si diffuse: se si storicizza l’inquisizione e la si studia nel contesto del suo tempo, si scopre che il sistema giudiziario che allora la Chiesa mise in campo era, per quei tempi, molto più all’avanguardia in fatto di tutela dei diritti dell’accusato rispetto a tutte le forme di giustizia penale coeva in ambito civile). Il semplice battersi per ristabilire la verità storica di certi fenomeni e difendere la Chiesa dalle false accuse, pur se doveroso, tuttavia non basta: bisogna innanzitutto ricostruire una storia che abbia al centro l’uomo, con le sue speranze, le sue attese, la sua creatività, la sua cultura, i suoi errori e le sue scoperte, le crudeltà ed i grandi slanci di bene. Se si fa questo, senza alcun pregiudizio, emergerà evidente a tutti come la fede cristiana, e di conseguenza la Chiesa, pur con tutti i suoi limiti umani, è stata (come anche oggi è) un grande fattore di crescita e di progresso della civiltà dell’uomo.
(Ha collaborato Alessandro Grittini) â–
Narrare la storia
Robi Ronza e Alessandro Grittini sono fra gli autori del manuale per le scuole medie che ha per titolo Narrare la storia. Pubblicato lo scorso anno dall’editore Itaca, è già in uso in molte scuole di diverse regioni d’Italia, e nella Svizzera Italiana. Narrare la storia esce nella collana di manuali per la scuola secondaria di primo grado “I libri de la Cetra” (per informazioni: www.lacetra.it). La collana è iniziata con la pubblicazione di Nel suono il senso.
Grammatica ad uso scolastico e si è ampliata con Orizzonti, raccolta di racconti in tre volumi con percorsi di rilettura, e l’edizione commentata dell’Iliade e dell’Odissea nelle classiche traduzioni di Vincenzo Monti e di Ettore Romagnoli.
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