La bioetica solleva problemi, crea contrapposizioni, ma i cristiani si appellano alla ragione. Un saggio di P. Ramòn Lucas Lucas, LC, da conoscere e studiare per rispondere alle sfide del terzo millennio.
La bioetica è entrata nella politica, nel linguaggio dei mass-media, addirittura nei discorsi della gente comune. Così osserva Ramón Lucas Lucas nel volume Antropologia e problemi bioetici (San Paolo, Cinisello Balsamo [Milano] 2001), uno studio indubbiamente specialistico, ma che – grazie alla lucidità, alla chiarezza e alla freschezza con cui l’autore si esprime – offre anche al “non addetto ai lavori” preziosi spunti di riflessione, d’indagine e di approfondimento su temi e tematiche che oggigiorno nessuno può più permettersi il lusso d’ignorare. È infatti sul fronte dell’intima natura e struttura dell’essere umano che si sta giocando uno degli scontri più decisivi fra gli amici e i nemici dell’uomo, vilipeso, violentato e strumentalizzato fin nel più recondito aspetto della sua intimità, dalla culla (se ci arriva…) alla morte (innaturale). Il viaggio che Lucas intraprende fra i vari aspetti della disciplina bioetica privilegia, dunque, la descrizione antropologica dell’essere umano: chi è, qual è il suo destino, quale legge lo norma, quale ordine delle cose lo presiede.
Vita e morte, sessualità e fecondazione artificiale, aborto e clonazione, decesso cerebrale e trapianto degli organi, umanità dell’embrione sin dal concepimento ed eutanasia: quanti abusi in nome della “scienza” e della “libertà di ricerca”. Non è certo una questione di fede, ma su queste tematiche di fatto la fede pronuncia parole ferme, inequivocabili, definitive. Per questo il cristiano ha il dovere di approfondire la conoscenza anche di settori del reale che, come questo, a prima vista parrebbero così esotici. E sempre per questo il cristiano ha il dovere, su questi argomenti, di cercare e di ricercare un comune terreno d’incontro anche con chi il dono della fede (ancora) non l’ha. Impresa relativamente “facile”.
L’attacco forsennato che, quantunque sovente celato dietro retoriche accattivanti e imbellettato di umanitaristiche maniere, viene continuamente e costantemente sferrato contro l’uomo è infatti tanto smaccato e virulento da destare, come un ceffone, anche numerosi “laici”. Quasi per ironia della sorte (se mai esistesse una “sorte ironica”), proprio l’accelerazione relativistica con cui oggi tutto viene sistematicamente e distruttivamente messo in discussione non manca di scuotere le coscienze e di risvegliare negli uomini comuni fecondi anticorpi di reazione. Forse il nuovo totalitarismo si chiama manipolazione genetica, sperimentazione biologica, soppressione della vita nascente, “dolce morte”. Forse l’itinerario filosofico iniziato da Cartesio con la messa in dubbio persino dell’esistenza dell’io trionfa attraverso la negazione di un’antropologia umana certa, che consente “legali” orrori postmoderni quali l’aborto e i mille altri accanimenti contro la vita umana creata da Dio a propria immagine e somiglianzà. Per questo un volume come quello di Lucas non può (non deve) rimanere confinato a una ristretta cerchia di cultori.
IL TIMONE N. 12 – ANNO III – Marzo/Aprile 2001 – pag. 9